Perché si parla tanto di possibili dimissioni di Draghi

Alessandro Cipolla

15/04/2022

Si intensificano le voci di possibili dimissioni da parte di Mario Draghi: c’è veramente in Italia il rischio di elezioni anticipate a meno di un anno dalla scadenza naturale della legislatura?

Perché si parla tanto di possibili dimissioni di Draghi

Mario Draghi sta veramente meditando di dimettersi da presidente del Consiglio? A leggere i retroscena riportati negli ultimi giorni da diversi analisti politici, l’ex numero uno della Bce avrebbe già le valigie pronte.

L’ultima indiscrezione riguarda un input arrivato al Mef direttamente da Palazzo Chigi di iniziare già a lavorare alla legge di Bilancio, con l’obiettivo di approvarla prima della pausa estiva di agosto.

In precedenza si è parlato del 19 aprile come possibile data di una salita al Colle per rassegnare le dimissioni nel caso in cui, durante il voto parlamentare sulla delega fiscale, fossero mancati alla maggioranza i voti di Lega e Forza Italia.

C’è da dire che dopo il vertice tra Draghi, Salvini e Tajani, il malcontento dei due partiti di centrodestra sembrerebbe essersi placato tanto che non ci dovrebbero essere particolari sorprese nell’approvazione della legge delega che contiene anche la riforma del catasto.

In generale Mario Draghi viene descritto come stufo dei continui litigi e veti incrociati che, di fatto, hanno condizionato l’azione del Governo fin dai primi mesi: se andiamo a vedere le riforme licenziate dall’esecutivo, tutte appaiono incomplete a causa delle continue mediazioni all’interno della variopinta ed eterogenea maggioranza.

Draghi può rassegnare le dimissioni?

Quando Mario Draghi a inizio 2021 ha accolto l’appello di Sergio Mattarella accettando di guidare un governo sostenuto da quasi tutte le forze politiche, probabilmente sapeva benissimo che non sarebbe stata una passeggiata non solo per l’emergenza sanitaria in corso.

Forse il banchiere pensava di poter tenere a bada i partiti, sottovalutando però il loro istinto di sopravvivenza che li porta spesso a prendere le decisioni con uno sguardo sempre ben fisso sui sondaggi. Non è un caso che nonostante la maggioranza extra-large, il governo Draghi finora abbia battuto ogni record di utilizzo dei voti di fiducia.

Adesso che si respira odore di campagna elettorale, non solo per le amministrative di giugno ma soprattutto per le politiche della prossima primavera, sarà ancora più difficile per il presidente del Consiglio tenere la barra dritta.

Annusando l’aria, Mario Draghi lo scorso gennaio avrebbe provato a farsi eleggere al Quirinale ma, anche questa volta, ha dovuto fare i conti con le machiavelliche trame dei partiti che hanno preferito riconfermare Sergio Mattarella per non rischiare un pericoloso effetto domino istituzionale.

Nonostante questo malessere che viene raccontato da più fonti, non sarà facile per Draghi abbandonare Palazzo Chigi prima della scadenza naturale di questa legislatura a marzo 2023.

I motivi sono facilmente comprensibili: la pandemia ancora in corso, la guerra in Ucraina che potrebbe drammaticamente allargarsi, le scadenze del Pnrr da dover rispettare e la rinomata ritrosia dei parlamentari a rinunciare a mesi di stipendio senza avere la certezza di essere rieletti.

Anche la questione della legge di Bilancio non è secondaria, visto che licenziarla con largo anticipo non sarà per nulla facile considerando che, quella dello scorso anno, è stata approvata praticamente al gong di fine dicembre.

In conclusione, non appaiono campate in aria le ricostruzioni che vorrebbero un Mario Draghi pronto a dimettersi da presidente del Consiglio ma, visto il complesso scenario nazionale e internazionale, il sentore è che il banchiere alla fine obtorto collo porterà a termine il proprio mandato.

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