I tre settori al centro della disputa Cina-Europa, perché sono cruciali?

Violetta Silvestri

7 Maggio 2024 - 11:26

Sono almeno tre i settori economici al centro della guerra commerciale Cina-Europa-Usa. Quali sono, perché sono cruciali soprattutto per lo sviluppo europeo e cosa c’è in gioco?

I tre settori al centro della disputa Cina-Europa, perché sono cruciali?

Mentre il clima di tensione tra Cina ed Europa - con gli Usa a guidare la disputa - prosegue, i settori economici ai quali prestare massima attenzione nel pieno della guerra commerciale sono almeno tre.

Gli investitori osservano da vicino il conflitto tra le potenze globali a colpi di ritorsioni, dazi, misure protezionistiche e sono concentrati soprattutto sugli sviluppi in materia di veicoli elettrici, energia rinnovabile, infrastrutture. Gli investimenti in questi comparti risultano infatti particolarmente vulnerabili all’evolversi del conflitto.

L’Unione europea si è unita agli Stati Uniti per intensificare la sua retorica protezionistica e sfidare l’eccesso di capacità della Cina, ampliando la sua indagine a vari settori. Tuttavia, l’Europa si trova ad affrontare una battaglia più complessa, visto che resta anche in cerca di attirare gli investimenti cinesi, con l’Ungheria che prevede di firmare accordi per espandere l’iniziativa Belt and Road di Xi nel Paese.

È anche un momento cruciale per il mercato azionario cinese. Le azioni sono recentemente uscite dalla stasi mentre gli investitori stranieri tornano a essere attratti dai segnali di miglioramento degli utili. Tuttavia, per alcuni, l’imprevedibilità delle tensioni geopolitiche rimane un deterrente fondamentale.

Maartje Wijffelaars, economista senior presso Rabobank International ha ricordato che l’Europa ha bisogno della Cina non solo come mercato di esportazione, ma “perché non può permettersi di perdere l’accesso a input indispensabili per la transizione energetica di cui ha disperatamente bisogno”. Ecco perché i riflettori sono tutti puntati su questi 3 settori coinvolti nella guerra commerciale. Un’analisi con valutazioni raccolte in un articolo su Bloomberg.

1. Veicoli elettrici

I veicoli elettrici restano al centro delle tensioni.

La Commissione Ue si sta avvicinando all’imposizione di tariffe aggiuntive dopo aver avviato l’indagine sui sussidi cinesi e l’esito potrebbe essere annunciato prima di luglio. Gli analisti del Rhodium Group sostengono che i dazi devono raggiungere il 55% per rendere l’Europa una destinazione poco attraente.

Secondo Atlantic Council, l’aumento delle esportazioni automobilistiche cinesi verso l’Europa suggerisce che senza nuove misure protezionistiche, l’Ue potrebbe diventare un importatore netto. I veicoli elettrici, compresi quelli prodotti da BYD Co. e MG Motor, di proprietà di SAIC Motor Corp., hanno contribuito per tre quarti alla crescita dal 2019, afferma il rapporto. Geely Automobile Holdings Ltd. è un altro player, con l’Europa che rappresenta almeno il 13% dei suoi ricavi, secondo i dati compilati da Bloomberg.

Ma gli attriti possono trasformarsi in un gioco perdente. I produttori di veicoli elettrici a batteria del continente hanno bisogno delle parti e della lavorazione a basso costo della Cina prima di poter “avviare il processo di assemblaggio” in Europa, mentre le case automobilistiche cinesi hanno bisogno della regione per i loro piani di espansione, ha affermato Trevor Allen, responsabile della ricerca sulla sostenibilità presso BNP Paribas SA.

2. Energie rinnovabili

Le indagini anti-sovvenzioni dell’Ue riguardano anche i fornitori cinesi di progetti solari ed eolici, mentre le aziende regionali sono alle prese con i prezzi bassi dei moduli solari e delle celle fotovoltaiche.

Secondo BloombergNEF, i prezzi delle turbine eoliche di fabbricazione cinese consegnate al di fuori della Cina continentale sono inferiori del 20% rispetto a quelli delle aziende statunitensi ed europee.

Mentre l’Europa sta installando nuovi pannelli solari a velocità record, la maggior parte proviene dalla Cina e i pochi produttori di pannelli europei stanno lottando per competere, spingendo alcuni a tagliare la produzione o a pianificare di spostare gli investimenti negli Stati Uniti. La questione è complessa e rilevante.

I produttori europei di pannelli solari hanno già chiesto all’Ue di prendere in considerazione misure di salvaguardia commerciale sulle importazioni cinesi, ma Bruxelles e i Governi, compresa la Germania, hanno avvertito che ampie limitazioni alla fornitura cinese potrebbero ostacolare la rapida espansione europea dell’energia pulita.

Finora l’Ue ha intrapreso azioni mirate, esaminando singoli casi di sussidi cinesi, nel tentativo di aiutare i produttori europei di tecnologie pulite a competere con i fornitori stranieri. Bruxelles ha avviato questo mese due indagini per verificare se gli offerenti cinesi abbiano beneficiato eccessivamente dei sussidi nelle loro offerte in una gara pubblica europea. Ad aprile l’Ue ha dichiarato che indagherà anche sui sussidi ricevuti dai fornitori cinesi di turbine eoliche.

3. Infrastrutture

In Serbia e Ungheria – le ultime due tappe del viaggio di Xi – tutti gli occhi sono puntati sugli annunci relativi alla Belt and Road Initiative.

Gli investimenti diretti cinesi nei due Paesi dell’Europa centrale superano già i 15 miliardi di dollari, ed entrambi vorrebbero corteggiare la capacità cinese piuttosto che lamentarsi del suo eccesso. CRRC Corp. potrebbe trarre ulteriori benefici dopo che la sua unità si è aggiudicata un contratto per i treni ad alta velocità con le autorità serbe in ottobre.

Il colosso cinese delle batterie Contemporary Amperex Technology Co. sta portando avanti un piano per costruire uno stabilimento in Ungheria, che sarebbe la più grande fabbrica europea produttrice di batterie per veicoli elettrici.

Il massiccio piano di investimenti cinese, dal quale l’Italia ha deciso di uscire dopo essere stata l’unica nazione del G7 a farne parte, rischia quindi di trovare terreno fertile proprio in Europa. Mentre il vecchio continente lotta per limitare la presenza cinese, settori chiave quale quello di infrastrutture e batterie rischiano di essere controllati proprio da Pechino in piena Europa.

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