Guerra Ucraina e riscaldamento globale: accordi di Parigi a rischio

Riccardo Lozzi

22 Marzo 2022 - 10:30

La guerra in Ucraina e le sanzioni dell’Occidente verso la Russia potrebbero mettere a rischio gli accordi di Parigi. L’allarme dell’Onu sulle conseguenze per il clima.

Guerra Ucraina e riscaldamento globale: accordi di Parigi a rischio

La guerra in Ucraina, oltre alle devastanti conseguenze che sta causando quotidianamente alla popolazione locale da quando è iniziata l’invasione della Russia, potrebbe avere pesanti effetti negativi di lungo periodo per l’intera economia globale.

Al rischio di catastrofe nucleare, per cui l’Unione europea sta accelerando i piani di risposta, va infatti aggiunto l’allarme lanciato dall’Onu sul riscaldamento globale. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, l’obiettivo contenuto negli accordi di Parigi di contenere l’aumento delle temperature entro l’1,5°C è in serio pericolo.

Per sopperire al gas e al petrolio provenienti dalla Russia, i Paesi occidentali ed europei, tra cui spiccano Italia e Germania, potrebbero avviare dei piani energetici basati sul consumo di combustibili fossili, come ad esempio il carbone.

Una strategia miope, come ha affermato Guterres in un suo intervento per la conferenza sulla sostenibilità organizzata a Londra dall’Economist, che potrebbe compromettere in maniera definitiva il futuro climatico dell’intero pianeta.

Guerra in Ucraina: le conseguenze sul riscaldamento globale

In seguito all’aggressione guidata da Putin in Ucraina, che ha portato alle dure sanzioni economiche da parte dell’Occidente, l’Europa si trova a dover fare i conti con la dipendenza energetica nei confronti della Russia costruita negli ultimi anni.

Per riuscire a sganciarsi da questo rapporto di subordinazione entro il 2030, l’Ue ha recentemente annunciato il piano RePower Eu, per sviluppare una politica comune sul settore dell’energia.

Nel programma, oltre a porre l’accento sull’importanza dell’espansione della produzione di energia derivante dalle rinnovabili, si cercano nuovi Paesi in grado di fornire gas e petrolio, come ad esempio Qatar e Arabia Saudita.

Anche gli Stati Uniti stanno discutendo la possibilità di importazioni di petrolio da Stati come Venezuela e Iran, considerati fino a poco tempo fa dei paria internazionali.

Accordi di Parigi a rischio

Tuttavia, quantomeno nel breve periodo, i Governi nazionali potrebbero essere tentati di ricorrere a soluzioni altamente inquinanti per soddisfare il fabbisogno interno di elettricità e riscaldamento dei cittadini.

Tra queste possibili politiche, si potrebbe considerare un aumento della produzione energetica derivante dal carbone come risposta immediata ai tagli delle forniture provenienti da Mosca.

Misure che rischiano seriamente di compromettere la situazione globale, facendo peggiorare un contesto già critico. L’Agenzia Internazionale per l’Energia aveva mostrato come le emissioni di CO2 nell’ultimo anno sono aumentate del 6%, raggiungendo i livelli più alti della storia.

La ripresa green post pandemica che in molti avevano promesso è rimasta quindi inattuata. In caso si confermasse questa tendenza, come ha avvertito Guterres, non solo non si riuscirebbe a contenere il riscaldamento globale sotto l’1,5° C, ma anche la soglia di 2° C sarebbe in serio pericolo, portando la Terra verso una catastrofe climatica senza ritorno.

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