I 6 rischi più grandi per i mercati finanziari nel 2016 - Telegraph

Lorenzo Monti

25/11/2015

Interessante disamina pubblicata dal quotidiano britannico Telegraph su quali siano i principali rischi che il mercato finanziario si troverà ad affrontare nel 2016.

I 6 rischi più grandi per i mercati finanziari nel 2016 - Telegraph

Il quotidiano britannico Telegraph ha pubblicato un’analisi sui principali rischi per il 2016 sui mercati finanziari, ma sono ancora molti dal punto di vista economico gli avvenimenti da seguire prima della fine dell’anno.

Il 3 dicembre prossimo, nell’ultimo meeting annuale della BCE, Mario Draghi potrebbe annunciare l’intenzione di aumentare l’allentamento monetario nell’Eurozona.
Il 4 dicembre si riunirà l’Opec per decidere se continuare la produzione di Petrolio sui livelli attuali (circa 30 milioni di barili al giorno).

Ultimo, ma non per importanza, sarà il board della Fed del 16 dicembre, dove potrebbe finalmente prendere il via il preannunciato ciclo di rialzo dei tassi di interesse USA.

Questi eventi influiranno certamente sull’andamento economico mondiale del 2016, ed il Telegraph ha approfondito quali saranno i possibili sviluppi sui mercati.

1) Crollo del mercato obbligazionario

La politica espansiva delle Banche Centrali mondiali ha dato la possibilità a molte aziende di indebitarsi a tassi favorevoli. Ma quest’epoca volge ormai al termine, e a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i sottoscrittori del debito di società energetiche.

Il Telegraph cita, ad esempio, Chesapeake Energy, una delle più grandi società produttrici di shale oil degli Stati Uniti. I bassi prezzi del Petrolio hanno messo in ginocchio il settore dello shale oil, ed il bond con scadenza 2020 della società americana è attualmente negoziato a 40 dollari (dai 100 di emissione).

Il totale delle obbligazioni emessa da Chesapeake Energy sfiora gli 11 miliardi di dollari e se il petrolio continuerà a scendere le possibilità di rimborso per i sottoscrittori si ridurranno drasticamente.

2) Crisi del debito dei Mercati Emergenti

Il settore obbligazionario che si prevede sarà più in difficoltà sarà quello dei Mercati Emergenti. Paesi come Cina, Russia, Brasile e India sono per definizione tra i principali produttori ed esportatori di materie prime del globo.
Ma il crollo del valore delle commodity, sommato al dollaro forte e alla svalutazione continua delle valute dei paesi sopraelencati, potrebbe portare difficoltà gravissime alle aziende che si occupano di materie prime operanti nei Paesi Emergenti.

Infatti nel 2009, con il dollaro ai minimi storici, molte imprese degli Emergenti hanno pensato di emettere bond in dollari per attrarre più capitali.
Ora le conseguenze di quella mossa potrebbero essere devastanti.

3) Indebitamento fuori controllo

I tassi molto bassi di questi ultimi anni hanno anche alimentato la corsa all’indebitamento al fine di acquisire competitor e creare gruppi industriali sempre più grandi.
L’esempio che fa il Telegraph è quello di Valeant, operante nel settore farmaceutico.
Valeant ha emesso 10 miliardi di dollari di bond per acquisire Salix nella primavera di quest’anno.

Dopo l’operazione di M&A il titolo in borsa si è apprezzato di oltre il 25% fino a 262$, per poi crollare bruscamente fino agli attuali 90$ dopo un rapporto di Citron Research, che evidenziava come l’espansione della società sia totalmente dovuta al forte indebitamento piuttosto che a fondamentali economici validi.

4) Il taglio ai dividendi

L’aumento del costo del denaro negli USA si ripercuoterà sui bilanci aziendali, che vedranno salire immediatamente gli oneri finanziari. Questo abbasserà gli utili e di conseguenza il dividend yeld delle società quotate, con probabili ricadute anche sul valore dei singoli titoli, che verranno visti dal mercato come meno appetibili.

5) Il mercato azionario è sopravvalutato

L’allentamento monetario generalizzato delle principali Banche Centrali mondiali ha in parte “pompato” eccessivamente il valore delle società quotate.
Con la fine dell’epoca dei tassi bassi è prevedibile quindi uno storno sui principali mercati azionari del globo.

6) Lo spostamento dei flussi di capitale mondiali

L’altro problema principale che dovrà affrontare nel 2016 il mercato azionario sarà la vendita delle partecipazioni azionarie detenute da molti fondi sovrani.
Il basso prezzo del Petrolio porterà una riduzione degli introiti per stati come Norvegia, Qatar e Arabia Saudita.
La conseguenza prevedibile sarà che i fondi sovrani di paesi come quelli appena elencati saranno costretti a monetizzare molte delle partecipazioni detenute nel mercato azionario.

Si tratterebbe di un inversione di tendenza dopo un ventennio caratterizzato da forti afflussi di petroldollari nei mercati finanziari occidentali.

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