Tegola per debito Italia? L’effetto dei tassi Bce al 4,50% e della fine del Pepp

Violetta Silvestri

14 Dicembre 2023 - 16:21

L’ultima riunione Bce del 2023 ha confermato i tassi al 4,5% e annunciato la riduzione degli acquisti di obbligazioni del Pepp nel 2024: quale impatto sul debito italiano?

Tegola per debito Italia? L’effetto dei tassi Bce al 4,50% e della fine del Pepp

Tassi ancora fermi al 4,50% e diminuzione dei reinvestimenti del Pepp da giugno 2024: cosa significa per il debito italiano?

Sul fronte obbligazionario, i rendimenti del Btp decennale, come nel resto d’Europa e negli Usa, sono in evidente calo e il titolo di Stato italiano a 10 anni viaggia sotto la soglia del 4%. Il mercato obbligazionario sta scontando la fine dei rialzi dei tassi.

Tuttavia, occorre ricordare che il livello del costo del denaro attuale, anche se invariato, è ancora molto elevato e potrebbe restare fermo su tale soglia per mesi.

L’Italia è già finita nel mirino degli analisti quando ha previsto un deficit maggiore delle stime nella Nadef, riaccendendo tutti i dubbi sulla tenuta dei conti pubblici, sulla spesa troppo alta, su una crescita vacillante. I tassi di interesse della Bce al 4,50% possono comunque incidere negativamente.

L’Italia, con il fardello del debito, rischia dinanzi a tassi così elevati e alla riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Bce da giugno 2024? La chiusura del Pepp potrebbe anch’essa influire sulla stabilità del mercato obbligazionario italiano.

Tassi Bce al 4,50% e fine Pepp: cosa aspettarsi sul debito dell’Italia?

Lo scenario che si va delineando dopo la riunione di dicembre della Bce che ha mantenuto i tassi di interesse al 4,50% non è affatto privo di insidie, anche se spread e rendimenti sono in calo nella speranza di una politica monetaria non più aggressiva.

Il debito italiano rimane in primo piano. Innanzitutto perché è elevato ed è aumentato a settembre con 2.844 miliardi di euro nell’ultima rilevazione di Bankitalia, aggiungendo 4 miliardi dal mese precedente.

Poi, occorre considerare che la Bce chiuderà il programma di acquisto del debito degli Stati a fine 2024, iniziando a limitare gli acquisti di obbligazioni da giugno prossimo a un ritmo di 7,5 miliardi di euro al mese.

Le obbligazioni italiane sono percepite come le più fragili dinanzi a potenziali ai cambiamenti nel cosiddetto Quantitative Tightening (politica della banca centrale volta a ridurre liquidità anche attraverso la limitazione di acquisti di obbligazioni sovrane), poiché sono state tra i principali beneficiari dei programmi di acquisto di asset.

L’emissione lorda di bond sovrani nel 2023, stando a indicazioni di settembre, sarebbe di 333 miliardi di euro circa per l’Italia e per il 2024 415 miliardi di euro. In sostanza, con la Bce in ritirata negli acquisti, l’Italia avrà bisogno di attrarre compratori.

Una simulazione dell’Osservatorio dei Conti pubblici ha evidenziato che con un aumento di 1 punto percentuale dei tassi di interesse sui titoli di Stato, persistente e uniforme lungo la curva per scadenze, la spesa per interessi crescerebbe di 3 miliardi nei successivi 12 mesi (e di 39,4 miliardi nei successivi 5 anni).

Il costo annuale del servizio del debito in Italia sarà di circa 75 miliardi di euro quest’anno, rispetto ai 57,3 miliardi di euro del 2020, ha affermato la società di rating Scope. Si potrà arrivare anche a 100 miliardi entro il 2026.

Anche con uno stop al rialzo dei tassi nella decisione Bce dicembre, il debito italiano non è al sicuro. Il mercato obbligazionario rimane sotto osservazione.

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