Velocizzare e depenalizzare: come cambierà la Giustizia con Carlo Nordio

Antonella Ciaccia

23/10/2022

Carlo Nordio è il nuovo ministro della Giustizia. Dopo il giuramento al Quirinale promette processi più veloci, carriere separate per i giudici e indica tra le priorità il tema delle depenalizzazioni.

Velocizzare e depenalizzare: come cambierà la Giustizia con Carlo Nordio

L’ex procuratore aggiunto di Venezia è ormai titolare del dicastero di via Arenula. Il nuovo Guardasigilli Nordio ha passato una vita nei palazzi di giustizia prima di essere eletto in questa legislatura con Fratelli d’Italia.

La sua direzione è già scritta nella stessa biografia: intellettuale indipendente, di cultura garantista e liberale, da sempre critico verso le correnti politicizzate della magistratura, ha accettato di candidarsi al Parlamento con il partito di Giorgia Meloni con il ruolo di suggeritore della riforma della giustizia prevista dal programma di governo del centrodestra, in piena sintonia con Giulia Bongiorno esponente della Lega.

L’orizzonte per in nuovo Ministro è abbastanza chiaro: fine del predominio delle toghe rosse, riequilibrio dei poteri tra politica e magistratura. Contrariamente alla maggioranza dei suoi ex colleghi, è un fautore della separazione delle carriere, con due distinti percorsi tra giudice e pm.

Prima di andare in via Arenula, per il passaggio di consegne, ha avuto parole di apprezzamento per la ministra uscente Marta Cartabia. Per Nordio, la Riforma avviata dall’ex Guardasigilli andava nella direzione giusta, ma, come lui stesso sottolinea: «... le leggi non le fa il ministro ma il Parlamento, e per questo Cartabia ha dovuto fare i conti con quelli che si dicono giustizialisti e non garantisti.».

Il neo deputato di Fratelli d’Italia, che per anni, con libri ed editoriali ha infierito sulle contraddizioni della magistratura dall’interno dello stesso ordine giudiziario, assume oggi un compito difficile nel nuovo esecutivo: rappresentare un progetto autonomo e una cultura liberale del diritto.

Profilo del nuovo Guardasigilli Carlo Nordio

In magistratura dal 1977, ha speso quasi quarant’anni nei panni di giudice istruttore prima e pubblico ministero dopo. A Venezia ha condotto l’inchiesta sulle Brigate Rosse venete, su alcuni sequestri di persona, fino a quando negli anni ’90 ha conquistato notorietà per le indagini sulle tangenti delle Coop rosse. Fu in quel periodo che polemizzò con veemenza coi colleghi di Milano che si occupavano di Mani Pulite.

Dal 2017 è in pensione, ha lavorato come editorialista del Gazzettino e del Messaggero avvicinandosi sempre di più alle posizioni del centrodestra: ha attaccato le riforme dei Pentastellati e la scorsa primavera è stato tra i più forti sostenitori dei referendum della giustizia promossi da Matteo Salvini. Da sempre favorevole anche ai quesiti che Fratelli d’Italia non appoggiava, come quello contro la legge Severino. Infatti, il neo Guardasigilli è convinto che la legge anticorruzione andrà limitata.

Le intenzioni del nuovo Ministro della Giustizia

Nordio succede a Marta Cartabia, con la quale si era aperta una fase nuova per il processo e l’esecuzione penale; la Ministra uscente è stata promotrice del più ricco e articolato pacchetto di riforme della giustizia dal dopoguerra.

Dopo il giuramento al Quirinale, il nuovo Guardasigilli ha raggiunto il Palazzo di via Arenula, dove, per qualche ora ha dialogato con la ministra uscente.

Se alla Cartabia era toccato l’arduo compito di piantare riforme indispensabili, sul processo civile, penale e Csm, a fronte di una maggioranza davvero eterogenea e divisa, a Nordio è spettata l’eredità di nuove norme già in essere e i relativi decreti attuativi, oltre alle altre scadenze del Pnrr legate alla giustizia.

