OMS: casi aumentati in Paesi che hanno riaperto

Marco Ciotola

15/05/2020

Diversi Paesi che hanno allentato le restrizioni stanno assistendo a un aumento dei contagi e l’OMS avverte: “Prepararsi a nuove sfide”

OMS: casi aumentati in Paesi che hanno riaperto

Più che un allarme una sottolineatura quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che invita a tenere d’occhio l’aumento dei casi a cui si è assistito in molti dei Paesi che hanno allentato le misure di restrizione.

Un altro elemento - spiegano dall’OMS - per essere consapevoli di “tutte le sfide che potrebbero presentarsi” in futuro. A parlare è il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, citando esplicitamente Cina, Corea del Sud e Germania:

“Nel weekend abbiamo visto i segni delle sfide che potrebbero presentarsi con la fine delle misure di lockdown: in Corea del Sud, bar e club sono stati chiusi nuovamente, a Wuhan è stato identificato il primo gruppo di casi di coronavirus da quando è stato revocato il lockdown e anche la Germania ha registrato un aumento dei casi dopo l’allentamento delle restrizioni”.

Una riflessione che mette in guardia, e al contempo invita a fare il possibile per predisporre un alleggerimento delle quarantene solo quando c’è un adeguato controllo della situazione.

Fortunatamente - prosegue l’OMS - tutti e tre i Paesi citati “dispongono di sistemi per rilevare e rispondere in maniera adeguata a una nuova moltiplicazione dei casi”.

OMS: casi aumentati in Paesi che hanno riaperto

Dopo il messaggio diretto agli Stati Uniti, l’invito alla cautela di Tedros arriva stavolta in un momento in cui un numero sempre maggiore di Paesi va verso l’allentamento delle restrizioni, preparandosi prima di tutto a un rilancio dell’economia.

Rilancio che appare ragionevole ma che - avverte - non può avere inizio se non si ha “sotto controllo l’epidemia”, con la garanzia che il proprio sistema sanitario sia in grado di far fronte a nuovi potenziali focolai:

“La maggior parte dei Paesi ha messo in atto i cosiddetti blocchi, in risposta al correre dei contagi; molti hanno usato questi periodi per aumentare la loro capacità di fare test, rintracciare i positivi, isolare e curare i pazienti, elementi che costituiscono il modo migliore per rallentare la diffusione del virus e ridurre la pressione sui sistemi sanitari.”

Ma diversi studi sierologici mostrano che una parte relativamente bassa di popolazione possiede gli anticorpi contro la Covid-19, il che significa che molti sono ancora potenziali bersagli del virus. Anche per questo l’approccio alle riaperture deve essere “lento e costante”.

Secondo Mike Ryan, direttore esecutivo del programma d’emergenza dell’OMS, il fatto che in più scenari si vada verso un ampliamento delle libertà rappresenta “un segnale di speranza”, ma non ha nascosto che occorre “vigilanza estrema” e un impegno che non ha rilevato in tutte le nazioni:

“Molti Paesi hanno fatto investimenti molto sistematici per rafforzare la sanità pubblica durante i lockdown, ma altri no. Abbiamo bisogno che tutti mettano in atto le necessarie misure di salute pubblica, sorveglianza e attenzione, al fine di poter evitare in seguito ondate maggiori”.

A causa della natura della COVID-19 e delle limitazioni nei test in alcuni stati, i funzionari di sanità pubblica potrebbero non essere a conoscenza dei nuovi focolai in atto per giorni o addirittura settimane, e questo rappresenta ovviamente un altra enorme difficoltà nella seconda fase della lotta al virus.

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