Perché è fallita Smemoranda

Giorgia Bonamoneta

21 Gennaio 2024 - 18:21

Smemoranda chiude i battenti: dal prossimo anno scolastico non sarà più possibile acquistare i diari iconici Smemo. Cos’è successo?

Perché è fallita Smemoranda

Smemoranda è fallita. Dopo più di quarant’anni di agende che hanno accompagnato gli alunni nelle classi, lo scorso 20 gennaio 2024 l’asta per l’acquisto di Smemoranda è risultata deserta e quindi l’azienda sparirà. A partire dall’anno scolastico 2024-2025, per il quale sono aperte le iscrizioni, non sarà più possibile acquistare le Smemo.

Perché Smemoranda non è riuscita a superare la crisi iniziata durante il periodo del Covid? Il tentativo di salvare l’azienda c’è stato, anche attraverso investimenti da parte di nomi importanti, ma questo non è bastato.

La storia della Smemoranda: per capire il fallimento

Per spiegare i motivi del fallimento di Smemoranda è utile ripercorrere la sua storia. L’azienda infatti nasce oltre quarant’anni fa, verso la fine degli anni 70. La prima agenda creata dai suoi fondatori, un gruppo di studenti universitari, risale al 1978.

Il primo a realizzare l’agenda, divenuta uno degli oggetti più significativi del design italiano, è stato un piccolo tipografo. La “Smemo”, prima che l’abbreviazione diventasse di utilizzo comune, veniva distribuita in specifici luoghi come scuole e fabbriche. Tutti i proventi della vendita delle agende venivano utilizzati per finanziare la sezione di Democrazia Proletaria, un partito politico italiano di sinistra radicale fondato nel 1975 (Il Post). Per questo, secondo diverse persone, la Smemoranda è stata considerata a lungo una cosa di sinistra.

Per capire le origini del nome “Smemoranda” invece bisogna risalire alle interviste dei creatori - tra cui emergono i nomi di Luigi Vignali e Michele Mozzati, diventati famosi autori di Zelig - che nel 2016 spiegarono come il termine cercava di richiamare una sorta di gerundivo, che “incrocia la memoria, l’agenda e la perdita di memoria o la poca memoria che giustifica l’utilizzo di un’agenda”.

L’impatto della Smemo in Italia: una rivoluzione

Nel 2015 Treccani ha allestito una mostra che raccoglieva gli oggetti più rappresentativi d’Italia e per il 1978 è stato scelto proprio il prodotto Smemoranda. Questo perché l’agenda ideata dal gruppo di studenti universitari per la prima volta si allontanava dall’austerità delle altre agende, quelle con le copertine monocromatiche, fogli a righe e tabelle per gli orari.

Al contrario “Smemo” si caratterizzava per l’estetica, l’utilizzo di fogli a quadretti, articoli, saggi su temi come ambientalismo e pacifismo è molto altro. Nel tempo l’agenda somigliava sempre di più a una rivista, riuscendo a far partecipare al progetto diversi nomi importanti, tra cui Michela Murgia, Aldo Nove o personaggi dello spettacolo come Roberto Benigni, fino alla cultura pop come Sfera Ebbasta.

Il fallimento di Smemoranda: cosa è successo

Nel tempo l’attenzione verso i prodotti cartacei è andata pian piano scemando, con l’avvento non solo dei social network, ma soprattutto di registri elettronici nelle classi; questi permettono di non portarsi dietro un diario cartaceo e di avere a portata di mano, anche a casa, compiti, note e circolari.

In un periodo già di crisi, l’azienda non è riuscita a superare gli anni della pandemia e la ridottissima quantità di copie vendute, rispetto alla media di 300 mila prodotti venduti negli anni precedenti. Un altro elemento della crisi dell’azienda è l’avvento dell’e-commerce, luoghi dove è possibile acquistare agende non solo da tutto il mondo, ma anche di molti altri brand più o meno conosciuti, di piccoli imprenditori e imprenditrici. Insomma la concorrenza ha sopraffatto Smemoranda e neanche gli investimenti come quello di Giochi Preziosi sono riusciti a evitare il fallimento.

Un fallimento avvenuto lo scorso anno e che il 20 gennaio 2024 si sarebbe potuto risolvere attraverso l’asta del marchio, ma che è risultata anch’essa fallimentare e quindi senza soluzione.

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