Coronavirus, medici alle strette: assurdi licenziamenti per chi denuncia carenze negli ospedali

Marta Tedesco

01/04/2020

Molti medici e operatori sanitari stanno subendo censure e licenziamenti se denunciano carenze di dispositivi di protezione e pessime condizioni di lavoro. Sta succedendo negli USA.

Coronavirus, medici alle strette: assurdi licenziamenti per chi denuncia carenze negli ospedali

Medici licenziati dagli ospedali perché denunciano le terribili condizioni di lavoro e la carenza di attrezzature negli ospedali in piena emergenza coronavirus. Le segnalazioni arrivano dagli Stati Uniti, dove molte strutture sanitarie mandano a casa dottori e operatori sanitari perché rilasciano “dichiarazioni non autorizzate” ai media.

La censura degli operatori sanitari è grave, ma non è una novità. Ricordiamo il primo caso clamoroso verificatosi a fine dicembre 2019 in Cina, quando il medico Li Wenliang sollevò il primo allarme sulla sconosciuta nuova malattia di cui si riscontravano i primi casi. Il medico fu prima censurato e costretto a ritrattare, e in seguito morì per aver contratto il coronavirus.

Ora la situazione si sta ripetendo negli Stati Uniti, primo paese al mondo per contagi. Le strutture ospedaliere sono oberate e non sempre riescono a star dietro all’emergenza in maniera adeguata. Eppure, denunciano in molti, vogliono tenere nascosti limiti e carenze per difendere la reputazione. Ecco cosa sta accadendo.

Coronavirus USA: medici licenziati per aver parlato coi media

Sono tanti i medici e i membri del personale sanitario che hanno denunciato censure e licenziamenti per aver parlato coi media della situazione negli ospedali dopo il boom di casi nel paese.

Ming Lin, medico di pronto soccorso nello stato di Washington, ha dichiarato di essere stata licenziata a causa di un’intervista in cui descriveva l’inadeguatezza dell’equipaggiamento protettivo in ospedale. Stessa sorte è toccata a Lauri Mazurkiewicz, infermiera presso il Northwestern Memorial Hospital di Chicago, licenziata per aver inviato una e-mail comune ai colleghi in cui esprimeva l’esigenza di voler indossare dispositivi medici di protezione più sicuri in servizio.

A New York, il Langone Health della New York University ha annunciato ai dipendenti che potrebbero rischiare il licenziamento se decidessero di fare dichiarazioni ai media senza autorizzazione. Jim Mandler, portavoce del centro medico, ha giustificato il provvedimento affermando che lo scopo sia solo quello di proteggere la riservatezza dei pazienti e del personale. “Poiché le informazioni sono in continua evoluzione, è nell’interesse del personale e dell’ospedale che solo i dipendenti con informazioni più aggiornate siano autorizzati a parlare con i media”, ha puntualizzato Mandler.

Anche il Montefiore Health System di New York ha imposto al personale di procurarsi un’autorizzazione prima di parlare con i media: “I dipendenti non sono autorizzati ad interagire con i giornalisti o parlare a nome dell’istituzione in nessun modo, senza pre-approvazione”, sancisce una nota del provvedimento preso dall’ospedale.

Gli ospedali vogliono salvare la reputazione

Gli ospedali censurano per salvare le apparenze, è il motivo dell’attuazione di questi provvedimenti scandalosi. È ciò che dichiara Ruth Schubert, portavoce della Washington State Nurses Association: “Gli ospedali stanno osteggiando infermieri e altri operatori sanitari con lo scopo di preservare la loro immagine”. La Schubert ha spiegato che normalmente gli ospedali rispettano rigide linee guida nei confronti dei media per salvaguardare la privacy dei pazienti, inducendo il personale sanitario a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti solo attraverso i canali di comunicazione ufficiali.

L’epidemia da COVID-19 però ha dato vita a una nuova era. Per la portavoce di WSNA, gli operatori sanitari dovrebbero avere la possibilità di comunicare alle persone cosa stia realmente accadendo negli ospedali. Misura fondamentale perché utile a preparare altri infermieri e dottori a nuove ondate di contagi e incoraggiare le donazioni di equipaggiamento necessario, per proteggere il personale medico e così anche limitare il più possibile la diffusione del virus all’interno delle strutture ospedaliere.

È positivo e auspicabile che gli operatori sanitari possano esprimere le proprie paure e preoccupazioni, soprattutto quando esternano il bisogno di ottenere una migliore protezione”, ha aggiunto Glenn Cohen, direttore del centro di bioetica della Harvard Law School. Anche per lui gli ospedali impongono limiti per evitare danni alla reputazione, per evitare un inasprimento dell’opinione pubblica: “quando gli operatori sanitari dichiarano di non essere protetti, i cittadini si arrabbiano molto con il sistema sanitario”, ha aggiunto Cohen.

Le iniziative contro la censura

Medici, infermieri e operatori sanitari però non si fermano davanti alla censura. Molti usano i social per esternare le loro preoccupazioni sulla carenza di dispositivi sanitari e attrezzature per la cura dei pazienti. Alcuni post sono diventati virali e vengono condivisi da migliaia di persone, spesso contrassegnati con l’hashtag #GetMePPE (in cui PPE sta per Personal Protective Equipment, ovvero Equipaggiamento per la Protezione Personale). Del resto, le leggi sulla privacy vietano la divulgazione di informazioni sensibili dei paziente, ma non impediscono di mettere in luce le condizioni di lavoro.

Anche alcuni ospedali hanno deciso di promuovere la diffusione di informazioni. Il Monte Sinai di New York ad esempio ha stilato un programma di interviste con i media per infermieri, medici e tirocinanti, con lo scopo di aiutare le persone a conoscere bene gli aspetti dell’emergenza COVID-19 e la gravità della crisi negli ospedali. Nisha Mehta, radiologa in un ospedale di Charlotte, nella Carolina del Nord, ha creato due gruppi su Facebook rivolti proprio alla comunicazione dei medici, raccogliendo già circa 70.000 membri.

Lo scopo è che gli operatori sanitari possano portare in pubblica piazza le loro storie: “Il pubblico deve ascoltare queste storie e anche gli altri medici devono ascoltarle per essere messi in guardia rispetto a ciò che sta per accadere. È così importante che tutti capiscano quanto sarà grave” ha dichiarato la radiologa.

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