Superbonus, allarme pignoramento per molte case: cosa sta succedendo

Giorgia Bonamoneta

4 Marzo 2023 - 23:02

Il blocco del Superbonus in 4 mesi ha messo a rischio fallimento 50 mila imprese e milioni di case a rischio pignoramento. Ecco cosa sta succedendo.

Superbonus, allarme pignoramento per molte case: cosa sta succedendo

Il blocco della cessione del credito maturato con il Superbonus 110% mette a rischio non solo imprese, ma anche i condomini. Potrebbero essere milioni gli appartamenti a rischio pignoramento per mancato pagamento di cifre inaspettate.

Il primo passo verso il fallimento del Superbonus si era verificata a novembre scorso con l’interruzione dei pagamenti alle imprese e a cascata in questi giorni stanno arrivando lettere per sciogliere ogni tipo di legame tra i costruttori e gli intermediari che hanno anticipato le spese per la ristrutturazione degli edifici. A spiegarlo è Giuseppe Izzo ceo di Uese Italia spa, una delle società che assiste le imprese per la richiesta della Soa.

Lo scenario, spiega, è quello di cantieri interrotti e progetti di ristrutturazione e di riqualificazione energetica e sismica bloccati e a rischio non ripresa. I lavori sono fermi perché le imprese non ricevono soldi. Così non soltanto sono fermi i cantieri, ma anche le famiglie che si ritrovano la ristrutturazione bloccata e a rischio.

Come si sbloccherà la situazione? Ecco perché si parla di allarme pignoramento in merito al blocco del Superbonus 110%. Cosa sta accadendo e come verrà risolta la situazione di rischio?

Allarme Superbonus: case a rischio pignoramento

Cittadini e imprese sono in una grave situazione di stallo, con rischio fallimento e pignoramento, a causa del blocco della cessione del credito maturato con il Superbonus 110%. Effetti devastanti secondo Giuseppe Izzo, ceo di Uese Italia spa, che commenta l’arrivo di migliaia di lettere, prodotte da intermediari che avevano anticipato le spese per la ristrutturazione di edifici e che ora annunciato lo scioglimento di un legame con le imprese.

L’allarme è scattato. Il caos nel quale nuotano imprese e famiglie è destinato a peggiorare. Secondo gli scenari peggiori infatti da qui a fine anno l’unico modo per salvaguardare imprese e abitazioni dal rischio di pignoramento delle abitazioni sarà trovare fondi. Ma dove?

Perché c’è il rischio di pignoramento?

Senza fondi dallo Stato, quello che sta già accadendo è che le imprese stanno chiedendo ai proprietari delle abitazioni il denaro per completare i lavori. Si tratta di 25-30.000 euro in media che non tutti possono pagare. Infatti sono migliaia le famiglie che hanno dato l’ok ai cantieri, iniziati solo grazie alla garanzia della cessione del credito e che altrimenti non avrebbero mai dato il via alla ristrutturazione dell’immobile.

Le aziende chiedono i soldi necessari per finire il lavoro e chi non può pagarli si ritroverà in debito. Secondo le stime sono milioni gli appartamenti che rischiano di essere pignorati e messi all’asta, cioè persi dai legittimi proprietari dopo mesi di blocco dei cantieri. Oltre il danno la beffa. Una parte delle aziende potrebbe percorrere la strada della dichiarazione del fallimento, mentre per i proprietari delle abitazioni c’è il rischio di pignoramento e messa all’asta.

Rischio per le città del futuro? Le parole dei tecnici

Le conseguenze sono evidenti, dal blocco dei cantieri al rischio fallimento per oltre 50.000 imprese che negli ultimi quattro mesi non sono state sostenute economicamente.

Il quadro però non è solo economico. Da un punto di vista della sicurezza, il blocco dei cantieri è un rischio concreto per le città del futuro. Secondo le parole dell’architetta Giulia Latessa, direttrice Generale della PV Services srl di Vicenza, con il Superbonus 110% si stava riqualificando da un punto vista energetico e sismico gran parte il patrimonio edilizio italiano.

Cantieri interrotti che rischiano di non ripartire mai più, insieme a progetti presentati e non più realizzabili, ci restituiscono una visione futura del tessuto urbano ben peggiore di quella che avremmo dovuto, e voluto, consegnare i nostri figli”, ha spiegato. Serve una soluzione concreta da parte del governo.

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