India: stop export di grano. Torna il protezionismo, ed è allerta

Violetta Silvestri

14 Maggio 2022 - 10:40

L’India è l’ultimo dei Paesi che ha deciso di bloccare le esportazioni di importanti materie prime legate al settore alimentare. Cosa significa il ritorno del protezionismo? L’allarme cibo si allarga.

India: stop export di grano. Torna il protezionismo, ed è allerta

L’India ha vietato le esportazioni di grano con effetto immediato: è l’ultimo di un elenco di Paesi che hanno già deciso di fermare le spedizioni all’estero di materie prime agricole e alimentari.

La crisi del cibo è iniziata già da tempo e rischia di aggravarsi.

Il crescente protezionismo sta esacerbando il caos nei mercati alimentari globali causato dalla guerra in Ucraina, con i Governi che reprimono le esportazioni di prodotti di base tra cui cereali, olio da cucina e legumi.

Cosa significa lo stop all’export di grano dell’India e perché su sta tornando a misure protezionistiche globali.

L’India vieta l’export di grano: nuovo allarme per il mondo

Pochi giorni dopo aver affermato che quest’anno puntava a spedizioni record, l’India ha preso la decisione opposta: fermare le esportazioni di grano.

Un’ondata di caldo torrido ha ridotto la produzione e i prezzi locali hanno raggiunto il massimo storico in mezzo alla forte domanda di esportazioni. Il Governo ha affermato che consentirà ancora l’export per lettere di credito che sono già state emesse e su richiesta dei Paesi che stanno cercando di “soddisfare le proprie esigenze di sicurezza alimentare”.

Gli acquirenti globali puntavano sul secondo produttore mondiale di grano per le forniture dopo il crollo delle esportazioni dalla regione del Mar Nero in seguito all’invasione russa dell’Ucraina alla fine di febbraio. Prima del divieto, l’India mirava a spedire un record di 10 milioni di tonnellate quest’anno.

Il divieto indiano potrebbe portare i prezzi globali a nuovi picchi e colpire i consumatori poveri in Asia e Africa.

L’inflazione alimentare e dell’energia ha spinto i prezzi al dettaglio annuali dell’India verso il massimo di otto anni ad aprile. Nello specifico, quelli del grano sono saliti a livelli record, in alcuni mercati spot fino a 25.000 rupie ($ 322,71) per tonnellata, contro il prezzo minimo di supporto fissato dal Governo di 20.150 rupie.

Inoltre, un forte e improvviso aumento delle temperature a metà marzo sta minacciando le dimensioni del raccolto, che potrebbero essere inferiori al previsto.

In questo contesto è arrivata la decisione drastica di non spedire grano all’estero per assicurarsi l’approvvigionamento nazionale. La conseguenza diretta sarà l’aumento ancora di più dei prezzi, in un momento di alta domanda e bassa offerta di grano.

Il protezionismo sta tornando. E non è una buona notizia

Il caso indiano è l’ultimo di una vera e propria tendenza globale a bloccare l’export per la sicurezza alimentare interna.

L’impennata dei prezzi dei generi alimentari e, in alcuni casi, la minaccia di disordini sociali hanno portato a un aumento degli esportatori che vietano le vendite all’estero o mettono in atto altre restrizioni come tasse o quote.

Queste misure protezionistiche non hanno fatto che aumentare ulteriormente il conto delle importazioni alimentari per i Paesi dipendenti dai mercati internazionali per importanti prodotti alimentari, colpendo alcuni dei più poveri del mondo.

Il mese scorso l’Indonesia ha bloccato le vendite all’estero di olio di palma. La merce è l’olio vegetale più scambiato al mondo, utilizzato in tutto, dalle torte ai cosmetici.

La decisione di Jakarta è stata un altro duro colpo per i consumatori già alle prese con un aumento dei prezzi a causa dell’invasione dell’Ucraina, uno dei principali fornitori di olio di girasole. I supermercati nell’Ue e nel Regno Unito hanno razionato l’olio da cucina poiché gli acquirenti si sono affrettati ad accumulare scorte.

La mossa del principale esportatore di olio di palma ha reso difficile l’accesso, insieme all’olio di girasole ucraino e russo, a oltre il 40% delle forniture sul mercato internazionale di olio vegetale.

Alcuni esempi e numeri per capire quanto la dimensione e le dinamiche del commercio internazionale stiamo cambiando, spinte da necessità urgenti da soddisfare. Il tutto, però, a discapito di sicurezza alimentare e di equilibrio geopolitico.

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