Il futuro dell’euro si decide nel 2022

Violetta Silvestri

18/01/2022

L’euro inizia un anno cruciale, con protagonista la BCE. Questa è l’opinione di diversi analisti, secondo i quali il 2022 sarà fondamentale per la tenuta della moneta unica. E di Paesi come l’Italia.

Il futuro dell’euro si decide nel 2022

L’euro sopravviverà al 2022? Se lo chiedono alcuni esperti, accendendo i riflettori sulle prossime mosse della BCE e sulle conseguenze che avranno per i Paesi con maggiore debito, in primis l’Italia.

Dinanzi alle molteplici sfide dell’anno appena iniziato, con l’avvio del tapering da parte della Fed e Francoforte pressata sui rialzi dei tassi per ora non previsti prima del 2023, la moneta unica è sul banco di prova.

Secondo un’analisi di Richard Cookson su Bloomberg, potrebbero aprirsi diversi scenari sulla politica monetaria dell’Eurozona in questo 2022. Protagonisti saranno BCE, euro e l’Italia.

BCE al bivio: l’euro si salverà nel 2022?

Se si vuole riflettere sul futuro della moneta comunitaria non si può prescindere dal ruolo e dalle mosse finora avanzate dalla BCE.

Nella sua analisi, Cookson parte proprio da questo concetto: con lo scopo di generare inflazione, le banche centrali hanno ridotto a zero o meno i tassi di interesse a breve termine negli ultimi 20 anni circa e hanno ampliato i loro bilanci.

La BCE, per esempio, ha imposto tassi sui depositi in euro a meno dello 0,5% e caricato il suo bilancio di 8.500 miliardi di euro di attività, quadruplicandolo dal 2015.

In questa cornice, l’esperto sottolinea come Francoforte abbia anche cercato di evitare bruschi aumenti dei rendimenti dei titoli degli Stati - dei più deboli soprattutto - generando instabilità nella tenuta dell’euro.

La domanda, ora, è come si comporterà la BCE visto che l’inflazione non ha bisogno di essere alimentata. Il board continua a ripetere ostinatamente che i prezzi in rialzo sono temporanei e, quindi, sta prolungando i tempi per un aumento dei tassi di interesse.

I dati affermano, in realtà, che l’inflazione core, escludendo cibo ed energia, dovrebbe tendere al rialzo. In secondo luogo, le previsioni della BCE nell’anno in corso e in quello successivo prevedono un tasso del 2% o più. A fine dicembre la banca centrale ha annunciato che, pur prevedendo un’inflazione del 3,2% quest’anno, questa sarebbe miracolosamente scesa all’1,8% nei due anni successivi.

Tuttavia, le stime sono tutte in aumento considerando la crisi energetica con l’impennata dei prezzi del gas che ha preso di mira proprio l’Europa.

Da qui, il commento di Cookson è lapidario:

“Date le attuali impostazioni estreme di politica monetaria, l’intransigenza della BCE può essere compresa solo se si riconosce che negli ultimi anni la banca centrale non è stata indipendente in alcun senso significativo. Ora è saldamente sotto il controllo dei Governi mutuatari, in particolare di quelli più deboli all’interno della zona euro.”

Non solo, sotto la lente dell’analisi c’è anche il programma della Banca Centrale Europea TLTRO, che ha consentito agli istituti di finanziarsi con un tasso sui depositi fino a mezzo punto percentuale in meno di quello di riferimento.

Tali finanziamenti dovevano essere utilizzati per concedere prestiti all’economia reale, ma “non c’è dubbio che altri abbiano utilizzato il denaro per acquistare titoli di Stato, anche quelli più rischiosi.”

Il motivo principale per cui la BCE ha esitato a porre fine a questi programmi è che molti membri del suo consiglio hanno paura di ciò che accadrà ai rendimenti obbligazionari, in particolare quelli dei membri più deboli della zona euro alla periferia.

E intanto, l’euro si indebolisce dinanzi a una Fed aggressiva che spinge il dollaro.

Euro e Italia: quale crisi in arrivo?

La riflessione dell’esperto punta anche l’Italia.

Il ragionamento è che tutti gli Stati dell’Eurozona hanno visto i loro rapporti tra debito e PIL nettamente più alti negli ultimi due anni, ma quello del Belpaese salirà a circa il 155% del PIL quest’anno, con un aumento di 50 punti percentuali dal 2007.

Man mano che la BCE allenta gli stimoli, cosa succederà? Per Cookson potrebbero aprirsi tre scenari, sebbene abbiano in parte contorni estremi.

Il primo è che l’Italia crolli e finisca in default. Poiché gran parte del suo debito è detenuto a livello nazionale, ciò significherebbe essenzialmente che il Governo imporrà perdite ai propri cittadini.

Il secondo è che l’Italia esca dall’euro. Il terzo contempla la mutualizzazione dei debiti esistenti, spingendoli dalla BCE in un ufficio di gestione del debito e promettendo di fare meglio in futuro.

Mario Draghi ed Emmanuel Macron hanno firmato una lettera congiunta poco prima di Natale chiedendo implicitamente il trasferimento di tutto il debito pubblico della zona euro dal 2007 a un’agenzia. Una mossa azzardata e piena di rischi, quest’ultima, che potrebbe scatenare una lotta interna all’UE.

La conclusione di Cookson è netta:

“Affinché l’euro sopravviva, sarà necessario un qualche tipo di compromesso. Il problema è che non riesco a vedere i Paesi creditori mettersi d’accordo fino a quando la situazione non sarà abbastanza grave.”

E questa situazione vedrà come protagonisti l’euro in crisi e un’Italia indebolita che minaccia di lasciare la moneta unica.

Argomenti

# Bce
# Italia

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.