Italia, la crisi del Mar Rosso può costare miliardi. Cosa rischia il nostro Paese?

Violetta Silvestri

08/01/2024

L’Italia minacciata dalla crisi del Mar Rosso: perché il nostro Paese rischia di perdere miliardi di valore di import/export? Tutti i timori di un lungo caos nel Canale di Suez per la nazione.

Italia, la crisi del Mar Rosso può costare miliardi. Cosa rischia il nostro Paese?

La crisi del Mar Rosso può costare caro all’Italia, con miliardi di euro di export minacciati.

Il caos nel Canale di Suez sta già avendo il suo impatto sui costi dei noli delle navi portacontainer, con il serio e realistico rischio di spingere di nuovo l’inflazione globale a livelli elevati. Gli attacchi alle navi commerciali da parte dei militanti Houthi dello Yemen sono aumentati nelle ultime settimane sulla scia della guerra tra Israele e Hamas, con decine di imbarcazioni mercantili e petroliere prese di mira o costrette a cambiare rotta.

La sicurezza della navigazione nel Mar Rosso è cruciale per l’economia mondiale perché la rotta commerciale è considerata strategica, collegando l’Asia all’Europa e agli Stati Uniti. Il 30% del traffico globale di container passa attraverso la regione e qualsiasi minaccia significativa alla sua sicurezza potrebbe avere conseguenze a catena sui prezzi del petrolio e sulla disponibilità in Occidente di articoli prodotti in Asia.

Anche l’Italia è coinvolta nella crisi del Canale di Suez, poiché una parte non trascurabile dell’import/export della nostra nazione passa proprio in quel lembo di mare. Se la situazione di insicurezza attuale dovesse peggiorare o durare ancora a lungo, le conseguenze potrebbero essere molto negative per il commercio, i prezzi e i rifornimenti italiani.

Quanto può costare la crisi del Mar Rosso all’Italia?

I conti del pericolo di una lunga crisi del Canale di Suez e del passaggio di merci nel Mar Rosso per l’Italia sono presto fatti: il 40% dell’import-export marittimo, equivalente a un valore un totale di 154 miliardi di euro transita nel canale più insicuro del momento, secondo un’analisi di Srm, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo (come riportato da Il Corriere della Sera).

Zeno D’Agostino, presidente Espo (European Sea Ports Organization) e del porto di Trieste (al primo posto in Italia per volume totale di merci in transito) ha dichiarato al Corriere che gli attuali problemi a Suez, che stanno spingendo le navi a cambiare rotta e a circumnavigare l’Africa, hanno già costretto il porto triestino allo stop.

L’interrogativo più grave riguarda i tempi di questa crisi. Secondo D’Agostino, infatti, se dovesse durare a lungo potrebbe tradursi in un mutamento strutturale delle rotte commerciali:

“Il rischio è che una volta circumnavigata l’Africa le navi puntino direttamente sui porti del Nord Europa. In una fase in cui gli operatori del Nord stanno investendo su Trieste, riconoscendo il ruolo globale del Mediterraneo e dell’Adriatico, questo scenario ci preoccupa

Alessandro Pitto, presidente della Federazione Nazionale delle Imprese di Spedizioni Internazionali ha aggiunto i timori relativi a un boom dei prezzi: navi costrette a rotte più lunghe consumano molto di più e hanno costi maggiori, spingendo in alto i prezzi delle stesse merci. Occorre considerare, per esempio, che
i noli dei container sono già schizzati del 114% per la rotta Shanghai – Genova.

Inoltre, per proteggersi dal rischio di attacchi, le navi hanno aumentato le misure di sicurezza e per questo i costi assicurativi sono saliti anche del 400% secondo Assarmatori.

L’Italia, quindi, rischia di subire l’aumento dei prezzi legati al commercio marittimo e di vedere i suoi scali storici e strategici, come Trieste, Genova, Gioia Tauro, fermarsi a causa di cambi di rotta. A rimetterci sarà il Made in Italy che viaggia su quelle vie e i riformimenti anche di materie prime energetiche.

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