Nuova ondata di contagi in Italia: ecco come può tornare l’epidemia

Leonardo Pasquali

11/05/2020

Richiesti controlli più stringenti per il rispetto delle regole nella Fase 2, ma gli esperti avvertono che la vera minaccia non sono le persone in giro, ma i contagi di ritorno.

Nuova ondata di contagi in Italia: ecco come può tornare l’epidemia

Nella Fase 2 in Italia molte persone hanno riconquistato una piccola fetta di libertà ma le polemiche non sono mancate.

Le preoccupazioni emerse in questi giorni dovrebbero essere però reindirizzate su altre questioni. Il principale problema di questa fase potrebbero essere infatti i ritorni dall’estero e un monitoraggio dell’epidemia poco efficace.

Una seconda ondata, che secondo l’Imperial College potrebbe arrivare a breve, potrà essere evitata solo attraverso l’utilizzo combinato di tamponi, test sierologici e tracciamento dei contatti.

Nuova ondata di contagi dall’estero: allerta nella Fase 2

In Italia la Fase 2 è iniziata da una settimana ma non sono mancati episodi di infrazione delle (poche) misure restrittive rimaste in piedi. La popolazione è tornata a una semi-libertà dopo due mesi di lockdown e comportamenti al limite erano pronosticabili. Per gli esperti, comunque, non sarebbe questa la principale minaccia in questo stadio dell’epidemia. I numeri continuano a calare ma una seconda ondata rimane dietro l’angolo e potrebbe concretizzarsi se non venissero attuate strategie efficaci e corrette.

Una delle preoccupazioni maggiori è quella dei rientri dall’estero e in generale degli arrivi nel nostro Paese nei prossimi mesi. I territori dovranno essere pronti a mettere in campo un piano mirato per monitorare e controllare l’avanzata del coronavirus. Solo così si potrà scongiurare un nuovo picco e un innalzamento della curva dei contagi.

Il virologo e ordinario di Microbiologia a Padova Andrea Crisanti ha parlato proprio di questo ai microfoni de La Stampa. Ecco quali sono state le sue parole:

“Ridotta in Italia, l’epidemia potrebbe tornare dall’estero. Bisogna controllare gli aeroporti, tracciare chi arriva e fare tamponi mirati. Servono accordi internazionali”.

Accordi internazionali ma anche un’organizzazione capillare nelle regioni italiane. Al momento, secondo Crisanti, alcune rimangono un po’ indietro soprattutto sul fronte del monitoraggio. L’unica soluzione è quella di arrivare preparati e quindi essere pronti a imporre zone rosse nelle aree a rischio. Per il virologo a quel punto, con il distanziamento sociale nuovamente in atto, si potrebbe chiedere l’aiuto delle regioni vicine per effettuare tamponi in gran numero.

In diversi casi questo tipo di approccio al nuovo virus è sembrato funzionare. Proprio come accaduto ad esempio a Vo’ Euganeo dove i nuovi contagi sono stati progressivamente diminuiti per poi arrivare a zero. Questo grazie all’individuazione degli infetti, agli esami, al tracciamento dei contatti e all’isolamento. Ed è così che anche i prossimi focolai in Italia potrebbero essere affrontati.

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