Apple perde 200 miliardi in due giorni. Perché il crollo spaventa il mondo

Violetta Silvestri

08/09/2023

Azioni Apple sotto assedio dopo un nuovo annuncio minaccioso della Cina. Cosa sta succedendo al settore tech e perché il crollo del titolo è in realtà l’allarme di sfide più preoccupanti.

Apple perde 200 miliardi in due giorni. Perché il crollo spaventa il mondo

Tonfo delle azioni Apple: il titolo ha chiuso in ribasso del 2,9% giovedì e ha subito il peggior calo percentuale in due giorni da novembre, dopo la notizia che Pechino potrebbe vietare ai dipendenti di alcune agenzie governative centrali di usare gli iPhone al lavoro.

Le azioni della società con sede a Cupertino, in California, sono scese del 6,4% in un crollo totale di due giorni disastroso, che ha portato alla perdita di 200 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. Apple è il componente più importante nei principali indici azionari statunitensi, ma la scia della sua disfatta sta avendo ripercussioni sul più ampio e globale settore tech.

La mossa di Pechino e il conseguente scossone sulla Big tech rivelano, in realtà, un allarme profondo e non confinato solo a Wall Street o all’andamento delle Borse mondiali. Sta tornando con prepotenza la guerra commerciale tech tra Usa e Cina: questo è il messaggio dietro il tonfo di Apple.

Apple vs Huawei? La sfida tra i colossi lancia un allarme

Le azioni di Apple sono state vendute per la seconda sessione consecutiva giovedì tra le crescenti preoccupazioni per le attività della società in Cina. Questo evento sta aprendo una riflessione più ampia sulla massima tensione tra il dragone e gli Usa, che inevitabilmente ha ripercussioni sull’economia e la finanza.

Tutto è iniziato quando il Wall Street Journal ha riferito all’inizio di questa settimana che la Cina stava vietando ai funzionari governativi di utilizzare gli iPhone per scopi lavorativi, mentre Bloomberg News ha scritto che il divieto potrebbe estendersi anche alle agenzie sostenute dal governo e alle società statali.

La domanda per gli investitori è se la questione sarà limitata ai dipendenti statali in ambito lavorativo o se sia indicativa di sfide più ampie in Cina che potrebbero mettere a repentaglio le entrate del colosso di Cupertino.

Da sottolineare, infatti, che la cosiddetta Grande Cina, che comprende anche i territori di Hong Kong e Taiwan, è il terzo mercato più grande per Apple e rappresenta il 18% del fatturato totale di 394 miliardi di dollari. È anche il luogo in cui viene assemblata la stragrande maggioranza dei prodotti della società americana.

Non solo. La Mela morsicata sta per presentare il suo nuovo iPhone e il lancio rischia di essere offuscato da questa disputa tra le due potenze. Non c’è dubbio, infatti, che la più grande minaccia potenziale per Apple è la rinascita del nazionalismo cinese che spinge i consumatori di tutti i giorni a evitare l’iPhone e altri dispositivi con marchi stranieri.

C’è un’altra coincidenza da considerare. La scorsa settimana la cinese Huawei ha lanciato il suo nuovo smartphone Mate 60 Pro, che è alimentato da un chip avanzato realizzato dal produttore cinese di chip a contratto SMIC e segna un’apparente svolta per la coppia colpita dalle sanzioni statunitensi.

Non è mancata la risposta Usa: il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha detto che sta lavorando per ottenere maggiori informazioni “sul carattere e sulla composizione” del chip che potrebbe violare le restrizioni commerciali.

Huawei è stata inserita nell’elenco delle entità statunitensi sotto controllo nel 2019 a causa dei timori che la sua tecnologia potesse fornire al governo cinese un accesso backdoor alle comunicazioni. La mossa richiede che aziende statunitensi come Google e Qualcomm ottengano l’autorizzazione dal governo degli Stati Uniti prima di fornire Huawei.

Le sanzioni hanno ostacolato in modo significativo il business telefonico di Huawei, che era in crescita prima delle sanzioni, costringendola negli ultimi anni a scorporare alcuni dei suoi marchi di telefoni e contribuendo a un deficit di 12 miliardi di dollari nel 2020.

Tuttavia, il nuovo dispositivo mostra che Pechino sembra stia facendo i primi progressi in una spinta a livello nazionale per eludere gli sforzi degli Stati Uniti per contenere la sua ascesa, con il Mate 60 Pro di Huawei alimentato dai chip da 7 nm di Semiconductor Manufacturing International Corp., secondo un’analisi che TechInsights ha condotto per Bloomberg News.

“Se Huawei avrà la capacità di fornire e ampliare i propri Kirin 9000S (chip) di produzione propria, vedremo i telefoni della serie Mate come un’opportunità per Huawei di aumentare le sue spedizioni e riconquistare la sua quota di mercato, hanno affermato gli analisti di BofA Global Research.

Dietro il tonfo di Apple c’è la guerra (pericolosa) tra Usa e Cina

La Cina è stata un punto positivo per Apple in un periodo altrimenti difficile per le vendite di iPhone.

“La Cina è un mercato cruciale per Apple, non solo perché è un hub manifatturiero estremamente importante, ma perché il Paese è una fonte di entrate sempre più importante”, ha affermato Susannah Streeter, responsabile del settore finanziario e dei mercati di Hargreaves Lansdown.

Queste considerazioni, sommate al fatto che la Big tech Usa garantisce 5 milioni di posti di lavoro nella nazione asiatica, stanno facendo ridimensionare il pericolo del divieto cinese sugli iPhone.

L’analista di Wedbush Dan Ives ha definito le recenti preoccupazioni della Cina estremamente eccessive, stimando che il problema potrebbe avere un impatto su forse 500.000 iPhone dei circa 45 milioni che si aspetta saranno venduti nel Paese nel prossimo anno.

La questione è in realtà più complessa. Nella guerra tra Apple e Huawei c’è la rivalità sempre più accesa tra Usa e Cina. Questo sembra essere il vero tema e il vero allarme. Anche per gli investitori.

“Questo annuncio sembra aver riorientato gli investitori sul fatto che la relazione tra Stati Uniti e Cina rappresenta un grosso rischio per gli attuali prezzi delle azioni, in particolare nel settore tecnologico”, ha affermato Rick Meckler, partner di Cherry Lane Investments.

L’attrito sino-americano è peggiorato negli ultimi anni e ora si avvia a un suo apice, con Washington che cerca di limitare l’accesso della Cina alle tecnologie chiave, inclusa la tecnologia dei chip all’avanguardia, e Pechino che vuole ridurre la sua dipendenza dalla tecnologia americana.

Un nazionalismo così acceso nella tecnologia può presto trasformarsi anche in altri tipi di conflitti.

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