Pensione con Quota 41 nel 2025, l’annuncio del governo (ma adesso inizia la sfida più difficile)

Simone Micocci

03/05/2024

Quota 41 nella prossima legge di Bilancio, rilancio di Durigon sulla prossima riforma delle pensioni. Ma rischia di essere un bluff: troppo complicato trovare le risorse.

Pensione con Quota 41 nel 2025, l’annuncio del governo (ma adesso inizia la sfida più difficile)

Non se ne parlava da un po’, complici le difficoltà emerse nel recuperare risorse per la prossima legge di Bilancio, ma Quota 41 continua a essere nei programmi del governo.

La voce fuori dal coro è quella di Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro nonché uno degli esponenti di spicco della Lega, il quale da anni si batte su una riforma delle pensioni che porti all’estensione di Quota 41 - misura che consente di accedere alla pensione con soli 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica - per tutti i lavoratori.

In un contesto in cui sembra essere complicato persino trovare le risorse per un bonus da 100 euro lordi spettante a poco più di 1 milione di famiglie, per Durigon non è impensabile riflettere su una riforma delle pensioni che nella peggiore delle ipotesi potrebbe costare fino a 4 miliardi di euro nell’immediato, contribuendo a innalzare la spesa pensionistica italiana già destinata a crescere notevolmente nei prossimi anni.

Quota 41 nel 2025, l’annuncio di Durigon

A interrompere il silenzio sceso sulla prossima riforma delle pensioni è quindi Claudio Durigon, colui che già nella scorsa legislatura depositò un disegno di legge volto a estendere a ogni lavoratore la possibilità di accedere a Quota 41.

Oggi, infatti, questa misura di flessibilità è rivolta ad alcuni lavoratori precoci, ossia a chi all’età di 19 anni aveva già maturato 12 mesi di contributi. Ma non basta, per Quota 41 bisogna appartenere anche a una delle categorie di persone più vulnerabili - dai disoccupati agli invalidi, come pure caregiver e lavoratori gravosi - e avere almeno un contributo settimanale versato nel retributivo (quindi prima di gennaio 1996).

Chi è in questa condizione può accedere alla pensione anticipata con soli 41 anni di contributi (anziché 42 anni e 10 mesi richiesti per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne).

A tal proposito, da tempo la Lega ha individuato in Quota 41 lo strumento di flessibilità del futuro, facendosi portavoce degli interessi di tutti quei lavoratori che ritengono che 41 anni di lavoro siano più che sufficienti per andare in pensione.

Tuttavia, le difficoltà riscontrate in questi ultimi due anni hanno permesso di introdurre una misura simile a Quota 41 ma con una differenza notevole: la previsione di un’età minima. Ecco quindi Quota 103, per la quale bastano sì 41 anni di contributi per smettere di lavorare, ma solo per chi ha compiuto almeno 62 anni di età.

L’obiettivo della Lega sulle pensioni è quello di lavorare a una soluzione su Quota 41 per tutti che dia una risposta ai lavoratori” ha dichiarato Durigon in un’intervista rilasciata ad Affaritaliani.it, promettendo che si farà il possibile per inserire la misura nella legge di Bilancio 2025. In queste settimane, quindi, il governo sarebbe al lavoro per “studiare le fasi per far entrare la proposta nella prossima manovra”: d’altronde, il Sottosegretario ritiene che dal momento che il sistema contributivo è “predominante” sul sistema retributivo, Quota 41 sarebbe anche “sostenibile a livello finanziario”.

Le difficoltà iniziano adesso

Come detto sopra, le difficoltà riscontrate nei lavori sulle ultime due leggi di Bilancio hanno portato il governo a virare su Quota 103, introducendo un requisito anagrafico così da limitarne la platea e risparmiare risorse.

A tal proposito, viene difficile individuare un modo in cui Quota 41 possa essere nella prossima legge di Bilancio dal momento che le risorse a disposizione dovrebbero essere persino più limitate rispetto alle precedenti visti i vincoli imposti dal Patto di stabilità Ue.

Senza dimenticare che tra il 2023 e il 2024 Quota 103 è stata peggiorata fissando una penalizzazione in uscita, prevedendo un ricalcolo contributivo dell’assegno. Dimostrazione che per quanto il contributivo stia diventando “predominante” con il passare degli anni, misure come Quota 103, men che meno Quota 41 per tutti, non sono ancora sostenibili per noi.

Per il governo, quindi, sta per iniziare la sfida più complicata: far seguire alla promessa (l’ennesima), i fatti. Non sarà affatto semplice, anche perché va convinto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che già in passato ha spiegato che alle condizioni attuali, sfavorite anche da un basso tasso di natalità, “non esistono riforme delle pensioni sostenibili per il nostro Paese”.

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