CeTIF 2018: la banca-piattaforma è uno scenario vincente

Giulia Adonopoulos

05/07/2018

PSD2, apertura alle API, Instant Payment e nuovi modelli di coopetition con le fintech: in questo scenario le banche hanno una straordinaria opportunità, quella di diventare piattaforma e offrire servizi a valore aggiunto.

CeTIF 2018: la banca-piattaforma è uno scenario vincente

I trend e le strategie in atto, e le principali esigenze avvertite dagli operatori di mercato stanno riguardando la revisione dei modelli operativi delle banche e di approcci per la gestione e integrazione di servizi basati su API, in un’ottica banca-piattaforma, con conseguenze in termini di utilizzo efficace e monetizzazione dei dati e flussi informativi.

L’ecosistema dei servizi finanziari sta includendo sempre più nuovi attori, fintech e terze parti, dalla cui collaborazione le banche e gli istituti tradizionali possono trarre vantaggi strategici, non solo grazie alla loro velocità di innovazione e usabilità, ma anche attraverso l’integrazione dell’offerta di prodotti e servizi in ottica multicanale.

È quanto è emerso al CeTIF Open Summit tenutosi giovedì 5 luglio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in collaborazione con Enterprise, nel quale sono intervenute istituzioni quali l’Ufficio del Garante per la protezione dei dati personali della Privacy e IVASS, nonché primari attori del mercato bancario e assicurativo.

PSD2 e apertura alle API: nuovi scenari per le banche

La portata disruptive della PSD2, tuttavia, non sono le API in sé ma la mole di informazioni in entrata e in uscita contenute in esse, che se pensate anche in ottica GDPR fanno emergere come la banca sia responsabile nei confronti del cliente del governo di questi flussi informativi. La gestione e il monitoraggio delle informazioni può consentire alla banca-piattaforma di interagire in più ambienti offrendo servizi a valore aggiunto grazie all’interazione nella catena del valore di terze parti.

I modelli di business connessi a diversi approcci di utilizzo delle API dipendono dal grado di maturità e dal posizionamento strategico del singolo istituto bancario: da un approccio di mera esposizione conforme alla normativa PSD2 ad un approccio che permette la monetizzazione delle API offerte all’ecosistema in un’ottica di piattaforma, passando per modelli di partnership con nuovi operatori e terze parti.

Alla base vi è il concetto di API come business product: a seconda dell’utilizzo strategico che se ne fa, le API richiedono attività di management quali lo sviluppo delle componenti tecnologiche, la generazione della documentazione, la gestione degli accessi e delle policy, il controllo dei rischi, ecc...

Infine emerge come i grandi e strutturati gruppi bancari prediligano la sperimentazione di partnership con terze parti per trarne vantaggi strategici grazie alla loro velocità di innovazione e usabilità (ad es. Unicredit e Intesa Sanpaolo in Italia). Le banche innovative, generalmente più piccole e con una gamma di servizi offerti non paragonabile a quella dei grandi gruppi, cercano nell’ecosistema un approccio più generalista che consenta loro di conseguire un’integrazione della propria offerta in un’ottica di piattaforma (ad es. Banca Sella in Italia e BBVA in Spagna).

CeTIF - Centro di Ricerca su Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

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