5 motivi di preoccupazione per i mercati globali

Violetta Silvestri

24 Novembre 2023 - 11:50

I mercati globali si preparano a un’altra settimana intensa: sono 5 i temi cruciali a livello economico e finanziario, che possono sconvolgere le Borse mondiali.

5 motivi di preoccupazione per i mercati globali

I mercati finanziari globali si apprestano a chiudere il mese di novembre all’insegna dell’incertezza, con 5 motivi di potenziale volatilità in arrivo.

Anche la prossima settimana, infatti, avrà come protagonisti eventi e dati macroeconomici rilevanti, in grado di indebolire o rafforzare il sentiment degli investitori in questo anno così turbolento e imprevedibile per le piazze finanziarie mondiali.

Inflazione, movimenti valutari, aspettative sulle banche centrali e la conferenza Cop28 sui cambiamenti climatici negli Emirati Arabi Uniti offriranno spunti di riflessione sulle prospettive economiche globali del 2024, oltre a guidare eventuali perdite o guadagni nelle Borse globali.

1. Aspettando la ripresa in Cina

I riflettori resteranno ancora accesi sulla Cina, dopo che in questa settimana sono emersi nuovi indizi sulla gravità e complessità della crisi immobiliare e finanziaria della nazione.

Il mercato degli immobili resta in bilico tra insolvenze e deboli scenari di ripresa, mentre la fragile domanda interna stimola la deflazione, aggravata da una disoccupazione giovanile record. In questo contesto, il principale consigliere economico cinese prevede ancora la possibilità di un obiettivo di crescita del 5% per il secondo anno, ha riferito in esclusiva Reuters il 22 novembre.

Per arrivarci, però, sarà necessario rafforzare gli stimoli fiscali. I mercati si aspettano un atteggiamento più attivo da parte del Governo, con le azioni della Cina continentale che scivolano al ribasso mentre gli investitori rimangono in attesa di capire cosa accadrà al dragone.

Finora, le misure di sostegno sono state in gran parte insufficienti, il che significa che anche il raggiungimento dell’obiettivo di crescita di quest’anno sarà difficile. Giovedì prossimo, la Cina pubblicherà dati ufficiali dei Pmi manifatturieri, che il mese scorso hanno mostrato una contrazione inaspettata.

2. Inflazione in Europa

I dati sull’inflazione della zona euro del 30 novembre potrebbero confermare la tendenza alla moderazione degli aumenti dei prezzi.

Tuttavia, se i trader reagiscono anticipando le scommesse su quando la Banca Centrale Europea potrebbe tagliare i tassi di interesse, ci si aspetta che i politici monetari intervengano per frenare gli entusiasmi.

Dopo la notizia rincuorante che l’aumento dei prezzi al consumo è rallentato al 2,9% in ottobre, la presidente della Bce Christine Lagarde ha avvertito che i costi di finanziamento dovranno restare restrittivi per molti mesi a venire. Nei verbali Bce, inoltre, si è fatto riferimento proprio alla necessità di essere vigili e perseveranti, con il messaggio che un rialzo dei tassi può ancora essere deciso.

Il 21 novembre, i funzionari dell’Eurotower hanno minimizzato le aspettative del mercato secondo cui la banca centrale avrebbe abbassato il tasso sui depositi principali dal livello record del 4% già nell’aprile 2024. I politici rimangono diffidenti nei confronti di tagli dei tassi imminenti, visto che questa mossa accomodane si tradurrebbe in un aumento dei prestiti bancari e della spesa delle famiglie, rinnovando le pressioni inflazionistiche.

I rendimenti obbligazionari dell’Eurozona, bloccati in un range ristretto, fanno prevedere che questa divergenza tra l’ottimismo del mercato e la cautela delle banche centrali continuerà per un bel po’ di tempo.

3. Dati Usa nel mirino dei mercati

Sulla scia di un rapporto incoraggiante sui prezzi al consumo, i mercati sperano che un altro rapporto relativamente moderato sull’inflazione statunitense possa sostenere la fine della campagna di rialzo dei tassi di interesse della Federal Reserve.

Secondo un sondaggio Reuters, l’indice dei prezzi della spesa per consumi personali (PCE) che sarà aggiornato il 30 novembre non dovrebbe mostrare alcun cambiamento nel mese di ottobre rispetto al precedente. L’indice PCE è aumentato dello 0,4% a settembre, in linea con il rialzo di agosto.

Un altro indicatore chiave dell’inflazione, l’indice dei prezzi al consumo (CPI), è rimasto invariato a ottobre, Questo risultato ha dato una spinta alle azioni e rafforzato l’idea che la Fed probabilmente è giunta alla fine del suo ciclo di rialzo dei tassi di interesse.

Mentre gli investitori valutano quanto l’economia potrebbe raffreddarsi, altri importanti rapporti economici previsti nei prossimi giorni daranno indicazioni cruciali, come un indice di fiducia dei consumatori del 28 novembre. La lettura di ottobre ha mostrato un terzo calo mensile consecutivo.

4. Attenzione al dollaro

Il dollaro si avvia verso la performance mensile più debole dell’anno, con una perdita finora del 2,7%.

La prospettiva di un rapido passaggio ai tagli dei tassi da parte della Federal Reserve il prossimo anno ha spinto gli investitori verso i titoli del Tesoro. I rendimenti hanno quindi mostrato un ribasso e la propensione al rischio ne ha guadagnato, a scapito del dollaro. Il momento sembra dunque complicato per il biglietto verde.

Stagionalmente, dicembre è il mese peggiore per la performance del dollaro. Dal 1973, il dollaro ha perso in media lo 0,9% a dicembre. Ma tende a recuperare quelle perdite a gennaio, con un guadagno medio dello 0,98%.

Le statistiche non vedono un calo di tre o addirittura due mesi. Ci sono stati 16 anni in cui il dollaro si è indebolito a novembre e dicembre, ma solo quattro anni in cui è scivolato in basso a novembre, dicembre e gennaio dell’anno successivo. Nel 2023, quale combinazione si concretizzerà?

5. COP 28, qual è il clima?

La COP28 prende il via a Dubai e raggiungere un accordo su come affrontare il riscaldamento globale e, soprattutto, su come finanziarlo sembra più difficile che mai per i quasi 200 Paesi e istituzioni partecipanti.

Gli obiettivi principali stabiliti dal presidente della COP – e signore del petrolio degli Emirati Arabi Uniti – Sultan Ahmed Al Jaber sono quelli di accelerare l’abbandono dei combustibili fossili; potenziare la finanza climatica; preservare la biodiversità e finanziare un fondo “perdite e danni” per garantire che i Paesi più poveri e vulnerabili non siano le vittime di questa lotta ai cambiamenti climatici.

Il meglio che si può sperare potrebbe essere più denaro e attenzione da parte delle grandi istituzioni multilaterali come la Banca Mondiale, nonché accordi su aree non controverse come triplicare la capacità globale di energia rinnovabile.

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