A che punto siamo con il nucleare? Nel World Nuclear Industry Status Report 2023 troviamo valutazioni su stato e tendenze dell’industria nucleare.
Alcune settimane fa è stata pubblicata la diciottesima edizione del World Nuclear Industry Status Report 2023 (WNISR), redatto da analisti energetici indipendenti. Il Rapporto riporta le valutazioni dettagliate sullo stato e le tendenze dell’industria nucleare in 40 Paesi. Tratta, inoltre, di costruzione, funzionamento e smantellamento dei reattori nucleari nel Mondo. Un Rapporto che dovrebbe essere letto soprattutto dai decisori politici, considerato che riporta la situazione del nucleare nel mondo. Situazione che appare diversa da quanto propalato sui media da politici creduloni gestiti da tecnici, in palese conflitto di interesse.
La prima considerazione è che la quota dell’energia nucleare nel mix elettrico commerciale mondiale è diminuita di quasi la metà rispetto al primo cinquantennio degli anni ’90. La produzione di elettricità mediante energia nucleare nel 2022 è diminuita del 4%, il che, se si tiene conto che in Cina è aumentata del 3% e, se si guarda al mondo, significa che il calo, al di fuori della Cina, è stato del 5%.
Partendo dalla centrale Hinkley Point C nel Regno Unito, tra la fine del 2019 e la prima metà del 2023, è stata avviata la costruzione di 28 reattori nucleari nel mondo.
Di questi, 17 sono avvenuti in Cina e gli altri 11 sono stati realizzati dall’industria nucleare russa in vari Paesi. Non c’è stata nessun’altra costruzione in tutto il mondo. Tuttavia, Il 2 dicembre gli Stati Uniti e altri 21 Paesi si sono impegnati a triplicare la capacità globale di energia nucleare entro il 2050. La dichiarazione è stata rilasciata durante il vertice delle Nazioni Unite sul clima della 28a Conferenza delle parti (COP28) a Dubai, dove è stato riconosciuto: “il ruolo chiave dell’energia nucleare nel raggiungimento dell’azzeramento globale delle emissioni nette di gas serra e della neutralità del carbonio entro o intorno alla metà del secolo e nel perseguire il limite di 1,5 gradi Celsius sull’aumento della temperatura”.
L’impegno è stato formulato come un “impegno a lavorare insieme per portare avanti un obiettivo globale di triplicare la capacità di energia nucleare dal 2020 entro il 2050”. Un impegno che cozza con la realtà storica sulla costruzione di reattori nucleari e le tendenze attuali in atto. A metà 2023, la capacità globale nucleare è risultata sotto il massimo storico raggiunto nel 2006. Il punto su cui riflettere è che a fronte di una capacità nucleare crescente, si genera meno. Il calo più drammatico si è verificato in Francia. Le prestazioni dei reattori francesi sono in declino dal 2015.
Se si confronta l’anno 2010 con il 2022, in Francia il calo dell’elettricità generata è stato di 129 terawattora, (129 miliardi di Kwh). I motivi? Tenso-corrosione dei contenitori, siccità, che ha inciso sulla disponibilità dell’acqua per il raffreddamento e invecchiamento, perché molti reattori dopo 40 anni di utilizzo devono superare ispezioni ed essere ristrutturati. Dunque, è l’accumulo di effetti che spiega il calo della produzione di elettricità. Questo calo non pianificato e caotico della produzione di energia nucleare in Francia è paragonabile alla perdita di produzione nucleare in Germania di 106 terawattora, tra il 2010 e il 2022.
Il Rapporto tratta anche la questione degli SMR, che in Italia hanno suscitato reazioni entusiastiche. Ci sono, in tutto il mondo, quattro unità SMR operative: due in Cina e due in Russia. La costruzione degli SMR è avvenuta in un modo del tutto diverso rispetto a quanto precedentemente promesso. L’idea alla base della costruzione dei piccoli reattori modulari era che essi sarebbero potuti essere costruiti in modo facile, veloce ed economico. La promessa era che sarebbero stati costruiti in una fabbrica e poi assemblati sul posto.
Per il progetto russo, la costruzione dell’impianto era prevista in 3 anni e 7 mesi. La realtà è che è avvenuta in 12 anni e 7 mesi. In Cina ci sono voluti 10 anni anziché 5. E non è nemmeno solo una questione di ritardi. Se si guardano i fattori di carico, pubblicati dall’industria russa sul Power Reactor Information System (PRIS) dell’AIEA, gli SMR hanno fattori di carico ridicolmente bassi e, anche se non si conosce il motivo, non producono molto.
Lo scorso mese negli USA, la NuScale, società che sviluppa l’SMR, ha perso il suo unico cliente: un insieme di comuni e servizi pubblici. I motivi? NuScale aveva promesso nel 2008 che avrebbe iniziato a produrre energia entro il 2015. Siamo nel 2023 e non hanno iniziato la costruzione di un solo reattore. In realtà non hanno nemmeno una licenza di certificazione per il modello da loro promosso nel conglomerato municipale dello Utah. Questo perché hanno aumentato la capacità di ciascun modulo, dagli originari 40 megawatt a 77 megawatt. I costi sono passati a 9,3 miliardi, con 20 mila dollari a Chilowatt. Quasi il doppio del reattore EPR, il più costoso installato in Europa.
Infine, l’utopistico accordo di 22 Paesi che, in ambito COP 28, si sono accordati per triplicare la generazione di energia nucleare del 2020 entro il 2050. Il fine reale è quello di ottenere finanziamenti dalla UE, attraverso il governo francese. EDF sta facendo pressioni per ottenere il sostegno dell’Unione Europea (denaro dei contribuenti europei), per i suoi attuali reattori nucleari. L’impegno di triplicare la capacità di energia nucleare, al di la delle solite implicazioni, va discusso in termini di fattibilità. Guardando i numeri risulta impossibile. La scadenza è tra 27 anni.
Negli ultimi 20 anni è successo questo: dal 2003 sono stati messi in funzione 103 nuovi reattori nucleari e 110, fino a giugno di quest’anno, sono stati chiusi. Cinquanta di questi nuovi reattori sono in Cina, dove nessun reattore è stato chiuso. Il resto del mondo al di fuori della Cina ha un saldo negativo di 57 reattori negli ultimi 20 anni. Negli USA il reattore APR ha impiegato 23 anni per entrare in funzione, nonostante le ingenti somme di denaro pubblico investito. Nei prossimi 27 anni, 270 reattori cesseranno di funzionare. Ipotizzando per gli altri reattori un funzionamento fino al limite massimo concesso dalla licenza (età media funzionamento 43 anni, con estensione fino a 70 anni), costruire 270 reattori significa costruirne 10 all’anno fino al 2050.
Negli ultimi due decenni, il tasso di costruzione è stato in media di 5 all’anno. Bisognerebbe quindi raddoppiare il tasso di costruzione solo per mantenere lo status quo. Ora, la triplicazione è pura utopia, sulla base di quanto l’industria nucleare ha dimostrato fino a oggi. La COP 28 ha assunto anche l’impegno a triplicare le energie rinnovabili entro il 2030. Se si realizza questo impegno, il nucleare è morto. Diversamente dal nucleare, dove l’impegno è stato assunto da 22 Paesi nelle rinnovabili, l’impegno a triplicare le energie rinnovabili è stato assunto da 100 Paesi. Infine, come risulta dallo Status Report, nel 2022 in Cina l’energia solare ha generato più energia di quella nucleare.
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