Davide Zanoni, Presidente di ènostra ci racconta la sfida dell’energia pulita in Italia

Chiara Ridolfi

08/04/2019

Abbiamo intervistato il Presidente di ènostra, cooperativa che fornisce energia elettrica pulita ai propri soci, e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più su questo settore.

Davide Zanoni, Presidente di ènostra ci racconta la sfida dell’energia pulita in Italia

La cooperativa ènostra opera da anni in Italia come fornitore di energia pulita, senza finalità di lucro e con l’obiettivo di fornire agli utenti un’alternativa ai grandi fornitori.
Davide Zanoni, Presidente di ènostra, ha risposto ad alcuni nostri quesiti, raccontandoci qualcosa in più sul settore e spiegandoci cosa si potrebbe fare per riuscire ad avvicinare le persone a questo tipo di energia pulita, ma anche quali sono le azioni che il governo potrebbe mettere in atto.

  • Com’è nata ènostra? Come ha preso forma l’idea di mettere in atto questo progetto?

Il progetto di ènostra nasce dall’esperienza del progetto EURESCoop20-20-20, finanziato da fondi europei, che ho coordinato. Il progetto riuniva le cooperative che, in Europa, fornivano ai propri clienti energia pulita; cooperative storiche, che operano nel settore da molto tempo e con cui abbiamo organizzato un tavolo di confronto.
Forti di quell’esperienza abbiamo quindi riunito EnergoClub, Retenergie e Avanzi per dare vita alla nostra cooperativa. La cooperativa ènostra, oltre a essere un fornitore di energia pulita, propone anche servizi energetici, come l’istallazione di pannelli fotovoltaici per la casa.

Siamo nati come fornitori di energia pulita, ma stiamo cercando di diventare produttori, investendo nella produzione e creazione di nuovi impianti, in modo da essere autonomi. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di avere delle comunità locali che possano produrre e consumare l’energia: in questo modo sarebbe possibile evitare i grandi fornitori. Immaginiamo un futuro di comunità energetiche che possano rispondere dei propri bisogni. Siamo ancora in fase di esplorazione, perché non vi è ancora una normativa su questo punto.

  • Per raggiungere questo obiettivo ho visto che avete lanciato una campagna di crowfunding per acquistare un impianto eolico collettivo. In cosa consiste il vostro progetto?

Il tema a nostro avviso è molto importante, per questo abbiamo deciso di lanciare questa raccolta, che ha dato subito buoni risultati. In dieci settimane abbiamo ricevuto 500mila euro, oggi siamo arrivati a oltre 700mila euro. L’obiettivo è quello di creare un fondo di produzione; i nostri soci comprano delle azioni che danno loro la possibilità di essere parte di un impianto collettivo, partecipato.
La quota base è di cinquecento euro e dà diritto, una volta accese le turbine, al prezzo fisso in bolletta per dieci anni. Un prezzo di produzione che rispecchierà il reale costo di produzione, senza legami con il prezzo degli idrocarburi. In questo momento siamo in attesa del decreto che ci dirà su quali tipologie di costruzione vi saranno degli incentivi. Decideremo anche in base a queste notizie come far rendere al meglio gli impianti che saranno resi possibili grazie a questi fondi.

  • Quali sono delle buone pratiche che potrebbero aiutare le persone a sganciarsi definitivamente dalle fossili?

A oggi gran parte degli incentivi che erano stati proposti no esistono più. Non possiamo dire che sia del tutto un male, se teniamo in conto anche le grandi speculazioni che si sono verificate negli anni, drogando il mercato. Ci sembra un’ottima iniziativa l’incentivo di scambio sul posto, una proposta che permette di immagazzinare l’energia prodotta, ma non consumata dal produttore.
Funziona bene su base collettiva questa proposta, perché anche se l’impianto non è sul tetto di casa tua, ma è a distanza di chilometri, è possibile avere accesso all’energia pulita. Questo tipo di incentivo è anche uno strumento funzionale al controllo degli impatti che le nostre opere hanno sull’ambiente.

  • Negli ultimi anni in Italia è cambiato qualcosa, si hanno maggiore interesse e apertura da parte dei clienti o ci sono ancora resistenze?

In generale nel nostro Paese c’è una forma di indifferenza nei confronti dell’energia che ci arriva in casa. Molte persone non sanno neanche che esiste un mercato libero che permette di fare una scelta più etica e ambientale. Noi di ènostra guardiamo con interesse all’esperienza di Som energia, una cooperativa di energia pulita spagnola, che ha avuto risultati eccezionali grazie soprattutto al passaparola, che ha portato dopo 5 anni all’esplosione del mercato. In Italia questo tipo di evento non si è ancora verificato. In Spagna sono riusciti a fare tutto questo senza passare attraverso meccanismi di propaganda o marketing sfrenato; la diffusione è avvenuta grazie alla pratica di utilizzare energia pulita per la propria casa, un fenomeno che descriverei come culturale. Negli ultimi mesi però devo dire che qualcosa sembra davvero stia cambiando e che una nuova mentalità sembra stia facendosi largo tra le persone. Forse dobbiamo ringraziare Greta Thunberg e gli studenti per questo cambio di marcia.

La scelta del produttore di elettricità ad esempio è una buona pratica, che può essere attuata da tutti e che permette di avere maggiore attenzione all’ambiente, rimanendo comunque in una spesa molto contenuta. Certo, l’Italia ha delle dinamiche lente e sembra rimanere sempre in posizioni di retroguardia. A questo bisogna aggiungere che anche le aspettative che erano presenti fra gli operatori in tema di energia rinnovabile e pulita, sono state disilluse da un’azione di Governo che è andata, ahimé, nella direzione opposta a quella sperata.

  • Dato che hai citato i costi, parliamo un attimo di prezzi: quanto si spende in più con un approvvigionamento energetico pulito rispetto ad uno di tipo fossile?

La differenza di costo è davvero minima e per questo dicevo che si tratta di una buona pratica che può essere messa in atto da tutti. La nostra bolletta, rispetto a quel prezzo medio di energia grigia, ha una maggiorazione che oscilla intorno ai venti euro l’anno. Si deve però tenere conto che si ha una maggiorazione di questo tipo perché noi abbiamo un bacino di 5000 clienti. Se ne avessimo 5 milioni il costo sarebbe ovviamente molto meno alto. Questo per dire che noi, come operatore no profit, non abbiamo un grosso rincaro per l’utente, rincaro che invece è enorme se si pensa alle grandissime aziende che forniscono energia e che hanno milioni di clienti.

  • Per concludere ti chiedo cosa potrebbe fare in più il governo per avvicinare le persone ai fornitori di energia pulita?

C’è una bozza per il Piano Clima, ma rispetto agli obiettivi di Parigi e a ciò che si voleva ottenere siamo ancora molto lontani. Forse potrebbero focalizzarsi di più sulle rinnovabili per riuscire a raggiungere gli obiettivi prefigurati. Non si deve dimenticare, poi, che ci sono le grandi aziende che hanno, e ovviamente vogliono mantenere, il monopolio. Infine sarebbe ingiusto non considerare tanti cittadini che vogliono cambiare e che vorrebbero vedere attuata una produzione centralizzata.
Quello che chiederemo al governo è di far parte del sistema elettrico, di attuare le modifiche necessarie per evitare di pagare gli oneri di rete che magari non si utilizza.

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