Superbonus, addio detrazione 10 anni per i redditi bassi: le ultime novità

Giorgia Bonamoneta

26 Marzo 2023 - 18:26

Al voto le modifiche degli emendamenti al decreto Superbonus 110%. Bocciata, tra le altre cose, la detrazione in 10 anni per tutti. Ecco le novità.

Superbonus, addio detrazione 10 anni per i redditi bassi: le ultime novità

Il lavoro sugli emendamenti al decreto Superbonus 110% cestina l’ipotesi di allungare da 4 a 10 anni la detrazione del Superbonus. I privati non potranno incassate in 10 anni i crediti fiscali perché, come decretato dalla Ragioneria generale dello Stato, la misura è troppo costosa. Al contrario la fruizione estesa a 10 anni rimane ammessa per le banche e le imprese che hanno acquistato i crediti.

Nel pacchetto di emendamenti al decreto Superbonus 110%, oltre alla facilitazione dell’assorbimento delle detrazioni non raggiunto per chi ha poca capienza Irpef, entrano altre modifiche come lo sconto in fattura per le classi popolari e Onlus.

Il voto in Commissione Finanze alla Camera è previsto per domani, lunedì 27 marzo 2023, giorno nel quale si conoscerà l’esito delle modifiche presentate su 33 emendamenti. Su alcune novità sembra già esserci convergenza, per altre è scontro tra maggioranza e opposizione.

Detrazioni a 10 anni: consolidata l’estensione, ma non per tutti

La proposta di estendere il periodo di recupero della detrazione del Superbonus 110% non è stata accolta. Troppo costosa dice la Ragionerai generale dello Stato. È quindi un addio definitivo alla detrazione in 10 anni? No, non del tutto. Infatti lo stop è arrivato solo per i contribuenti - l’opzione era nata per andare incontro ai contribuenti con redditi bassi - che non hanno la capienza fiscale necessaria per cogliere le detrazione.

Come ricorda Repubblica infatti la possibilità di recupero del rimborso sull’Irpef in 10 anni resta attuabile per le banche e le imprese che hanno acquistato i crediti. L’ipotesi prevede, come introdotto nel decreto Aiuti quater (Dl .176/2022) la possibilità di estendere il tempo di utilizzo del credito di imposta da 4 a 10 anni.

La decisione non è passata inosservata all’opposizione e, in particolare Alleanza Verdi e Sinistra, si è detta profondamente contraria perché in questo modo il governo Meloni non fa che confermare ai cittadini di avere a cuore solo il benessere dei ricchi e delle banche.

Ulteriori emendamenti al voto: tutele contro gli illeciti, nuovi documenti e terzo settore

Tra gli emendamenti riformulati, approvati o da approvare, si trova per esempio quello a tutela di chi acquista i crediti. L’emendamento contro gli illeciti - approvato il 16 febbraio - introduce una normativa che esclude:

il concorso nella violazione da parte dei cessionari dei crediti d’imposta che dimostrino di aver acquisito i crediti d’imposta e che siano in possesso della documentazione.

Per documentazione si intendono, per esempio, il titolo edilizio abitativo dell’intervento, la visura catastale dell’immobile e la delibera condominiale. L’ambito dell’esclusione dal concorso nella violazione è determinato da una condizione: il soggetto cedente deve rilasciare un’attestazione a prova del possesso della documentazione necessaria.

In fatto di documenti, in un altro decreto, è stata prevista l’integrazione di ulteriori atti, come il contratto di appalto tra soggetto che ha realizzato i lavori e il committente o appunto la visura catastale, che può essere quella storica.

Infine, tra le novità, c’è anche il ripristino dello sconto in fattura e della cessione del credito per le case popolari, le onlus e il terzo settore. Questo sarà possibile, come precisa il testo dell’emendamento, solo se i soggetti sono già costituiti alla data di entrata in vigore del decreto.

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