PagoPa, Antitrust frena sulla cessione a Poste Italiane. Tutti i dubbi sull’operazione

Violetta Silvestri

19/03/2024

Cessione di PagoPa a Zecca di Stato e Poste Italiane nel mirino dell’Antitrust: perché il Garante ha espresso dubbi sull’operazione spinta dal Governo Meloni? Tutti i nodi da scuogliere.

PagoPa, Antitrust frena sulla cessione a Poste Italiane. Tutti i dubbi sull’operazione

Si complica il piano del Governo di cedere PagoPa al Poligrafico e Zecca dello Stato e, con quota di minoranza ma rilevante, a Poste Italiane.

L’Antitrust e anche l’Abi hanno espresso dubbi e criticità sull’operazione. L’eventuale passaggio della piattaforma per i pagamenti della Pubblica amministrazione dal proprietario unico attuale, il ministero delle Finanze (che ne controlla appunto il 100%) ai due enti (Zecca di Stato al 51% e Poste al 49%) ha allertato innanzitutto il Garante per mancanza di trasparenza e regolarità in termini di concorrenza.

Anche le banche, rappresentate dall’associazione Abi, hanno sollevato la questione dello squilibrio competitivo se l’operazione andasse in porto. Il progetto di cessione di PagoPa a Zecca di Stato e Poste Italiane presenta quindi dei nodi da sciogliere.

I dubbi dell’Antitrust sul piano di cessione di PagoPa a Poste

L’Autorità garante della concorrenza ha manifestato dubbi sulla procedura che il Governo Meloni intende proseguire per definire la cessione di PagoPa a Zecca dello Stato e a Poste Italiane.

Nello specifico, nel mirino dell’Antitrust è finita soprattutto il procedimento attuato dall’esecutivo, che intende cambiare la proprietà della piattaforma di pagamenti della Pubblica Amministrazione tramite
un decreto Legge approvato e che ora si appresta a passare in Parlamento per la conversione in legge.

In questo modo, secondo il garante, “le condizioni minimali di trasparenza e non discriminazione a garanzia del mercato” non sarebbero rispettate. Piuttosto, occorrerebbe “un’asta competitiva o comunque una procedura che metta a confronto più manifestazioni di interesse.

Inoltre, l’Antitrust è intervenuta anche sulla volontà del Governo di accertare il valore di PagoPA sia con una stima giurata. Il meccanismo è valido, ma il valore così individuato deve essere poi la base per un’asta aperta a chiunque operatore sia interessato ad acquisire il 49%.

Il nodo della neutralità di Poste Italiane

L’Antitrust ha proseguito con le sue criticità sulla cessione di PagoPa a Poste mettendo in primo piano la questione del vantaggio di cui la piattaforma gode nel settore dei pagamenti, che si presenta come “il nodo pubblico dei pagamenti digitali godendo di un significativo e non replicabile vantaggio rispetto a qualunque altra piattaforma venisse costituita dai privati”.

In questo contesto, quindi, cedendo il 49% a Poste verrebbe a essa garantito “il privilegio riconosciuto alla piattaforma, con conseguente partecipazione di Poste alla (relativa) quota di profitti.

In sostanza, secondo il Garante, verrebbe meno la neutralità di PagoPa. La piattaforma è stata intesa come mero tramite per i pagamenti e la cessione del 49% si presta a minare questo carattere di neutralità, perché Poste “è presente anche nel mercato a valle, dove opera in concorrenza con gli altri soggetti che si avvalgono della piattaforma”.

Le criticità delle banche sulla cessione di PagoPa a Poste

La questione ha sollevato dubbi e proteste anche nel mondo bancario. In una nota ufficiale, infatti, l’Abi ha fatto sapere che la cessione di PagoPa per il 49% a Poste Italiane andrebbe a minare la competitività nella prestazione dei servizi di pagamento:

“...il perfezionarsi dell’acquisizione da parte di Poste Italiane di parte del capitale di PagoPa avrebbe come conseguenza una rilevante alterazione dell’equilibrio competitivo tra PostePay/LISPay/ Poste Italiane rispetto agli altri prestatori di servizi di pagamento aderenti alla Piattaforma, potendo le prime due, ed in alcuni casi anche direttamente Poste Italiane, ledere la parità concorrenziale e beneficiare di un trattamento di favore in ragione della possibilità di Poste Italiane di influire sulle scelte della società PagoPa”

Inoltre, le banche hanno evidenziato che tale piano andrebbe a incidere sui costi poiché attualmente banche, istituti di pagamento e Poste Italiane/PostePay/LISPay che usano PagoPA le riconoscono specifiche commissioni per accedere alla piattaforma. In più, non è da trascurare il tema dell’accesso alle informazioni.

Secondo le banche, infatti, PagoPa detiene una corposa banca dati clienti che sarebbe così facilmente fruibili per Poste proprietaria della piattaforma al 49%. Di conseguenza, “la disponibilità di informazioni può facilitare la realizzazione e vendita di servizi specializzati e personalizzati per cluster di clientela, e non solamente con riferimento ai servizi di pagamento ma anche per servizi affini, ad esempio assicurativi, o per servizi di interesse di altri operatori quali, ad esempio, quelli connessi all’energia elettrica e al gas”.

Anche in questo caso, quindi, la libera concorrenza verrebbe violata. Il Governo è quindi stato avvisato da più parti, Antitrust e banche in primis, sui lati oscuri della procedura per cedere PagoPa a Zeccca di Stato e, soprattutto, a Poste Italiane.

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