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Madame Bovary Copertina flessibile – 1 febbraio 2014
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa384 pagine
- LinguaItaliano
- Data di pubblicazione1 febbraio 2014
- Dimensioni13 x 2.44 x 19.99 cm
- ISBN-10880790098X
- ISBN-13978-8807900983
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Dettagli prodotto
- Editore : Feltrinelli; 15° edizione (1 febbraio 2014)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 384 pagine
- ISBN-10 : 880790098X
- ISBN-13 : 978-8807900983
- Peso articolo : 300 g
- Dimensioni : 13 x 2.44 x 19.99 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 45,221 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Precede di una ventina d'anni il celeberrimo "Anna Karenina" di Lev Tolstoj e la protagonista Emma Bovary ha in comune con la protagonista del capolavoro russo la fanciullezza serena, l'accomodomento da parte della famiglia di un matrimonio con una persona rispettabile, che le garantisca una certa agiatezza, e poi un evento fatale, un ballo a palazzo di un conte, che desta in lei desideri sconosciuti. Ma mentre la passione di Anna Karenina si rivela presto triste, una sorta di lente distorcente su ogni aspetto del mondo, su cui lei si accartoccia e per cui giunge a considerare brutto e corrotto ogni aspetto della realtà fino al suicidio dettato dalla disperazione esistenziale, quello di Emma Bovary è invece un continuo crescendo di desideri, di desiderio per il desiderio. In barba a Oscar Wilde che predicava che l'unico modo di resistere alle tentazioni è cedervi, a Madame Bovary non sfugge che ogni desiderio che realizza non è altro che il trampolino per uno nuovo, più intenso, più grande. Un nuovo incontro ancora più appassionato con l'amante, un altro vestito che segua l'ultima moda delle grandi città, una nuova tendina per il salotto con le migliori stoffe o un altro monile di cui poi si inevitabilmente si stancherà. Ma Madame Bovary non è l'unica che desideri nel tranquillo villaggio di Yonville: il farmacista Homais brama la fama tra la comunità scientifica non meno di quanto Emma aneli i piaceri della carne, e se tale passione può apparire più innocente, non sono altrettanto innocenti le imprese sconsiderate a cui lo spinge, come operare senza la necessaria preparazione il garzone del villaggio, oppure il vuoto filosofeggiare che nel migliore dei casi appare pedante, cinico le altre volte. La sua logorroica vanagloria mi ha riportato alla mente un verso di Emily Dickinson "A un cuore in pezzi nessuno s'avvicini senza l'alto privilegio di aver sofferto altrettanto." E poi il merciaio usuraio monsieur Lheurheux, l'unico nel villaggio a sapere delle scappatelle della protagonista ma che ben si guarda dall'esserle amico preferendo sfruttare la sua debolezza per accumulare sempre più crediti finché pago, o forse timoroso di superare il limite oltre il quale lei non sarebbe più stata in grado di restituire, le getta in faccia tutti i doveri, spingendola così al suicidio. Questi e altri personaggi minori ancora costituiscono la carrellata di abitanti del piccolo villaggio di campagna di Yonville, dei piccoli mostri che a me hanno ricordato quelli di "Cose preziose" di Stephen King: "innocenti" persone, brav'uomini e brave donne, che tuttavia non sanno assolutamente fare a meno di desiderare di più, di non limitarsi ad accettare quanto già possiedono. Uso l'espressione "limitarsi ad accettare" non come sinonimo di "accontentarsi", di rassegnazione alla mancanza bensì al contrario di celebrazione della propria ricchezza personale, unica, che nessuno meglio di ognuno di noi può conoscere ed apprezzare, tanto più che i personaggi dell'opera non possono dirsi dei giovincelli.
A mio avviso l'unica eccezione a questo desiderio logorante che inficia in varia misura ogni personaggio del romanzo è costituita proprio dal co-protagonista Charles Bovary, marito di Emma. Proprio lui che in gioventù si era fatto temporaneamente distrarre dallo studio dai piaceri della vita di città, e per cui era stato richiamato con severità dalla madre invadente, nell'età adulta per quanto appaia mediocre sotto alcuni aspetti, io ho trovato più equilibrato e assennato per tanti altri. Un uomo che riconosce con gratitudine le fortune che la vita gli ha concesso, tra qui appunto una moglie bella e pure devota (secondo il suo ingenuo punto di vista), affezionato alla figlia e che si limita a concedersi qualche piccolo vizio ogni tanto.
Mi ha colpito che perfino l'autore, Gustave Flaubert, abbia dichiarato "io sono la vera Madame Bovary", una spirale del desiderio che quindi fuoriesce dalle pagine del libro. Un'opera forse incomprensibile per me che non ho vissuto il secolo d'oro del Romanticismo Francese ma che probabilmente fornisce un paradigma per interpretare benissimo la società contemporanea, forse ancor più pervasiva di quella Normandia o di Parigi di un tempo, nell'istillare in maniera così pervasiva e perniciosa, tanti desideri di oggetti tutt'altro che indispensabili, valori tutt'altro che stimabili, d'istigare alla gara nella ricerca di piaceri effimeri, nello spingere al desiderio di emulazione di personaggi talmente lontani e irraggiungibili eppure ingannevolmente vicini. In questa occasione di riflessione credo risieda il valore dell'opera.
La prosa poi è estremamente scorrevole e il romanzo si lascia divorare pagina dopo pagina.
Una figura femminile che risulta vera proprio nelle sue contraddizioni, una disillusa che cerca di ribellarsi alla propria condizione.
Il romanzo all'inizio può apparire un tantino noioso, ma proseguendo nella lettura il ritmo si fa più sostenuto e coinvolgente. Un romanzo importante, dal quale ha avuto origine il termine 'bovarismo' che esprime proprio la perenne insoddisfazione per la realtà circostante che contraddistingue la protagonista.
Sicuramente un libro meraviglioso che mi sento di consigliare.