Come gli investimenti sostenibili possono contrastare le disuguaglianze

Pierandrea Ferrari

25/05/2021

Con la ripresa economica alle porte, il tema della riduzione delle disuguaglianze e lo strumento degli investimenti sostenibili ritrovano centralità. I dati di oggi e le sfide di domani: di questo e di altro si è parlato in occasione dell’ultimo webinar organizzato dal Forum per la finanza sostenibile.

Come gli investimenti sostenibili possono contrastare le disuguaglianze

In uno scenario che vede le principali economie pronte a risorgere dalle ceneri pandemiche, grazie al cambio di passo della campagna vaccinale e ai maxi-stimoli pompati dalla prima ondata, la questione delle disuguaglianze – qui declinate soprattutto come discriminazioni, precarietà del lavoro e impoverimento dei ceti medi – e il potenziale contributo che gli investimenti sostenibili potrebbero offrire alla causa tornano di straordinaria attualità.

Il tema è stato affrontato oggi in occasione del webinar “Finanziare una crescita inclusiva. Come investire nel contrasto alle disuguaglianze?” organizzato dal Forum per la finanza sostenibile in collaborazione con Acri. I dettagli.

Come gli investimenti sostenibili possono contrastare le disuguaglianze

Il capitolo spinoso delle disuguaglianze, prima ancora della crisi pandemica che ha finito persino per esacerbarne gli effetti, era stato già incluso dalle Nazioni Unite tra i diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile da conseguire entro il 2030. In questo quadro, tra i ventisette dell’UE, spicca il dato debole dell’Italia, al quintultimo posto in base ai parametri di riferimento.

Ma quella delle disuguaglianze è una falla che si allarga ad ogni latitudine, e che rileva la necessità di coinvolgere anche gli strumenti finanziari per colmare il gap accumulato rispetto agli ambiziosi target al 2030. Strumenti che dovrebbero spogliarsi, secondo il segretario generale del Forum per la finanza sostenibile Francesco Bicciato, della atavica neutralità che li contraddistingue, per abbracciare un percorso proattivo e utile alla causa.

Ma detto che gli investimenti sostenibili costituiscono un arsenale imprescindibile per ridurre i divari economici e sociali comuni alle principali economie, e consapevoli della complessità del tema, quali sono le direttrici lungo le quali una finanza responsabile e dal rinnovato ruolo sociale, che non si cura solo dei rendimenti finanziari, dovrebbe muoversi?

Secondo Gino Gandolfi, presidente della Commissione Gestione del patrimonio di Acri, intervenuto durante il webinar, le strade sono due: la prima è quella di favorire gli investimenti in grado di gonfiare i volumi occupazionali, vista la centralità del tema del lavoro nel quadro delle disuguaglianze, mentre la seconda – più in generale – è di dirottare i capitali verso quei segmenti del mercato che premiano i valori etici (e cioè in linea con i criteri ESG), dal campo dell’istruzione a quello del credito.

È interessante, tra l’altro, sottolineare come le disugualianze si stiano riducendo (seppure non ancora abbastanza) tra i paesi del nord e del sud del mondo, mentre al contrario si registra un’accelerata all’interno delle economie più avanzate, senza contare le incertezze economiche e sociali che, come precedentemente accennato, si sono acuite durante la pandemia.

Unicef e i diritti dei minori

La necessità di ridurre le disuguaglianze si lega anche agli sforzi tesi a salvaguardare i diritti degli under 18, segmento che rappresenta un terzo della popolazione mondiale, circa 2,3 miliardi persone. Un approccio di sostenibilità, secondo la Children’s Rights & Innovative Finance Specialist di Unicef Italia Chiara Zanetti, rischia di rimanere infatti incompleto se non vengono incorporate delle considerazioni sui bambini e i ragazzi.

Non solo una questione di lavoro minorile, però: l’impatto del business tradizionale sulle fasce più giovani della popolazione si rileva anche dalle condizioni di lavoro dei genitori o dei caregiver, dal marketing diretto che può influenzare lo sviluppo e le opinioni, o anche dalle piattaforme digitali in costante espansione.

Per questo Unicef continua a rafforzare le sue collaborazioni con le aziende, intese non più come potenziali donatori ma piuttosto come parte integrante della soluzione ai problemi che affliggono i più giovani in tutto il mondo. Da Microsoft, ad esempio, sono arrivati non solo finanziamenti, ma anche competenze specifiche per mappare la connettività web delle scuole, definire piattaforme di educazione digitale o policy per la sicurezza online.

Ma quello di Unicef è un approccio organico che include anche la finanza, un player strategico per capacità economica e potere d’influenza sulle aziende. Tra le collaborazioni figurano Ubi Banca, Raiffeisen Capital Management e Mediobanca, con i quali è stata sviluppata una strategia su prodotti esistenti che integrano i criteri ESG insieme a periodiche devoluzioni in favore di bambini e ragazzi in aree specifiche, dal Libano al Bangladesh.

Due, di massima, gli obiettivi di Unicef: da una parte informare e sensibilizzare gli investitori sull’importanza di integrare i diritti degli under 18 nelle valutazioni ESG e nelle performance delle aziende, dall’altra sollecitare la definizione di prodotti finanziari che includano la lente specifica dei minori.

Iscriviti a Money.it