Azioni: gennaio 2024 inizia nel peggiore dei modi

Tommaso Scarpellini

05/01/2024

Il prezzo delle azioni ha iniziato l’anno con un trend negativo, suscitando nuove preoccupazioni riguardo all’andamento dei mercati azionari nel corso del nuovo anno.

Azioni: gennaio 2024 inizia nel peggiore dei modi

Il 2024 inizia nel peggiore dei modi, con un mercato azionario che presenta uno scenario tecnico completamente diverso rispetto a quello di fine anno scorso, nonché divergente dalle aspettative di inizio anno.

L’ottimismo incessante che ha caratterizzato le borse durante il rally natalizio sembra ora cedere il passo a tendenze pessimistiche, portando al calo delle quotazioni azionarie, all’aumento del rendimento dei Treasury, alla svalutazione delle materie prime e a un inspiegabile rafforzamento del dollaro, che registra nuovamente sessioni positive. Questo scenario tecnico appare in contrasto con le previsioni di riduzione dei tassi d’interesse e, sorprendentemente, sembra guadagnare terreno con l’inizio del nuovo anno.

Mentre crescono le preoccupazioni per un gennaio sempre più in rosso, molti si chiedono se il 2024 sarà davvero così positivo come molti avevano previsto alla fine dell’anno scorso.

Il 2024 preoccupa le borse

Il 2023 si è chiuso con un rally natalizio che ha coronato un anno memorabile per i mercati, destinato a entrare nella storia. Il 2024, invece, ha avuto un avvio caratterizzato da una significativa presa di profitto, che sta iniziando a preoccupare trader e investitori.

Questo sembra essere l’opposto di quanto accaduto all’inizio dell’anno precedente: la fine del 2022 era segnata da un diffuso scetticismo riguardo l’andamento dei mercati finanziari. Molti si aspettavano una recessione e l’idea di un abbassamento dei tassi d’interesse sembrava lontana. Invece, il 2023 è iniziato con slancio. A fine anno, nel pieno di un vivace rally natalizio, con una recessione evitata, un ’soft landing’ in sviluppo e forti aspettative per una riduzione dei tassi già dalla primavera del 2024, la situazione si era completamente ribaltata.

Contrariamente a previsioni di tassi più alti e per più tempo, Powell, nell’ultimo incontro del FOMC di dicembre, ha spianato la strada per la riduzione dei tassi. Questo ha generato un ulteriore apprezzamento, portando molti indici azionari globali a sfiorare, e in certi casi superare, i massimi storici. In generale, l’S&P 500 ha guadagnato il 24%, recuperando le perdite degli anni precedenti. Il VIX ha chiuso l’anno vicino a minimi significativi, a circa 12 punti, e l’indice FEAR & GREED di CNN ha rasentato l’estrema avidità, mentre i rendimenti dei titoli di stato, dopo aver raggiunto i massimi di oltre 20 anni, hanno iniziato una discesa.

Il 2024, invece, inizia con un mercato rosso, apparentemente senza una ragione giustificata, se non per speculazione. Infatti, molti analisti ed esperti rimangono estremamente ottimisti dal punto di vista analitico: un sondaggio condotto a dicembre da BofA Securities ha rivelato un ottimismo estremo tra i gestori, il più alto da gennaio 2022. Secondo le stime di FactSet, gli utili sono in fase di ripresa dopo un anno di stagnazione, con una prevista crescita di quasi il 12% durante l’anno, prospettandosi positiva anche per il 2025.

Dal punto di vista economico, non sono previste recessioni negli Stati Uniti e le previsioni indicano una produttività positiva per il 2024 e il 2025. Il tasso d’inflazione rimane contenuto e in linea con l’obiettivo della Fed, il 2%, mentre dal mercato del lavoro emergono segnali di leggero adattamento, non particolarmente preoccupanti ma anzi, positivi per i mercati

Ha senso aspettarsi un crollo dei mercati?

L’S&P 500 e il Nasdaq 100 hanno aperto le prime sessioni di borsa dell’anno in negativo. Questo potrebbe essere, come molti sostengono, il risultato di una generalizzata presa di profitto dopo un anno record per le borse. Allo stesso tempo, sembra emergere un ripensamento delle aspettative legate al taglio dei tassi d’interesse, forse in attesa dei dati di dicembre.

Tuttavia, in questa situazione, si diffondono opinioni pessimistiche tra gli operatori di borsa e nei media. Sorge il dubbio: e se la riduzione dei tassi anticipasse, come spesso è successo in passato, una forte contrazione economica, forse non ancora evidente dai dati, che per loro natura sono presentati con un certo ritardo?

Per evitare uno scenario del genere, il rallentamento dell’attività economica dovrebbe essere moderato, permettendo così alla Fed di raggiungere il suo obiettivo di politica monetaria. Al momento, non ci sono segnali chiari di una contrazione economica tale da causare una recessione. Invece, sono evidenti segni che indicano un’estensione eccessiva della crescita in alcuni settori del mercato. In sintesi, l’ipotesi di una presa di profitto generalizzata e temporanea potrebbe avere basi più solide.

D’altronde, il rapporto prezzo/utili (P/E) dell’S&P 500 rimane a livelli criticamente alti, il VIX è relativamente basso e l’indice FEAR & GREED è in una zona di forte avidità, con i mercati che hanno recentemente toccato o superato i massimi storici. Anche dal punto di vista tecnico, molti oscillatori, analizzati su intervalli temporali significativi come quelli settimanali, mostrano segni di eccessiva estensione tecnica. In conclusione, una combinazione di fattori che rende la presa di profitto particolarmente attraente, soprattutto per un gestore che, con l’inizio di gennaio, potrebbe considerare di riequilibrare il portafoglio in vista del nuovo anno.

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