Italia, la sfida del 2024 è una sola e vale oltre 400 miliardi

Violetta Silvestri

08/11/2023

L’Italia si prepara a un 2024 complesso per i conti pubblici: una delle maggiori sfide vale oltre 400 miliardi di euro. Di cosa si tratta e perché è in gioco la credibilità del sistema Paese.

Italia, la sfida del 2024 è una sola e vale oltre 400 miliardi

L’Italia si prepara a un 2024 complesso e cruciale, con oltre 400 miliardi di euro di titoli di Stato da piazzare sul mercato e per i quali trovare compratori.

La sfida è sempre la stessa e ruota intorno a due parole chiave per il nostro Paese: debito e fiducia degli investitori. Un connubio fondamentale per ogni nazione, che si traduce nella necessità di avere conti pubblici in ordine, un debito in diminuzione e comunque sostenibile, programmi di riforme strutturali credibili, investimenti per la crescita: in sintesi, tutti allarmi per la nostra economia.

Il contesto internazionale, inoltre, non aiuta con i tassi di interesse decisi dalla Bce ormai a livelli record e la minaccia inflazione - con annessa crisi energetica - sempre all’orizzonte. In più, l’Eurozona si sta avviando verso la recessione e nel migliore degli scenari verso la stagnazione. L’Italia non è esclusa da una revisione al ribasso della crescita per la fine del 2023 e il prossimo anno.

Proprio per questo mix di fattori, la sfida per il 2024 legata alla necessità di emettere titoli di Stato da oltre 400 miliardi di euro è di vitale importanza. L’Italia ha bisogno di finanziare il suo debito, ma questa volta la Bce non aiuterà.

Italia: la sfida del 2024 vale oltre 400 miliardi di titoli di Stato

Attrarre compratori di debito pubblico italiano sarà il grande compito del Paese - e nello specifico del Governo Meloni - nel 2024. Una sfida enorme che vale più di 400 miliardi di euro.

Si tratta, nel dettaglio di circa 415 miliardi di euro di titoli di Stato che la nazione si appresta a emettere sul mercato per trovare risorse preziose per i suoi conti pubblici. A detta degli analisti, siamo già nel record da quando l’Italia ha adottato l’euro: non si è mai verificato infatti un aumento netto dell’offerta di debito sul mercato come quello che sta per concretizzarsi l’anno prossimo.

Numeri importanti, che circa un mese fa aveva sottolineato anche l’Ufficio parlamentare di bilancio. Nel 2023, aveva specificato, le emissioni lorde dei titoli di Stato saranno in stima pari a 479 miliardi, “un ammontare superiore rispetto a quello del 2022, sia per il previsto aumento del fabbisogno del settore, che per un importo maggiore di titoli da rimborsare nel corso dell’anno”.

Per il 2024 la previsione è di un incremento di emissioni lorde a 520 miliardi, sempre per coprire un più elevato fabbisogno del settore statale a 135 miliardi. Al netto dei programmi di acquisto della Bce, le emissioni lorde scendono a 437 e a 480 miliardi, rispettivamente per il 2023 e per il 2024, aveva specificato Upb.

Come spiegato da Fabio Balboni di Hsbc sul Corriere, trovare compratori del debito l’anno prossimo sarà vitale, considerando che, di questi oltre 400 miliardi di titoli in emissione, “ben 100 miliardi serviranno semplicemente a coprire il fabbisogno dello Stato nel 2024: circa 80 per un deficit attorno al 4,3% del prodotto interno lordo, il resto a coprire le mancate entrate dovute alle tasse in meno che qualcuno pagherà grazie ai crediti fiscali da bonus-casa”.

273 miliardi di emissioni, inoltre, serviranno solo per rinnovare gli altri titoli già emessi che però scadranno. E da valutare c’è l’uscita dal mercato della Bce, che con i suoi speciali programmi finora ha finanziato molto il debito pubblico italiano, comprando obbligazioni. Oggi, con la politica monetaria restrittiva diventata una necessità, la banca centrale sta gradualmente limitando la liquidità non reinvestendo i rimborsi sui titoli in scadenza in nuovi acquisti di obbligazionari.

Il problema, quindi, è presto delineato: l’Italia deve attrarre compratori, diversi dalla Bce, per vendere il suo debito in un momento, tra l’altro, poco favorevole per le sue casse statali a causa di tassi di interesse elevati (sono gli oneri che gravano sullo Stato).

Tra i creditori italiani si stanno rafforzando i cosiddetti piccoli risparmiatori (il popolo retail). La banca d’Italia ha mostrato che le famiglie detenevano 282 miliardi di euro di debito nell’agosto del 2023, un volume raddoppiato dall’inizio del 2022. In diminuzione, invece, ci sono gli investitori istituzionali ed esteri.

Tuttavia, il ruolo di quest’ultimi è importante per avere più equilibrio tra domanda e offerta di titoli di Stato e, quindi controllare il costo del debito pubblico.

L’Italia è quindi sotto esame: la capacità di attrarre investitori e di diffondere fiducia sulla sostenibilità dei suoi conti dipenderà dalle mosse economiche e fiscali del Governo Meloni; dai passi concreti del Pnrr; dalle dinamiche Pil/inflazione in Eurozona; dalle regole di bilancio che verranno fissate di nuovo in Ue.

Oltre 400 miliardi di debito italiano necessita di compratori. Ma il contesto è complesso anche a livello internazionale, non solo interno, con guerre e incertezze geopolitiche pericolose. L’Italia e il suo debito sono sotto i riflettori - e in bilico - più che mai nel 2024.

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