Il vaccino made in Italy che si «spara» sottopelle

Redazione IlGiornale.it

6 Maggio 2021 - 17:54

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Il vaccino made in Italy che si «spara» sottopelle

Si chiama Covid e-Vax ed è interamente Made in Italy il primo vaccino anti-Covid che utilizza il Dna per produrre la proteina Spike del virus e addestrare il sistema immunitario a generare gli anticorpi che neutralizzano la malattia. Ad idearlo e svilupparlo è la biotech Takis, che ha la sua sede nel tecnopolo di Castel Romano, alle porte della Capitale.

È qui che un gruppo di ricercatori, guidati dall’ad dell’azienda, Luigi Aurisicchio, ha messo a punto il prodotto, che nel giro di pochi mesi è arrivato alla sperimentazione di fase uno su 26 volontari e che negli Usa viene testato anche sugli animali. I test stanno andando avanti, grazie ad una joint venture con la brianzola Rottapharm, al San Gerardo di Monza, all’Istituto nazionale tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli e allo Spallanzani di Roma, e coinvolgeranno in tutto 300 persone, tra prima e seconda fase.

Rispetto all’Rna messaggero, contenuto nel Comirnaty di Pfizer e nel mRna 1273 di Moderna, la molecola di Dna ha il vantaggio di essere più stabile e di resistere anche a temperatura ambiente, superando così i problemi legati al mantenimento della catena del freddo, evidenti soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, il Dna è facilmente modificabile e quindi adattabile alle diverse varianti.

E-vax viene somministrato attraverso un sistema di «elettroporazione» con un particolare strumento chiamato gene gun. Si tratta di una pistola in grado di produrre una micro scossa elettrica che genera, con l’aiuto di piccoli aghi, l’apertura dei pori della pelle e apre un varco alle molecole contenute nel vaccino, che penetrano così nell’organismo.

In questo modo si riesce a trasmettere al nostro sistema immunitario una duplice informazione che consente di avviare la produrre anticorpi neutralizzanti e di attivare le T-cell che permettono di controllare e aggredire la malattia grave.

Quella della Takis è stata una vera e propria scommessa, partita nel gennaio del 2020 con un piccolo investimento di circa 150mila euro, raccolti in parte tramite un’iniziativa di crowdfunding lanciata sul web.

I primi risultati della sperimentazione sono incoraggianti: gli effetti collaterali sono trascurabili e sugli animali è stata già riscontrata la presenza di anticorpi neutralizzanti il virus. La produzione, quindi, fa sapere l’azienda, potrebbe partire già nel 2022, una volta conclusa la sperimentazione sull’uomo.

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