Foto dei figli sui social, in arrivo la legge sullo sharenting: le novità

Ilena D’Errico

6 Aprile 2024 - 00:00

Anche in Italia arriva la proposta di legge sullo sharenting, ecco cosa prevede e quali sono i possibili limiti alla condivisione di foto dei figli minorenni sui social network.

Foto dei figli sui social, in arrivo la legge sullo sharenting: le novità

Come vi avevamo anticipato, dopo la proposta di legge sullo sharenting (ormai in vigore da qualche mese in Francia) era assai probabile che l’Italia seguisse l’onda dei vicini, introducendo limitazioni a hoc sulla condivisione di foto e video che ritraggono i figli minorenni. Il termine sharenting è formato, infatti, dall’unione di share, condivisione, e parenting, cioè genitorialità, andando a indicare il fenomeno con cui i genitori immortalano e pubblicano scatti dei propri figli sui social network.

Per il momento, infatti, oltre alle linee guida generiche per il trattamento delle immagini dei minori non c’è una legge apposita che regolamenti questa tendenza in continua crescita. Fa eccezione solo l’ultimo periodo, in cui pare che mamme e papà influencer abbiano iniziato a limitare la visibilità della prole.

Ancora una volta, ma in questo caso senza volerlo, a segnare il cambiamento è la coppia Fedez-Ferragni, che dopo l’annuncio di separazione ha iniziato a pubblicare foto dei figli in cui non si mostra il volto. Al di là delle motivazioni, su cui ci sono parecchie voci, potrebbero trovarsi in vantaggio per il futuro. È stata depositata alla Camera proprio in questi giorni una proposta di legge sullo sharenting, che naturalmente è ancora in attesa delle letture. Vediamo intanto quali sono i punti cardine della proposta.

Proposta di legge sullo sharenting

La proposta di legge sullo sharenting prende il nome “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni” e consta di 3 articoli, almeno per il momento. La proposta è stata presentata da Alleanza Verdi Sinistra, firmata dagli onorevoli Angelo Bonelli, Luana Zanella, Elisabetta Piccolotti e Nicola Fratoianni.

Anche se il testo è molto conciso, contiene assolute novità in materia e regole piuttosto severe. Bisogna infatti considerare che ad oggi le limitazioni alla diffusione dell’immagine dei minori non pongono veri e propri limiti a chi ne esercita la potestà genitoriale, escluse le particolari necessità per i genitori separati.

Anche le restrizioni imposte dalle varie piattaforme non risultano sufficienti a domare il fenomeno dello sharenting, che a livello giuridico necessita invece di paletti fissi per non violare i diritti dei minori. Non è certo un mistero che la responsabilità genitoriale impone, come giusto che sia, il rispetto dei diritti dei figli in qualità di esseri umani e cittadini, ma le norme sono anacronistiche e non tengono conto delle nuove abitudini tecnologiche.

La proposta di legge intende tutelare i minori anche dall’uso della loro immagine da parte dei genitori, nonché limitare le possibilità di guadagno che non rispettano gli interessi dei figli. Di seguito i punti essenziali.

Obbligo di dichiarazione all’Agcom

Una delle novità principali della proposta di legge è l’obbligo di una dichiarazione all’Agcom (Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni) da parte dei genitori o dei tutori per poter diffondere video e foto dei minori di 14 anni.

Si intende così intervenire sulla legge n. 112/2004, concepita in riferimento al sistema televisivo e alla Rai, ampliando la tutela e predisponendo un controllo anche sui genitori stessi.

Stretta ai guadagni

La proposta di legge sullo sharenting contiene una norma che, se approvata, darà sicuro filo da torcere a tanti content creator e influencer abituati a condividere le foto dei figli. Si prevede, infatti, che i guadagni derivati dallo sfruttamento dell’immagine dei minori debbano confluire in un deposito bancario intestato al minore, il quale potrà accedervi dal compimento dei 18 anni.

Nulla di troppo diverso da ciò che avviene con le tante attività di guadagno lecite che riguardano i figli minorenni, ma l’assenza di norme applicabili al campo social rischia di incentivare un meccanismo errato, con cui i genitori basano i propri introiti sull’immagine dei figli (secondo le statistiche più apprezzate dal pubblico) senza che venga riconosciuto loro nulla.

Un altro aspetto molto positivo è la possibilità di garantire ai figli dei risparmi per il futuro, aspetto a cui tanti altri genitori che lavorano con i social network hanno pensato anche senza obbligatorietà e di cui non potranno che essere contenti. L’ipotesi, comunque, è quella di chiedere all’Autorità la possibilità di prelevare del denaro per le urgenze o di preservare una quota del guadagno. Una norma che appare quindi piuttosto equilibrata.

Di pari passo, anche le aziende che intenderanno avvalersi di testimonial pubblicitari under 14 dovranno presentare un’apposita dichiarazione all’Agcom, oltre ovviamente ad avere il consenso degli esercenti la responsabilità genitoriale.

Diritto all’oblio

Al di fuori del lato economico e della prevenzione, tanti ragazzi non si dicono felici dell’esposizione mediatica a cui li hanno portati i genitori, anche se è ancora presto per avere un buon campione di riferimento. In ogni caso non è certo un dato sconcertante, considerando che il medesimo meccanismo si può osservare anche quando i genitori eseguono professioni diverse ma sono personaggi pubblici (attori, cantanti, presentatori Tv, politici e così via). Oltretutto, molti psicologi ed esperti concordano sui possibili danni della sovraesposizione.

Quasi impossibile, tuttavia, intervenire in modo completo, anche perché i genitori hanno comunque diritto e dovere di decidere per i figli entro certi limiti. Si pensa quindi a introdurre una sorta di diritto all’oblio, così che dopo i 14 anni i minori possano chiedere la rimozione di tutti i contenuti che li ritraggono e che trattano i loro dati personali, seppur pubblicati dai genitori.

Linee guida più severe

Infine, si introduce un rinnovo al Codice di autoregolamentazione tv e minorenni, per introdurre nuove disposizioni e linee guida più precise per i servizi di comunicazione che prevedono la condivisione di foto e video.

L’elemento portale dovrebbe essere un Dpcm ad hoc, che preveda anche sistemi di informazione sui rischi dell’esposizione dei minori, in particolare degli under14. L’obiettivo è limitare la condivisione e invitare gli utenti a segnalare i contenuti inappropriati che possono ledere “la dignità o integrità morale o fisica” dei minori.

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