Bail-in, Draghi vs. Italia: nuovi dubbi sulla solidità delle banche

Livio Spadaro

02/02/2016

Il presidente della BCE, Mario Draghi, ha chiesto l’applicazione del Bail-in in modo «coerente», in pieno contrasto con le istituzioni italiane. Le banche italiane sono solide?

Bail-in, Draghi vs. Italia: nuovi dubbi sulla solidità delle banche

Nel discorso al Parlamento europeo, il presidente della BCE, Mario Draghi, ha lanciato una stoccata all’Italia dichiarando che il meccanismo del Bail-in va applicato “con coerenza”. Queste parole sembrano in pieno contrasto con il governo italiano e con Bankitalia (da sempre avversa a tale meccanismo di salvataggio) e gelano le aspettative degli investitori e dei risparmiatori italiani sulla ripresa del sistema bancario italiano.

L’accordo trovato con l’UE per la creazione di una mini Bad Bank potrebbe non bastare e l’attuazione senza discrezionalità del Bail-in potrebbe aumentare la già alta sfiducia dei risparmiatori verso il sistema bancario italiano che, al contrario di quanto affermano politici e banchieri, non sembra essere tra i più solidi. Nel frattempo, in Borsa tornano sotto tiro della speculazione i titoli azionari bancari con MPS che ha quasi azzerato il forte rimbalzo della settimana scorsa.

Draghi: Bail-in va applicato con coerenza

Il presidente della BCE, Mario Draghi, nel discorso tenuto al Parlamento europeo non tende la mano all’Italia. Nel discorso, pur ribadendo la volontà di intervenire a Marzo in termini di politica monetaria, il presidente dell’istituto centrale europeo ha chiesto l’applicazione “con coerenza” del nuovo meccanismo di salvataggio bancario: il Bail-in.

Draghi ha in pratica sostenuto che una riduzione dei rischi bancari corrisponde ad una condivisione degli stessi, sia da parte degli azionisti che da parte di obbligazionisti e correntisti (con conti al di sopra dei €100 mila).

Dichiarazioni in pieno contrasto con le richieste del governo italiano e con il pensiero di Banca d’Italia, quest’ultima da sempre avversa a tale modello di salvataggio ancor prima del fallimento dei quattro istituti di credito interessati dal decreto salva-banche.

Bail-in: l’avversione di sempre di Bankitalia

Difatti, Ignazio Visco, Governatore di Bankitalia, nell’intervento di fine Gennaio all’Assiom Forex, ha ribadito le antiche posizioni della Banca d’Italia in merito al Bail-in.

Il Governatore ha ricordato come in tempi non sospetti, la banca centrale italiana avesse guardato con sospetto al nuovo meccanismo di salvataggio bancario, visto che è stato introdotto in una fase transitoria di cui non sembra essere stata tenuta conto.

Visco, e tutta Bankitalia, avrebbe preferito un’introduzione graduale del meccanismo di salvataggio, quando le cose per le banche italiane sarebbero potute migliorare e con una consapevolezza maggiore dei risparmiatori. Tuttavia, la disapprovazione di Bankitalia all’epoca dei fatti rimase inascoltata.

Nel particolare, Bankitalia avrebbe voluto che il Bail-in fosse stato applicabile solo a particolari strumenti finanziari, segmentando così le obbligazioni assoggettate a tale meccanismo. Ipotesi rimandata al mittente visto che sarebbero state troppo poche le passività assoggettabili al nuovo meccanismo di salvataggio, che avrebbe così reintrodotto l’aiuto di Stato.

Il Governatore ha sottolineato come il meccanismo del Bail-in abbia una clausola di revisione utilizzabile entro Giugno 2018 che, secondo Visco, andrebbe fatta valere. Questo suona come un campanello d’allarme. Perché chiedere una revisione del Bail-in se il sistema bancario italiano è così solido come dicono?

Perché in realtà potrebbe non esserlo vista la mancanza di dettagli di Bankitalia. Si sà solo che le banche del Bel Paese detengono più di €200 miliardi di crediti deteriorati, coperti al 60%, con sofferenze scoperte di €80 miliardi. E’ vero che vi sono garanzie reali per €160 miliardi, ma la banca centrale italiana non fornisce dati in merito e quindi non si sà l’effettivo grado di garanzia sui crediti in sofferenza.

Visco, nella relazione di Assiom, lascia intendere che il piano di riserva per salvare le banche è che gli stessi istituti di credito si aiutino tra loro per scongiurare l’intervento del Bail-in.

Banche italiane: sono davvero solide?

Nel complesso sembra che non ci sia coerenza tra ciò che affermano vertici istituzionali e verità: si afferma che il sistema bancario è solido e che i crediti deteriorati sono coperti in modo corretto da che ne consegue che non c’è bisogno di nessun intervento. Tuttavia, le istituzioni chiedono una revisione del Bail-in e una Bad-Bank per alleggerire i bilanci delle banche dai non-performing loans (NPL).

Draghi in questo senso potrebbe dare una mano all’Italia, dopo averlo già fatto sostenendo che i controlli effettuati sulle 6 banche italiane erano solo di routine, placando in questo modo la speculazione ribassista sui titoli azionari e sull’intero indice italiano.

Eppure quelle indagini servivano al comitato di risoluzione europeo per approntare piani appunto di “risoluzione” nel caso ve ne fosse bisogno, partendo dagli istituti più a rischio. C’è quindi sia un contrasto tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto e sia un’azione frammentatata delle istituzioni, che non fa altro che aumentare le speculazioni sui mercati finanziari.

Difatti, oggi i titoli bancari italiani sono ritornati sotto tiro della speculazione a ribasso: Banca MPS perde il 7,3%, BPER il 4%, Ubi il 3,58%, Intesa il 2,3%, Unicredit l’1,7%, Unipol il 2,9%, Mediolanum il 2,4%, BPM il 2,5% e Banco Popolare il 2,8%. Sarà un caso?

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