Trattati di Roma: l’Europa festeggia il suo fallimento a 60 anni dalla nascita

Flavia Provenzani

24/03/2017

I festeggiamenti a 60 anni dai Trattati di Roma e dalla nascita dell’Unione Europea sono un elogio al fallimento. La fine dell’UE si fa sempre più vicina.

Trattati di Roma: l’Europa festeggia il suo fallimento a 60 anni dalla nascita

I maggiori rappresentasti europei si riuniscono nella Capitale il 25 marzo per festeggiare il 60° anniversario dei Trattati di Roma. Ma che senso ha festeggiare il fallimento del progetto europeo e della stessa Unione Europea?

La Capitale sarà blindata per i cortei pro (e anti) Europa, mente i burocrati europei saranno impegnati ad elogiare i presunti successi dell’UE.

Trattati di Roma: a 60 anni di distanza, il fallimento dell’UE

La fase di preparazione per questo evento storico è stata caratterizzata da polemiche interne all’UE sulla base della proposta del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per una cosiddetta Europa «a due velocità», che vedrebbe i membri principali dell’Europa occidentale - i fondatori del progetto europeo - integrarsi più da vicino e più velocemente rispetto ai nuovi arrivati dalla periferia dell’Europa orientale.

Bulgaria, Ungheria e la Slovacchia hanno già espresso la loro opposizione a quella che sembra essere una segregazione istituzionale da parte dei membri del blocco che presumibilmente dovrebbero essere inclusivi, mentre i membri occidentali pro Juncker vedono il suo suggerimento come l’unico modo possibile per mantenere l’UE unità nell’era post-Brexit, del populismo e dell’aumento dell’euroscetticismo.

Tutto questo getta un’ombra pesante su quella che fino a pochi anni fa avrebbe potuto essere la celebrazione di un anniversario come pietra miliare dell’Unione Europea, ma a 60 anni dalle origini dell’UE l’Europa si trova di fronte a quella che potrebbe essere la sua fine.

Le sfide incolmabili dell’Unione Europea

Il sentimento Brexit e l’opposizione contro le istituzioni a Bruxelles che si è sparsa in tutto il continente a macchia d’olio negli ultimi due anni sono le due maggiori sfide per il progetto europeo, che potrebbero portare a ribellioni e disordini incontrollabili. Ad alimentare la fiamma del populismo è la crisi degli immigrati che è esplosa negli ultimi due anni, che alimenta l’ascesa del nazionalismo, della destra e dei movimenti fascista-xenofobi ansiosi di combattere quel che viene percepito come uno «scontro di civiltà» imminente.

A completare la lista dei fattori di crisi per l’UE sono quelli esterni concernenti le relazioni estere del blocco, in particolare con la Russia, la Turchia e gli Stati Uniti. Bruxelles è stata messa sotto pressione da Washington affinché sanzionasse Mosca durante le prime fasi dello scontro in Ucraina, mentre i legami con la controversa Ankara si sono notevolmente inclinati nel corso dell’ultimo anno.

Infine, il conservatore Donald Trump e il suo principale consigliere Stephen Bannon sembrano decisi a smantellare l’Unione Europea a causa della loro opposizione ideologica alle sue politiche. Di fronte ad una tale combinazione di crisi contemporanee, l’UE avrà sicuramente molto di cui parlare corso della sua prossima riunione storica durante il festeggiamento della decadenza dell’Unione.

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