Troppi lavoratori non vaccinati: quale impatto ci sarà il 15 ottobre?

Simone Micocci

11/10/2021

Ancora pochi giorni e poi il green pass diventerà obbligatorio per lavorare: quale impatto sul mercato del lavoro? Le aziende sono preoccupate e pensano a soluzioni alternative.

Troppi lavoratori non vaccinati: quale impatto ci sarà il 15 ottobre?

Il 15 ottobre 2021 entrerà in vigore l’obbligo del green pass al lavoro: una data temuta da molti lavoratori, ma anche dai datori di lavoro in quanto questi rischiano di restare improvvisamente senza forza lavoro.

Ricordiamo, infatti, che con l’entrata in vigore dell’obbligo di certificazione, chi è senza green pass non potrà recarsi sul posto di lavoro, con conseguente assenza ingiustificata che pur non dando luogo a sanzione non viene comunque retribuita. Per il datore di lavoro non vi è la possibilità di ammettere il lavoratore senza green pass nei luoghi di lavoro: in caso contrario, qualora una tale infrazione dovesse essere accertata dalle autorità, scatterebbe una sanzione che va dai 400 ai 1.000 euro per il datore di lavoro e dai 600 ai 1.500 euro per il lavoratore.

In questi giorni, tuttavia, non c’è stato chissà che incremento delle vaccinazioni come invece si pensava. E tant’è che il numero di lavoratori non vaccinati è ancora molto elevato. Due sono le cose: o questi decideranno di sottoporsi continuamente a tampone oppure accetteranno di stare senza stipendio fino al 1° gennaio 2022 quando - almeno secondo quanto previsto dal decreto - il green pass non sarà più obbligatorio al lavoro.

A questo punto ci chiediamo, e se lo chiedono anche i datori di lavoro che in queste ore hanno rivolto più di un appello al Governo, cosa succederà dal 15 ottobre 2021. Con questi numeri, infatti, ci sono aziende e settori che rischiano di andare in tilt per mancanza di personale e con la difficoltà a reperirne altro in tempi rapidi.

Quanti sono i lavoratori non vaccinati

Secondo le stime fornite dalla struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo, sono 8,4 milioni gli italiani (ovviamente tra gli Over 12) che non si sono sottoposti al vaccino per il Covid. La domanda è: quanti di questi sono lavoratori? Maggiori dettagli a riguardo ci vengono forniti dalla Fondazione Gimbe.

Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, è intervenuto a Radio Cusano Campus per fare il punto della situazione. Questo ha parlato di “4-5 milioni d’italiani in età lavorativa che non hanno nemmeno una dose”. Non sappiamo quanti di questi abbiano effettivamente un lavoro, ma si tratta comunque di numeri importanti.

Anche perché, conferma Cartabellotta, c’è stato un effetto modesto sulle vaccinazioni. E quando mancano quattro giorni all’entrata in vigore dell’obbligo, sembra essere chiaro che questi non abbiano alcuna intenzione di sottoporsi al vaccino.

Per poter lavorare, allora, bisognerebbe sottoporsi continuamente a tampone, ma secondo il Presidente della Fondazione Gimbe non si tratta comunque di qualcosa di “fattibile”. E non perché il lavoratore dovrebbe farsi carico di un costo proibitivo: il problema è che il nostro sistema non sarebbe in grado di reggere una tale richiesta di tamponi.

“Se questi 4-5 milioni di lavoratori non si vaccineranno in questa settimana bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perché non abbiamo questa capacità produttiva”.

L’ipotesi tamponi, dunque, sembra non essere percorribile. L’unica strada, dunque, è quella di restare a casa senza retribuzione. Ma immaginate cosa succederebbe se tutto insieme, dall’oggi al domani, nel mercato del lavoro venissero a mancare 5 milioni di persone.

Troppi lavoratori non vaccinati: si rischia il blackout

Le aziende sono preoccupate per cosa potrebbe succedere dal 15 ottobre, quando improvvisamente ci sarà un numero di lavoratori non in regola da lasciare a casa senza stipendio.

Ovviamente ci saranno ripercussioni anche per la produzione aziendale. Come spiegato da Maurizio Casasco, presidente di Confapi, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, “per le aziende ci saranno diversi problemi da risolvere”.

Intanto perché per le imprese sopra i 15 dipendenti non vi è la possibilità di sostituire i dipendenti assenti per mancanza di green pass. E anche per le piccole aziende il personale è sostituibile per soli 20 giorni. E va detto che la sostituzione richiede tempo, sia per selezionare che per formare il personale che prenderà servizio.

Insomma, non un problema di poco conto. E pensiamo alle piccole imprese che hanno solo uno o due dipendenti in servizio: cosa succederà una volta che questi non potranno recarsi al lavoro? Queste non potranno continuare a garantire i loro servizi al 100%, almeno fino a quando non troveranno i sostituti.

Ribadiamo: stiamo parlando di una platea che va dai 4 ai 5 milioni di persone, un impatto sul mercato del lavoro ci sarà sicuramente.

Troppi lavoratori non vaccinati: quali soluzioni per evitare il blackout

Le soluzioni ci sono: ad esempio ci sono aziende che si stanno organizzando con la possibilità di turnazioni. Ad esempio, qualche giorno in azienda - sottoponendosi a tampone - e poi altri giorni in smart working.

Ma il problema per le piccole aziende, dove non ci sono mansioni che possono essere svolte da remoto resta. Pensiamo agli artigiani, agli elettricisti, agli idraulici, giardinieri, etc… Datori di lavoro che per non bloccare le attività potrebbero persino chiudere un occhio sui controlli, esponendosi però al rischio di una sanzione salata in caso di accertamenti da parte delle autorità.

Altra soluzione messa in pratica da alcune aziende, ma ovviamente dalle più grandi, è quella di pagare i tamponi ai dipendenti non vaccinati. Insomma, le aziende - quelle che hanno la capacità economica per farlo - si stanno ingegnando, ma non è detto che queste soluzioni saranno sufficienti per evitare un impatto sul mercato del lavoro.

Una bomba sembra essere pronta a esplodere, non sappiamo di che portata; vedremo se gli ultimi giorni che ci separano dall’entrata in vigore del provvedimento basteranno per disinnescarla.

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