E dunque, in un quadro internazionale gravoso, la crisi già segnata dallo stigma della recessione e che mette la premier Meloni di fronte all’incubo dell’oppressione energetica, il nuovo titolare di via Arenula dovrà tenere sul tavolo anche la giustizia, ma senza farne motivo di conflitti.

Le priorità per il nuovo Ministro della Giustizia

Circondato dai giornalisti dopo il giuramento, Carlo Nordio sceglie posizioni che sono state definite da molte testate giornalistiche come morbide , introducendo a sorpresa il tema delle depenalizzazioni.

Elencando le priorità del suo mandato, Nordio promette processi più veloci e carriere separate per giudici e Pm. Per lui, velocizzare i processi, significa agganciarsi alla ripresa dell’economia, perché, a suo dire, i ritardi allontanano investitori ed aziende e costano il 2% di Pil.

Accelerare sui processi significa non solo concentrarsi sulla prima vera emergenza, ma anche su una questione meno divisiva. Perché, è opinione del nuovo Ministro, che a tutte le toghe interessi avere una giustizia più efficiente.

Così ha sintetizzato su questi argomenti: «Bisogna semplificare le procedure, individuare bene le competenze, eseguire quei programmi che sono compatibili con le risorse che abbiamo». E dritto al punto: «La velocizzazione avviene con la depenalizzazione: attraverso una riduzione dei reati. Quindi va eliminato questo pregiudizio che la sicurezza, o la buona amministrazione, siano tutelate dalle leggi penali».

Perché la strada della depenalizzazione?

La velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati. Per l’ex magistrato è necessario eliminare il pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali. In questo Nordio è chiaro: “Questo non è vero e lo abbiamo sperimentato sul campo, soprattutto quelli come me che hanno fatto per quarant’anni i pm”.

È quindi il garantismo la stella polare del nuovo Ministro, ma non solo. Nel corso del suo intervento a margine del giuramento, ha voluto spiegare anche che tra i primi provvedimenti sulla giustizia ci sarà l’attuazione del codice Vassalli, firmato da una medaglia d’argento alla Resistenza e, in prospettiva, la revisione del codice penale firmato da Mussolini di cui, a suo dire, nessuno parla.

Le riforme immediatamente accessibili al nuovo Guardasiglilli

Su quali dossier Nordio potrà davvero intervenire a breve? Potendo contare su una convergenza almeno parziale fra il partito Fdl, col quale è diventato parlamentare e gli altri della coalizione, prevediamo che tutti saranno d’accordo non solo sull’ambiziosa separazione delle carriere ma anche sul più immediatamente realizzabile divieto d’appello per i pm.

Il rilancio della legge Pecorella troverebbe un terreno già parzialmente preparato dalla Commissione Lattanzi. Legge che ricordiamo, troncava la possibilità di appello per le sentenze di proscioglimento dovute, oltre all’assoluzione, anche a prescrizione, amnistia, improcedibilità dell’azione penale. E che lasciava ai Pm la possibilità di ricorrere contro un’assoluzione solo nel caso in cui a carico dell’imputato fossero emerse prove nuove e decisive.

Sul piano delle grandi sfide si potrebbe quindi partire da lì. Ma poi, fin dal primo minuto in cui prenderà posto al Ministero della Giustizia, dovrà dedicarsi all’accelerazione vera dei tempi dei processi. Partendo dalle norme appena introdotte con i decreti attuativi di Cartabia sul civile e sul penale, sarà tenuto ad implementarli con straordinari investimenti e misure organizzative.

Non ultime quelle reclamate per esempio dalla magistratura lombarda che per prima si chiede come sarà possibile coniugare i nuovi poteri del gup previsti dalla riforma e la cronica carenza d’organico, così sofferta da tutte le sezioni dei tribunali d’Italia.

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