Putin e Draghi trattano sul grano, ma l’allarme alimentare cresce

Violetta Silvestri

27 Maggio 2022 - 08:29

Una telefonata di Draghi a Putin ha tentato di sciogliere il nodo del grano bloccato nei porti ucraini. Tuttavia, Mosca ricatta l’Occidente sulle sanzioni, mentre il mondo è sull’orlo della crisi.

Putin e Draghi trattano sul grano, ma l’allarme alimentare cresce

La crisi alimentare non trova soluzioni, per ora: la telefonata a sorpresa di Draghi a Putin non ha risolto la questione del grano fermo in Ucraina, poiché Mosca pone condizioni precise per collaborare sullo sblocco delle merci nei porti: eliminare le sanzioni occidentali.

L’Ucraina ha descritto la posizione russa come un “ricatto” e giovedì il ministro degli Esteri britannico Liz Truss ha affermato che Putin stava cercando di “tenere il mondo in ostaggio” armando la crisi alimentare creata dalla sua guerra.

La situazione si complica e la questione del grano, insieme a quella energetica, restano centrali. Cosa si sono detti Draghi e Putin?

Draghi telefona a Putin per liberare il grano. Ma la crisi continua

Putin ha affermato di essere disposto a facilitare le esportazioni di cereali e fertilizzanti, mentre cresce la preoccupazione globale per la carenza di cibo e l’aumento dei prezzi, ma solo se le sanzioni contro il suo Paese verranno revocate.

Il Cremlino non ha specificato se si riferisse alle esportazioni russe o a quelle ucraine che sono state bloccate nei porti dall’inizio della sua invasione a fine febbraio. È altamente improbabile, comunque, che gli Stati Uniti e i loro alleati accettino di rimuovere le ampie sanzioni imposte alla Russia per le sue azioni in Ucraina.

I commenti di Putin sono stati fatti giovedì in una telefonata con il primo ministro italiano Mario Draghi.

Il presidente russo ha detto al Presidente del consiglio italiano che le interruzioni delle forniture alimentari sono state esacerbate dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dai loro alleati, e che Mosca è disponibile “a dare un contributo significativo per superare la crisi alimentare attraverso le esportazioni di grano e fertilizzanti a condizione che le restrizioni motivate politicamente dall’Occidente vengono revocate”.

La nota di Palazzo Chigi relativa alla telefonata specifica che “il colloquio si è incentrato sugli sviluppi della situazione in Ucraina e sugli sforzi per trovare una soluzione condivisa alla crisi alimentare in atto e alle sue gravi ripercussioni sui Paesi più poveri del mondo.” In un commento Draghi ha riferito che non ha visto spiragli per la pace.

La guerra del cibo è già qui

Il conflitto sta alimentando una crisi alimentare globale, facendo salire vertiginosamente i prezzi di cereali, oli da cucina, carburante e fertilizzanti.

Prima dello scoppio della guerra, l’Ucraina era un fornitore chiave di olio di grano, mais e girasole ad altri Paesi, in particolare alle nazioni più povere, compreso il Nord Africa. Il grano è ora depositato in silos in Ucraina e non può essere spedito.

Nazioni tra cui Estonia e Lituania stanno spingendo per un sistema in cui i mercantili di grano siano scortati attraverso il Mar Nero da navi da guerra delle nazioni alleate al fine di far ripartire le esportazioni ucraine. Ma ciò richiede che le mine intorno ai porti siano prima sgomberate e che la Russia accetti di consentire alle navi un passaggio sicuro.

Ieri era trapelata la volontà di creare corridoi umanitari per il cibo da parte del Cremlino, ma non c’è ancora nulla di concreto. L’Ucraina vuole garanzie che un passaggio sicuro non permetta alle forze russe di entrare nel porto di Odessa e attaccare la città, ha detto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba in una conferenza stampa a Davos questa settimana.

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