Temu citato in giudizio, “Utilizzati mezzi manipolativi”

Ilena D’Errico

17/05/2024

Temu è stato citato in giudizio, con l’accusa di utilizzare mezzi manipolativi ai danni dei consumatori. Ecco perché e come ha risposto la piattaforma.

Temu citato in giudizio, “Utilizzati mezzi manipolativi”

Qui la replica di Temu inviata alla redazione di Money.it - L’applicazione di shopping online Temu è di nuovo nell’occhio del ciclone. Si è già tanto parlato delle accuse rivolte alla piattaforma cinese, per esempio sulla presunta poca sicurezza dei prodotti, sul trattamento illecito e non trasparente dei dati personali, ma anche sull’ipotetico sfruttamento dei lavoratori e la disattenzione rispetto alle tematiche ambientali. Non è finita qua, un nuovo pesante rimprovero colpisce l’applicazione, accusata di utilizzare mezzi manipolativi per portare i consumatori ad acquistare i prodotti.

L’organizzazione BEUC - rappresentante delle organizzazioni dei consumatori nell’Unione europea - ha infatti citato in giudizio Temu, denunciando la violazione del Digital Service Act (Dsa). Quest’ultimo è attivo per l’appunto nel territorio comunitario, ma i grattacapi per la piattaforma si stanno diffondendo a macchia d’olio nel resto del mondo. La Norvegia, per esempio, intende inglobare nel proprio ordinamento delle previsioni analoghe al Dsa e il Consiglio dei consumatori ha in ogni caso mostrato di appoggiare le preoccupazioni.

Temu citato in giudizio, avrebbe utilizzato mezzi manipolativi

La BEUC ha mosso a Temu un’accusa molto pesante, quella di manipolare i consumatori per orientare le loro scelte, spingendo ad acquistare più prodotti del previsto o addirittura per i quali non c’era questa intenzione. Non è forse l’obiettivo di qualsiasi campagna pubblicitaria? Non esattamente. Nell’Unione europea, infatti, la pubblicità è regolamentata in modo severo affinché avvenga in modo trasparente e senza violare i diritti dei consumatori.

Per questo motivo, ad esempio, gli spot pubblicitari devono essere preventivamente segnalati e non devono contenere informazioni fuorvianti, nel limite del buon senso comune. Un venditore può dire che il suo prodotto è il migliore, usare espressioni come “ti farà volare” e similari senza problemi, perché ci si aspetta che ogni soggetto con una capacità di giudizio capisca che si tratti di una voluta esagerazione. Trarre in inganno gli acquirenti o potenziali tali, invece, è molto diverso.

Ciò non vale soltanto per quanto riguarda la pubblicità in senso stretto, ma anche per gli altri metodi, tra cui i prodotti consigliati dagli algoritmi. Non che personalizzare le proposte a seconda dell’uso dell’utente sia sbagliato, infatti la maggior parte delle piattaforme di acquisti online lo fa, ma è necessario che la modalità di raccolta dei dati siano esplicite e verificabili. Secondo l’accusa della BEUC Temu non rispetta questo requisito, non dichiarando come e perché avviene la selezione dei prodotti consigliati agli utenti.

Oltre a questo, Temu è accusata di far uso di piani manipolativi nel design dell’applicazione e nella relativa comunicazione per acquistare di più di quanto progettato. Non si conoscono con esattezza gli elementi contestati alla piattaforma, ma è probabile che riguardino le offerte a tempo e i relativi banner, gli sconti, i coupon e quant’altro possa indurre i consumatori a completare gli acquisti in modo veloce e aggiungendo prodotti.

Ovviamente i venditori possono far uso di strategie promozionali ma, ancora una volta, è essenziale che il cliente non sia ingannato e che possa accedere a tutte le informazioni del prodotto in offerta comprese le variazioni di prezzo, eventualmente il numero di pezzi disponibili, le misure e così via. Oltretutto, pare che Temu faccia uso di una strategia poco trasparente anche per il completamento degli acquisti, che invece viene rallentato per indurre gli acquirenti ad aggiungere altri prodotti.

Come se la situazione non fosse abbastanza complicata, l’organizzazione svedese per i consumatori, Sveriges konsumenter, teme anche l’utilizzo dell’applicazione da parte dei più piccoli, non essendoci limiti di età per la creazione di un’account. Un rischio che potrebbe essere alimentato dal successo del profilo di Temu su Tiktok, utilizzato da un gran numero di minorenni. Infine, l’app è accusata anche di non controllare o comunque non essere trasparente riguardo ai venditori che vi operano, senza garantire ai clienti una qualche forma di sicurezza preventiva.

Temu, d’altro canto, si è impegnata a collaborare con le organizzazioni per rendere ai consumatori un servizio sicuro e rispettoso delle leggi nazionali. Non resta quindi che attendere i dovuti controlli e le eventuali modifiche apportate dall’applicazione.

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