Legge di Bilancio, servirà una manovra correttiva? La stangata dopo le europee

Alessandro Cipolla

21/12/2023

La legge di Bilancio 2024 ancora deve essere approvata ma già si parla di una manovra correttiva a luglio: la stangata per gli italiani potrebbe arrivare dopo le elezioni europee.

Legge di Bilancio, servirà una manovra correttiva? La stangata dopo le europee

Il governo vuole accelerare sulla legge di Bilancio 2024, con il testo atteso in Aula ora che sono terminati i lavori in commissione mentre appare scontato che il dibattito parlamentare sarà ridotto al minimo per approvare definitivamente la finanziaria entro la fine dell’anno, una necessità vitale per evitare che vengano attivate le draconiane clausole di salvaguardia.

Nonostante il lungo stallo in commissione Bilancio del Senato, alla fine solo pochi emendamenti alla manovra finanziaria sugli oltre 2.500 presentati hanno ottenuto il proverbiale disco verde.

Il governo così ha confermato l’impianto della legge di Bilancio 2024 che era stato licenziato in sede di Consiglio dei ministri, con gli emendamenti approvati che hanno corretto alcune problematiche relative alle pensioni e al finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina.

La legge di Bilancio 2024 così avrà una portata complessiva di 24 miliardi di cui 16 finanziati per mezzo di un extra deficit; si tratta di una finanziaria senza dubbio prudente soprattutto se rapportata alla roboanti promesse fatte dal centrodestra in sede di campagna elettorale.

Nonostante questo, in virtù del ritorno dei vincoli del Patto di stabilità - proibitivi per l’Italia anche ora che è stata approvata la riforma - nei corridoi di Palazzo serpeggia la certezza che l’Italia avrà bisogno di una manovra correttiva da mettere in pratica a luglio 2024, un mese dopo le delicatissime elezioni europee.

Una manovra correttiva alla legge di Bilancio 2024?

Causa pandemia l’Unione europea ha deciso di congelare il Patto di stabilità fino al 31 dicembre 2023. Da gennaio così per i 27 Stati membri torneranno a essere in auge i due stringetti parametri che non devono essere superati pena l’avvio di una procedura di infrazione: il rapporto tra deficit e Pil non deve superare il 3% e quello tra Pil e debito pubblico il 60%.

Con la riforma al Patto di stabilità, quando il deficit supera il 3% del Pil sarà necessario un aggiustamento annuo dello 0,5%, mentre i Paesi che supereranno il 90% nel rapporto tra debito e Pil dovranno ridurlo ogni anno di un punto percentuale. Gli Stati con un debito pubblico compreso tra il 60% e il 90%, invece, dovranno impegnarsi nella riduzione annuale di mezzo punto percentuale. Infine, il cuscinetto fiscale è consentito entro l’1,5% del Pil.

Nella Nadef che ha preceduto la legge di Bilancio 2024, l’Italia ha indicato un deficit del 5,3% nel 2023 fissandolo poi nel quadro programmatico al 4,3% nel 2024. Quanto invece al rapporto tra Pil e debito pubblico al momento siamo oltre il 140%.

Per non interferire con le elezioni europee che si terranno il prossimo 9 giugno, le raccomandazioni di Bruxelles nel 2024 arriveranno non ad aprile ma dopo la chiusura delle urne. Tempo utile a Giorgia Meloni per passare all’incasso elettorale ma non per evitare una possibile stangata ai cittadini.

Quando Eurostat tirerà le somme del 2023, difficilmente l’Italia potrà esimersi a luglio dal mettere in campo una manovra correttiva soltanto pochi mesi dopo l’approvazione della legge di Bilancio.

Al momento non è chiara quale potrebbe essere la portata di un’eventuale manovra correttiva, ma il governo per fare cassa avrà soltanto due modi: aumentare le tasse oppure tagliare la spesa pubblica.

Insomma se la legge di Bilancio 2024 sostanzialmente è una finanziaria che di certo non passerà alla storia, una volta scavallate le elezioni europee ecco che potrebbe tornare in auge il termine “lacrime e sangue” che da noi non viene più evocato dai tempi di Mario Monti e dei suoi tecnici.

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