Cosa sta succedendo in Sudan e perché interessa da vicino l’Italia

Alessandro Cipolla

25/10/2021

In Sudan, dove da poco si è conclusa una guerra civile, si è verificato un colpo di Stato con i militari che hanno arrestato il primo ministro Abdalla Hamdok: perché la cosa interessa anche l’Italia.

Cosa sta succedendo in Sudan e perché interessa da vicino l’Italia

Il Sudan è di nuovo nel caos. Dopo una lunga serie di guerre civili con la pace che è stata siglata soltanto nel 2020 ponendo così fine a decenni di conflitti, nel paese africano adesso si è verificato un colpo di Stato a opera dei militari.

Nelle scorse ore dei militari fedeli al generale Abdel Fattah al-Burhan hanno fatto irruzione nell’abitazione del primo ministro Abdalla Hamdok, che al momento si trova di fatto agli arresti domiciliari.

Stessa sorta per il ministro dell’Industria e per quello dell’Informazione, è stato bloccato internet e occupata la TV di Stato, mentre nella capitale Khartum sarebbero in corso degli scontri: si parla di diverse persone ferite ma il bilancio di questo colpo di Stato in Sudan potrebbe essere ben più grave visto che i militari avrebbero usato proiettili veri verso la folla.

Una situazione questa che potrebbe provocare una ondata di profughi verso l’Italia: dall’inizio dell’anno sono state finora oltre 1.500 le persone provenienti dal Sudan a sbarcare sulle nostre coste, ma adesso si potrebbe mettere in moto una ben più cospicua ondata migratoria.

Il Sudan verso una nuova guerra Civile?

Non c’è pace per il Sudan, uno dei Paesi più poveri al mondo dove è in atto un colpo di Stato da parte dei militari. Subito dopo l’arresto del primo ministro Abdalla Hamdok, i suoi sostenitori sono scesi in strada per protestare e si teme che la situazione possa degenerare.

Nel tormentato paese africano, a partire dagli anni ‘50 sono andate in scena tre sanguinose guerre civili: la prima durata quasi 20 anni è costata la vita a circa 500.000 persone, mentre la seconda terminata nel 2005 con la nascita del Sud Sudan ha provocato quasi 2 milioni di morti.

Il terzo conflitto interno invece ha avuto il suo epilogo soltanto nel 2020: questa volta sono stati i ribelli del Darfur a volere l’indipendenza, con l’accordo di pace che ha messo fine a anni di guerra che sono costati centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati.

Dopo trent’anni di dittatura da parte di Omar al-Bashir, dal 2019 la situazione politica in Sudan è cambiata. Il generale Abdel Fattah al-Burhan è il Presidente del Consiglio Sovrano del Sudan, organo composto da militari e civili e che ha il potere di nominare il primo ministro o di dichiarare guerra.

Così sempre nel 2019 Abdalla Hamdok è stato indicato primo ministro di un Governo di transizione: le elezioni in Sudan sono in programma nel 2022, con Hamdok che per legge non può presentarsi come candidato.

In questi anni il governo Handok ha messo in campo diverse riforme sociali, dal rendere illegali le mutilazioni genitali femminili fino alla cancellazione di tutte le altre leggi repressive che erano in vigore.

Da tempo i rapporti tra Governo e militari non sono dei migliori, senza trascurare il problema del terrorismo islamico molto radicato nel Paese, con questo colpo di Stato che potrebbe far scoppiare una nuova guerra civile in Sudan dopo la pacificazione ottenuta meno di due anni fa.

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