Basf taglia la produzione di ammoniaca per il caro-gas: la recessione è già realtà

Mauro Bottarelli

28 Luglio 2022 - 16:36

Mentre gli indici di fiducia dei consumatori tedeschi ed europei crollano al minimo storico e l’inflazione in Germania torna inaspettatamente a salire, la multinazionale anticipa misure draconiane

Basf taglia la produzione di ammoniaca per il caro-gas: la recessione è già realtà

Nel giorno in cui l’America scivola ufficialmente in recessione con il -0,9% del secondo trimestre, garantendo a Jerome Powell un alibi perfetto per rallentare il ciclo rialzista prima che Wall Street si faccia male sul serio, ecco che l’Europa torna al centro della crisi. E per l’ennesima volta, è la Germania e non uno dei Paesi cosiddetti periferici l’epicentro del nuovo allarme.

Questo grafico

Andamento dell'indice di fiducia dei consumatori dell'eurozona Andamento dell’indice di fiducia dei consumatori dell’eurozona Fonte: Bloomberg/Zerohedge

mostra come l’indice della fiducia dei consumatori nell’eurozona abbia segnato un nuovo minimo storico, peggiorando addirittura il livello toccato durante il picco dei lockdown da Covid. Di più, stando alle rilevazioni di Bloomberg che hanno accompagnato il dato della Commissione Ue, in 11 dei 19 Paesi della zona euro i timori per una contrazione dell’economia stanno crescendo. Altro record in negativo, ulteriormente al ribasso rispetto al mood registrato durante la pandemia.

E se a guidare la classifica delle nazioni più pessimiste ci sono Grecia ed Estonia, ecco che questi altri due grafici

Andamento dell'indice di fiducia dei consumatori tedeschi Andamento dell’indice di fiducia dei consumatori tedeschi Fonte: Bloomberg
Andamento dell'indice dei prezzi armonizzato HICP tedesco Andamento dell’indice dei prezzi armonizzato HICP tedesco Fonte: Bloomberg/Zeroehdge

mettono in prospettiva la gravità ulteriore della situazione. Se infatti l’indice di fiducia dei consumatori tedeschi è a sua volta precipitato al minimo storico, di fatto sancendo l’ufficialità di una recessione per il secondo semestre dell’anno in corso, a fare sensazione è il balzo dell’inflazione nell’ex locomotiva europea, tornata a salire nel mese di luglio all’8.5% su base annua dall’8,2% precedente e rispetto alle previsioni di un calo all’8,1%. Nemmeno a dirlo, driver del rinculo nella dinamica rialzista dei prezzi sono stati cibo ed energia, in grado non solo di controbilanciare gli effetti positivi del taglio delle accise sui carburanti e dei sussidi statali per l’utilizzo di mezzi pubblici ma anche di portare ulteriormente in negativo l’HICP armonizzato.

Ma se quanto descritto di per sé potrebbe apparire sufficiente a generare preoccupazione per l’autunno ormai alle porte, ecco che a mettere un carico da novanta che somiglia molto al proverbiale chiodo nella bara ci ha pensato l’amministratore delegato di BASF, Martin Brudermuller, nel corso della conference call seguita alla pubblicazione del dato sugli utili. A detta del manager della multinazionale tedesca, infatti, nel secondo trimestre BASF ha pagato un extra di 800 milioni di euro per mantenere aperti e operativi i suoi stabilimenti, a causa del caro-energia sostanziatosi rispetto al medesimo periodo del 2021.

E il quasi certo aggravarsi della crisi legata alle forniture di gas russo ha spinto Martin Brudermuller ha ammonire sul fatto che già oggi stiamo riducendo la produzioni in impianti che richiedano ampi volumi di utilizzo di gas naturale, come quelli legati all’ammoniaca. Questo potrebbe portare a criticità nella fornitura a causa della ridotta produzione e a conseguenti aumenti dei prezzi dei fertilizzanti, di cui l’ammoniaca è elemento base.

Tradotto, ulteriore criticità su agricoltura e comparto alimentare, a sua volta uno dei due driver del nuovo balzo dell’inflazione. Insieme proprio a quell’energia che sta portando BASF a scelte drastiche da razionamento bellico de facto, prima ancora che sia il governo a chiedere interventi draconiani di questo livello. Il tutto, mentre la Russia ha diminuito al 20% il flusso di gas naturale attraverso Nordstream 1, spedendo le valutazioni sullo spot market verso nuovi record.

E tramutando in pressoché certezza la necessità di esborso integrale dei 15 miliardi potenziali messi sul tavolo dal governo tedesco per salvare Uniper e garantire distribuzione regolare a famiglie e imprese, perpetuando però in questo modo l’emorragia di cash flow per acquistare gas sul mercato a valutazioni proibitive. La recessione è già qui. E Berlino ne è l’avanguardia. Attenzione, perché una notizia come quella confermata da BASF equivale a una sentenza di morte per fornitori e indotto. In Germania e all’estero, Italia in testa.

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