Governo Draghi, c’è una data critica: maggioranza a rischio, possibile crisi?

Alessandro Nuzzo

4 Giugno 2022 - 12:00

C’è una data segnata in rosso sul calendario del Governo Draghi perché alcune forze politiche potrebbero staccare la fiducia all’esecutivo mettendolo a forte rischio. Ecco quando.

Governo Draghi, c’è una data critica: maggioranza a rischio, possibile crisi?

I mesi estivi sono sempre pericolosi per l’esecutivo. Già nelle precedenti legislature è successo che approfittando della bolla dovuta alle ferie, in Parlamento si staccasse la fiducia mettendo a serio rischio il proseguo del Governo.

E anche quest’anno diversi parlamentari guardano con paura ai mesi estivi per il timore che si possa scatenare una nuova crisi di Governo. C’è in particolare una precisa data segnata sul calendario di giugno dove l’esecutivo guidato da Mario Draghi potrebbe finire Ko.

È il 21 giugno, giorno in cui il premier riferirà in Senato sulla guerra in Ucraina chiedendo di votare il nuovo pacchetti di aiuti. E due gruppi parlamentari potrebbero anche decidere di non farlo innescando una crisi. Vediamo di chi si tratta.

Governo Draghi sfiduciato il 21 giugno: ecco chi potrebbe farlo

Mario Draghi il 21 giugno dall’aula di Palazzo Madama farà delle comunicazioni importanti dando il via ad un passaggio parlamentare molto importante. Chiederà di votare una risoluzione di maggioranza che conterrà quasi certamente la conferma di aiuti anche militari all’Ucraina.

Una soluzione che potrebbe essere mal vista sia da parte del Movimento 5 Stelle sia da parte della Lega di Matteo Salvini che potrebbero spingere verso una soluzione più pacifista.

Il forte timore che campeggia in alcune correnti della maggioranza è che l’ex premier Conte potrebbe imporre a tutti i parlamentari del Movimento di non votare la risoluzione di maggioranza chiedendo invece una soluzione che non preveda l’invio di armi all’esercito ucraino.

E sulle stessa linea potrebbe collegarsi anche Matteo Salvini che già da alcune settimane sta affermando che lui crede come la linea della diplomazia e del dialogo sia la migliore soluzione per arrivare ad una pace in Ucraina e pertanto disdegna ulteriori invii di armi.

Anche il leader della Lega quindi potrebbe dire ai suoi di non votare l’emendamento. Una scelta arricchita anche da un desiderio di rivalsa dopo le polemiche scaturite nei giorni scorsi sulla sua mancata visita in Russia.

Ma non solo invio di armi in Ucraina. Il movimento guidato da Giuseppe Conte sta polemizzando con il Governo anche sulla costruzione del termovalorizzatore di Roma contenuto nel Decreto Aiuti. C’è una forte opposizione anche su questo fronte.

La maggior parte degli italiani si sta dicendo contraria all’invio di nuove armi all’esercito ucraino. Salvini e Conte lo sanno molto bene e per cercare consensi sarebbero disposti a portare conseguenze insanabili per il Governo.

Cosa potrebbe succedere

Lo scenario che potrebbe succedere e che preoccupa fortemente l’esecutivo è di una crisi di Governo insanabile. Se il Movimento 5 Stelle e la Lega togliessero la maggioranza al Governo Draghi, questo potrebbe non avrebbe più la maggioranza in Parlamento e questo significherebbe sfiducia.

A quel punto non avendo più la maggioranza non ci sarebbero più le condizioni per proseguire il mandato fino alla scadenza naturale del 2023. Draghi salirebbe al Quirinale e Mattarella a quel punto potrebbe dare il via alla crisi con il voto anticipato.

Si tratta dello scenario peggiore visto con preoccupazione dall’ala più legata a Mario Draghi, quella di Forza Italia e del Pd. Il segretario dem Enrico Letta si detto fiducioso del fatto che l’esecutivo arrivi a compimento del suo mandato nel 2023 prima di mettersi da parte per far decidere agli italiani da chi farsi guidare.

Ma dall’Unione Europea c’è chi invece spinge ad un Draghi bis fino al 2028 visto il particolare periodo storico che stiamo vivendo. Insomma di nuovo larghe intese, Conte e Salvini permettendo.

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