Si può licenziare chi rifiuta la riduzione dello stipendio?

Teresa Maddonni

14 Dicembre 2019 - 06:59

Non può essere licenziato chi rifiuta la riduzione dello stipendio. Vediamo quando il licenziamento è illegittimo e quando si può tagliare la retribuzione del dipendente.

Si può licenziare chi rifiuta la riduzione dello stipendio?

Si può licenziare un dipendente che rifiuti la riduzione dello stipendio? La risposta è ovviamente no.

Il licenziamento del lavoratore può avvenire, sulla base della Legge 604/1966 per giusta causa e non può basarsi su un semplice atto di ritorsione come può essere quello che determina la rottura del contratto con il dipendente che si rifiuti di accettare un taglio nella busta paga.

La riduzione dello stipendio può avvenire in maniera regolare secondo la legge e senza incappare in una violazione dei diritti del lavoratore solo se vi è una crisi aziendale in atto, se vi sono quindi delle ragioni economiche evidenti. Vediamo cosa dice la giurisprudenza in merito e perché non si può licenziare un lavoratore che rifiuti la riduzione dello stipendio.

Non si può licenziare chi rifiuta la riduzione dello stipendio: ecco perché

Se un dipendente rifiuta la riduzione dello stipendio non si può licenziare. Il perché è facile da comprendere, ma bisogna analizzare il caso con attenzione dal momento che esiste la possibilità di ridurre la retribuzione in modo legittimo.

Il licenziamento del lavoratore deve avvenire sempre per giustificato motivo, quindi in linea generale se questi si rifiuta di accettare una riduzione dello stipendio sarebbe equiparabile a una ritorsione.

Il licenziamento per giustificato motivo può essere sia soggettivo che oggettivo:

  • soggettivo quando dipende dall’azienda e quindi per il venir meno degli obblighi contrattuali da parte del lavoratore;
  • oggettivo quando dipende dal lavoratore e quindi per motivazioni che riguardano l’attività produttiva, l’organizzazione del lavoro e il suo regolare funzionamento.

A disciplinare questa tipologia di licenziamento è l’articolo 3 della Legge 604/1966. Il licenziamento di chi rifiuta la riduzione dello stipendio dovrebbe rientrare nel giustificato motivo soggettivo, vale a dire nell’inadempimento del lavoratore che non rispetta dei termini contrattuali stabiliti dal datore, ma non è così.

Secondo una sentenza della Cassazione (n. 31527/19) non si può licenziare un lavoratore subito dopo che questi si sia rifiutato di accettare una decurtazione dello stipendio.

In questo caso il datore di lavoro dovrebbe prima verificare le reali condizioni economiche dell’azienda. Per esempio se tutti i colleghi hanno accettato la decisione della riduzione dello stipendio, il lavoratore licenziato può opporsi alla decisione perché dai tagli allo stipendio degli altri dipendenti l’azienda potrebbe riprendersi economicamente.

Non vi è quindi in questo caso un giustificato motivo soggettivo e il lavoratore licenziato può impugnare entro 60 giorni la decisione del datore di lavoro e fargli vertenza.

Il datore di lavoro deve dimostrare che le condizioni economiche dell’azienda richiedono un ridimensionamento dello stipendio.

Nel caso in cui il licenziamento, come nella sentenza sopra indicata venga considerato illegittimo, il lavoratore deve essere immediatamente reintegrato. Vediamo però in quali casi si può ridurre lo stipendio del lavoratore.

Quando si può ridurre lo stipendio del lavoratore

Vi sono dei casi in cui si può ridurre lo stipendio del lavoratore, ma sempre nel rispetto dei diritti del dipendente stesso.

La riduzione avviene nel caso, come abbiamo visto sopra, in cui effettivamente l’azienda si trovi in reali motivi economici. Questo non significa che lo stipendio si possa ridurre per una scelta arbitraria del datore di lavoro senza un accordo con il lavoratore e senza una riduzione del carico di lavoro e del monte di ore nel contratto del dipendente.

Il taglio della busta paga mantenendo le condizioni contrattuali stabilite all’inizio del rapporto di lavoro non è accettabile; ciò che è previsto dalla legge invece è il demansionamento del lavoratore.

In comprovata situazione di crisi dell’azienda il datore di lavoro può proporre una revisioni delle mansioni del lavoratore riducendo il carico di lavoro cui corrisponde una naturale riduzione dello stipendio.

Abbiamo parlato del perché in Italia aumentano i contratti di lavoro part-time, la riduzione dello stipendio quindi può essere una conseguenza del passaggio da contratto di lavoro full-time al tempo parziale, ma non può avvenire senza un accordo scritto con il lavoratore interessato alla ridefinizione del contratto.

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