Cina, Russia e Arabia Saudita nel Consiglio per i diritti umani dell’ONU. Proteste in tutto il mondo

Riccardo Lozzi

13 Ottobre 2020 - 13:11

Forti proteste da parte di attivisti e ONG di tutto il mondo per la scelta di far entrare Cina, Russia e Arabia Saudita nel Consiglio per i diritti umani dell’ONU.

Cina, Russia e Arabia Saudita nel Consiglio per i diritti umani dell’ONU. Proteste in tutto il mondo

Scoppiano le proteste in tutto il mondo contro l’ONU che nelle prossime ore farà entrare nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite alcuni Paesi che hanno mostrato negli anni un ampio deficit in questa materia.

Tra gli Stati in procinto di sedere a Ginevra, nel quale ci si confronta a livello intergovernativo sulla situazione internazionale della tutela delle libertà fondamentali, troviamo infatti Cina, Russia, Arabia Saudita, Cuba e Pakistan.

Queste sono le nazioni che stanno suscitando più polemiche a livello globale, a causa delle azioni dei loro governi, i quali in più di un’occasione hanno violato diversi diritti umani fondamentali.

Cina, Russia e Arabia Saudita nel Consiglio per i diritti umani dell’ONU

Molti attivisti hanno invitato in particolar modo i Paesi europei a votare contro l’ingresso di questi Stati, puntando sul fatto che questi potrebbero non essere approvati in caso raccogliessero meno di 97 preferenze da parte delle nazioni appartenenti all’ONU.

Tuttavia si tratta di uno scenario molto difficile da realizzarsi, poiché nella maggior parte di casi si tratta di accordi già negoziati prima della votazione ufficiale.

Proteste in tutto il mondo

Le accuse che vengono mosse nei confronti della Cina riguardano innanzitutto la loro azione repressiva rispetto le libertà politiche di Hong Kong, sfociata nella scorsa estate in arresti e violenze nei confronti dei manifestanti, insieme all’approvazione di una durissima legge sulla sicurezza.

La Russia e il suo presidente Vladimir Putin, invece, sono ancora sotto i riflettori per il caso di avvelenamento dell’oppositore politico Aleksej Navalny.

Nel merito della questione, proprio nelle scorse ore l’Unione Europea ha votato nel Consiglio dei ministri degli Esteri tenutosi a Lussemburgo un piano di sanzioni nei confronti di Mosca.

Mentre per l’Arabia Saudita e Cuba,i problemi principali riguardano, rispettivamente, l’assenza di diritti delle donne e una mancanza di democrazia a causa della presenza del regime comunista di Castro.

Stati Uniti fuori dal 2018

In realtà non si tratta della prima volta che l’ONU permette a dei regimi totalitari di far parte del Consiglio. Già in passato erano presenti rappresentanti di Libia, Sudan e Iraq.

Per molti, però, questa è tutt’altro che una giustificazione, sostenendo come sia necessario evitare di compiere gli stessi errori del passato, data anche una situazione geopolitica internazionale sempre più fragile.

Inoltre, nel 2018 Donald Trump aveva fatto uscire gli Stati Uniti dall’organismo, rendendolo di fatto più debole, affermando come si trattasse di un istituto “ipocrita ed egoista che deride i diritti umani”.

Anche se sono diverse le ONG umanitarie critiche nei confronti delle decisioni e delle azioni del Consiglio per i diritti umani, gli viene comunque riconosciuto un ruolo ancora di primo piano in queste materie, oltre ad essere l’unica piattaforma che offre la possibilità di uno scambio tra i vari Paesi e per affrontare i regimi repressivi.

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