Pensioni di reversibilità addio per chi è troppo giovane, la proposta per tagliare il debito italiano

Simone Micocci

24/01/2024

Pensioni di reversibilità, la soluzione Ocse per ridurre il debito pubblico italiano penalizza i più giovani. Ma al momento non è all’ordine del giorno del governo.

Pensioni di reversibilità addio per chi è troppo giovane, la proposta per tagliare il debito italiano

Nel Rapporto Ocse sull’economia italiana vengono dati dei suggerimenti al governo Meloni su come fare per tagliare il debito pubblico italiano, il più alto tra i Paesi presi in esame dall’Organizzazione se si considera il rapporto del Pil.

Tra questi c’è l’intervento sulle pensioni, tagliando gli assegni più alti (ad esempio se di importo superiore a 5.000 euro) e cancellando tutte quelle misure che consentono di andare in pensione in anticipo. Ma oggetto del contendere sono anche le pensioni di reversibilità, per le quali la spesa sostenuta dall’Italia è tra le più alte dell’area Ocse (2,5% del Pil nel 2019).

L’Ocse ha quindi suggerito una soluzione per ridurre i costi, sulla quale tuttavia difficilmente ci sarà il via libera del governo italiano. D’altronde, per quanto utili i consigli dell’Ocse non sono vincolanti per i Paesi membri, liberi di andare in rotta con l’analisi fatta dall’Organizzazione senza rischiare alcunché.

Pensione di reversibilità, la soluzione pensata dall’Ocse

Sono troppe le pensioni di reversibilità pagate in Italia: nel 2019 l’ammontare complessivo era pari al 2,5% del Pil. Una spesa che contribuisce a rendere particolarmente gravosi i costi sostenuti per le pensioni in Italia, sulle quali l’Ocse ritiene che sia necessario intervenire al fine di tagliare il debito pubblico.

In particolare, dopo aver proposto un taglio alle pensioni d’oro e l’addio alle misure di flessibilità come Quota 103, nel Rapporto ci si sofferma sulle pensioni di reversibilità, per le quali l’Italia dovrebbe introdurre un limite anagrafico oltre cui è possibile accedere alla prestazione.

Oggi, infatti, la pensione di reversibilità del defunto spetta a coniuge e figli superstiti (e ad altri familiari) indipendentemente dall’età anagrafica.

Può succedere, dunque, che il coniuge superstiti percepisca la pensione di reversibilità pur svolgendo un’attività lavorativa: in tal caso, laddove il reddito percepito dovesse essere superiore a una certa soglia ne scatterà una decurtazione della pensione di reversibilità fino al 50% (eccetto il caso di chi ha figli a carico).

Nella peggiore delle ipotesi chi lavora con un reddito superiore a circa 38.910 euro avrà comunque diritto ad almeno il 30% della pensione del coniuge defunto.

Inoltre, c’è chi pur essendo in età da lavoro non ha bisogno di andare a lavorare in quanto è sufficiente la pensione di reversibilità percepita.

Tutte situazioni su cui secondo l’Ocse occorre mettere un freno. Come? Fissando un’età limite oltre cui si può accedere alla pensione di reversibilità del coniuge defunto, avvicinandola a quella necessaria per la pensione di vecchiaia (67 anni nel 2024).

In questo modo si evitano quei casi in cui la pensione di reversibilità spetta a chi è in età da lavoro, rappresentando un disincentivo “sulla partecipazione dei beneficiari di tali prestazioni al mercato del lavoro”.

Pensione di reversibilità vincolata all’età non è all’ordine del giorno

Possiamo comunque tranquillizzare tutti coloro che percepiscono la pensione di reversibilità dicendo che al momento non è nei programmi del governo italiano una stretta alla misura.

Una possibilità che altri Paesi stanno prendendo seriamente in considerazione: è il caso ad esempio della Germania, dove si è parlato di cancellare le pensioni di reversibilità sotto una certa età allo scopo di recuperare forza lavoro. Qui, Paese che nel 2023 è entrato in recessione, mancano infatti circa 1 milione e mezzo di lavoratori. Al momento, però, non ci sono sviluppi a riguardo.

In Italia invece una tale possibilità non è all’ordine del giorno e solo un netto aumento della spesa per le pensioni (che comunque è in programma, ma non nel breve periodo) potrebbe far ripensare l’attuale trattamento.

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