Allarme febbre emorragica in Africa, perché anche l’Italia adesso è a rischio

Alessandro Cipolla

14 Luglio 2023 - 15:58

Cresce l’allarme per la febbre emorragica di Crimea-Congo, con il pericoloso virus che dall’Africa è arrivato in Europa: cos’è, i sintomi e perché l’Italia è considerata a rischio.

Allarme febbre emorragica in Africa, perché anche l’Italia adesso è a rischio

La febbre emorragica di Crimea-Congo spaventa l’Europa, con il campanello d’allarme che è scattato anche in Italia visto che il nostro Paese sarebbe nella lista di quelli a rischio per la diffusione di questo virus proveniente dall’Africa.

Come riporta il ministero della Salute, la febbre emorragica Crimea-Congo (CCHF) è una malattia “molto diffusa causata da un virus (Nairovirus) della famiglia Bunyaviridae, trasmesso da zecche del genere Hyalomma; il virus provoca gravi epidemie di febbre emorragica virale, con un tasso di mortalità dal 10 al 40%”.

Altre fonti invece parlano di un tasso di mortalità che al momento sarebbe del 5%, con il virus che solitamente è presente soprattutto in Africa e in Medio Oriente ma, complice l’aumento delle temperature, adesso ha fatto la sua comparsa anche in Europa occidentale.

Nel Regno Unito infatti le autorità hanno emesso un allarme sanitario in merito alla febbre emorragica di Crimea-Congo, anche se nel Vecchio Continente finora si sono registrati dei casi di contagio solo in Spagna.

Le zecche però, spinte dalle alte temperature, si starebbero spingendo dall’Africa sempre più verso Nord, motivo per cui è scattato l’allarme anche in Francia e in Italia per il possibile diffondersi di questa malattia mortale.

Febbre emorragica di Crimea-Congo: cos’è e sintomi

La febbre emorragica di Crimea-Congo non è di certo una nuova malattia; il virus che la causa è stato scoperto per la prima volta in Crimea nel 1944, venendo poi successivamente identificato nel 1956 in Congo: da qui il suo nome.

L’infezione avviene attraverso il morso della zecca del genere Hyalomma oppure con il contatto con sangue o tessuti infetti; di recente è stato dimostrato anche il contagio tra persone con il periodo di incubazione va da uno a nove giorni, ma in alcuni casi si è arrivati anche a sfiorare le due settimane.

I sintomi della malattia si manifestano all’improvviso con febbre alta, dolore muscolare, mal di schiena, vertigini, nausea, bruciore agli occhi e fotofobia. Gli esperti parlano anche di “sbalzi d’umore e confusione”.

Come detto la febbre emorragica di Crimea-Congo ha un tasso di mortalità importante - per il ministero della Salute la stima è del 30% -, con il decesso che si verifica “nella seconda settimana di malattia” mentre, nei pazienti che guariscono, il miglioramento “generalmente inizia il nono o il decimo giorno dopo l’esordio della malattia”.

Il virus dall’Africa in Italia?

La febbre emorragica di Crimea-Congo è una malattia endemica in tutta l’Africa, i Balcani, il Medio Oriente e l’Asia a sud del 50° parallelo settentrionale. Finora il resto dell’Europa è stato risparmiato visto il limite geografico della zecca che è il principale vettore del virus.

Perché allora adesso è scattato l’allarme anche in Italia? Il primo motivo è che la febbre emorragica di Crimea-Congo è stata inserita dall’Oms nell’elenco delle nove “malattie prioritarie”, ovvero quelle che vengono ritenute essere di maggiore minaccia per la salute pubblica.

Il secondo è che il virus è già arrivato in Spagna e, viste le alte temperature che si stanno registrando anche da noi, è stato ritenuto plausibile che presto la zecca possa fare la sua comparsa pure in Italia.

In tutto il mondo in questo 2023 finora sono stati registrati in totale 100 casi di febbre emorragica di Crimea-Congo, con i decessi che sono stati 13. La mortalità è alta perché al momento non esistono vaccini contro questo virus: per curare le persone infette generalmente vengono usati degli antivirali, ma al momento non c’è una terapia standard.

Il gran parlare di questo virus di conseguenza non è un mero esercizio di allarmismo, ma soltanto un modo per far aumentare la consapevolezza di questa malattia per cercare di riconoscere subito gli eventuali sintomi e limitare i possibili contagi.

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