Ius scholae, così diventano italiani gli studenti stranieri: la proposta di legge

Giorgia Bonamoneta

30/06/2022

Torna a essere discusso lo Ius scholae per far diventare italiani gli studenti stranieri. Ecco la proposta che sta creando tensione nella maggioranza.

Ius scholae, così diventano italiani gli studenti stranieri: la proposta di legge

Si torna a discutere della riforma della cittadinanza che vuole rendere italiani gli studenti stranieri che, se approvata, porterebbe in Italia un nuovo metodo di acquisizione della cittadinanza. Il 9 marzo la Commissione Affari Costituzionali alla Camera ha dato l’ok al testo presentato da Giuseppe Brescia del Movimento 5 Stelle, nel quale appunto viene introdotto il concetto di Ius scholae. Arriva ora alla Camera, ma parte della maggioranza sta creando tensioni.

L’obiettivo sarebbe quello di focalizzarsi non più sullo ius soli, ma sull’ius scholae, inteso come il diritto alla cittadinanza italiana per gli studenti che hanno fatto almeno 5 anni di scuola in Italia. Con questa diversa definizione Giuseppe Brescia, del Movimento 5 Stelle, ha presentato due articoli che cambiano la legge sulla cittadinanza per i minori di figli stranieri in Italia. La nuova formulazione non avrebbe dovuto far discutere “chi, in questi ultimi decenni, ha ostacolato il diritto di cittadinanza”, aveva detto Brescia, ma non è andata così.

Il modello dello ius scholae, secondo Brescia, era quello più adatto a trovare un largo consenso perché mette al centro il ruolo degli insegnanti e della scuola. “È in classe che si costruisce la cittadinanza, l’appartenenza a una comunità”, spiegò alcuni mesi fa Brescia. Cosa è cambiato?

La situazione italiana si è aggravata, tra crisi energetica ed economica, così i partiti di destra hanno parlato di dare priorità a problemi più importanti. In questa occasione è quanto mai evidente l’utilizzo di una retorica benaltrista, per la quale non si trovano applici concreti, ma solo un’evidente banalizzazione del focus sulla cittadinanza, che viene annunciato proprio attraverso il classico “ci sono cose più importanti a cui pensare”.

Ius scholae: per chi è pensato e come funziona

Al centro della “ius scholae”, come dice la parola stessa, c’è il ruolo fondamentale della scuola. Il diritto alla cittadinanza voleva tornare nel dibattito politico, partendo dai minori che hanno frequentato la scuola. Si cercava, in questo modo, il distacco dal “no” storico delle destre allo ius soli.

Il diritto alla cittadinanza, con la modifica della legge numero 91 del 1992, permetterebbe ai minori di figli stranieri di ottenere la cittadinanza se hanno frequentano la scuola italiana per almeno un ciclo di 5 anni. Vi è un limite: il minore, figlio di stranieri, deve essere entrato in Italia entro il dodicesimo anno di età.

Si legge:

Il minore straniero nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età e che abbia risieduto in Italia senza interruzione e che abbia frequentato per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici [...]

Per ottenere la cittadinanza si dovrà fare esplicita richiesta al diritto entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.

Ius scholae: quali sono i limiti e le scadenze

C’è chi aveva commentato con frasi come “la sinistra regala la cittadinanza”, ma come qualsiasi altro diritto quello della cittadinanza è riconosciuto e non dato. Un minore, figlio di stranieri che nasce, cresce e frequenta la scuola italiana fino al diploma e oltre, specializzandosi per lavorare qui non ottiene la cittadinanza come regalo. Almeno non lo sembra.

Infatti, anche con queste modifiche, sono previsti dei limiti e delle tempistiche ben precise. Facciamo un breve riassunto di quello che è stato proposto:

  • aver frequentato 5 anni di scuola o più cicli scolastici;
  • il minore figlio di stranieri deve aver fatto ingresso in Italia entro il dodicesimo anno di età;
  • il minore figlio di stranieri deve aver risieduto in Italia senza interruzione e aver frequentato la scuola in Italia;
  • fare esplicita richiesta di cittadinanza entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.

Ius scholae: la bocciatura a destra e la pratica del benaltrismo

Mario Draghi è dovuto rientrare un giorno prima dalla conferenza Nato per risolvere - o almeno tentare - la tensione creatasi nella maggioranza sul tema della cittadinanza e della cannabis. La Lega ha parlato di dare maggiore attenzione a cose più importanti, quali il caro bollette e i rincari della benzina. Il leader Matteo Salvini ha infatti dichiarato che “legalizzare le droghe e regalare cittadinanze agli immigrati” ed è “una follia, un insulto non solo alla Lega ma soprattutto ai milioni di cittadini in difficoltà”.

Questo perché, secondo la destra, si sta occupando il lavoro del Governo su argomenti non essenziali. Eppure la retorica del “ci sono problemi più gravi” nasconde una mancanza di intenzione nel discutere il tema, banalizzandolo e colpevolizzando chi ne propone la discussione. Si chiama benaltrismo e impedisce di portare avanti discorsi costruttivi. Alla base c’è un’incapacità di ammettere di avere torto, non avere argomentazioni o accettare le idee altrui.

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