Antonio Scurati, chi è, cosa ha scritto e testo del monologo censurato dalla Rai

Giorgia Bonamoneta

21/04/2024

23/04/2024 - 16:59

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Antonio Scurati resta fuori dalla Rai: la censura colpisce lo scrittore. Smentita la questione economica. Cosa è successo davvero?

Antonio Scurati, chi è, cosa ha scritto e testo del monologo censurato dalla Rai

Antonio Scurati è diventato, suo malgrado, il protagonista di un’accesa controversia con la Rai. Lo scrittore doveva leggere un suo testo al programma Chesarà su Rai 3 nella giornata del 25 aprile, ma il contenuto del brano ha incontrato la censura da parte della dirigenza.

Molto è stato detto in poco tempo sulle motivazioni della Rai, persino dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha citato il presunto motivo economico, poi smentito da prove.

La questione difficilmente sarà dimenticata, non prima della ricorrenza della Festa della Liberazione. Inoltre Serena Bortone, conduttrice del programma Chesarà ha deciso non solo di denunciare la censura ma anche di leggere il testo di Antonio Scurati. Di cosa parla?

Chi è Antonio Scurati: tra biografia e carriera

Antonio Scurati è un giornalista e scrittore, ma anche docente di letteratura e scrittura. Nella sua carriera si è ritrovato, grazie ai suoi lavori, a vincere diversi premi letterari italiani, tra cui il Premio Strega nel 2019 con M. Il figlio del secolo dedicato alla storia di Benito Mussolini e al fascismo.

Nato a Napoli il 25 giugno 1969, Scurati si è laureato in Filosofia a Milano e ha proseguito gli studi sul linguaggio a Parigi. Ben presto è diventato professore e scrittore. Nel 2003 ha pubblicato il saggio Guerra. Narrazioni e cultura nella tradizione occidentale (finalista Premio Viareggio) e nel 2005 il romanzo Il sopravvissuto ha vinto la XLIII edizione del Premio Campiello e il Premio Nazionale Letterario Pisa per la narrativa. La lista è ancora lunga.

Ha iniziato anche a collaborare con diversi giornali, come il settimanale Internazionale e il quotidiano La Stampa.

Cosa è successo in Rai: la censura del monologo

Si è appreso nel sabato appena trascorso che l’intervento di Antonio Scurati previsto per il 25 aprile è stato censurato. Il fatto, grave, è stato denunciato dalla conduttrice del programma di Rai 3 Chesarà, dove il monologo sarebbe stato letto dallo scrittore.

Subito il dirigente della Rai Paolo Corsini ha negato che si trattasse di censura e ha invece raccontato che la cancellazione del monologo fosse dovuta a una divergenza sul compenso di Scurati. Lo stesso scrittore è intervenuto per smentire e una comunicazione interna della Rai pubblicata da Repubblica ha messo fine alla teoria del compenso e aperto una più chiara finestra sulla censura. È l’email a parlare esplicitamente di “motivi editoriali” in riferimento alla partecipazione cancellata di Antonio Scurati.

L’intervento di Giorgia Meloni è un esempio di dissociazione e falsità

L’intervento di Giorgia Meloni è un esempio di dissociazione e falsità. La presidente del Consiglio ha deciso di riportare il testo integrale di Antonio Scurati, come a voler sottolineare che la volontà di censura è del tutto estranea al governo alla dirigenza Rai. Nel farlo però aggiunge un commento, che crea una cornice del tutto falsa.

Scrive su Facebook:

In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile.
La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo.

Il riferimento allo stipendio mensile medio è una freccia che si lancia da sola e nei molti commenti del post emerge proprio l’incoerenza di una simile affermazione a fronte di limiti agli aumenti come il salario minimo.

Prosegue:

Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni:
1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini.
2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto.

Il riferimento economico continua, è forte perché Meloni conosce bene i punti deboli degli italiani ai quali chiede di giudicare liberamente, ma su una cornice falsa.

La risposta di Antonio Scurati: il falso problema del compenso

È Antonio Scurati prima e l’email interna alla Rai dopo a smentire le fracciatine di Meloni e il primo commento a caldo della dirigenza Rai.

Lo scrittore ha spiegato di aver “accolto l’invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto”.

Tutto è filato liscio, tra biglietti ferroviari e prenotazione alberghiera, per raggiungere la sede Rai di Roma. Poi la decisione di cancellare la partecipazione, che nulla ha a che fare con il compenso richiesto (un caso simile a quello di Roberto Saviano). Scurati parla di “aggressione diffamatoria” in merito alla ricostruzione degli eventi falsa riportata da Rai e da Meloni.

Il testo di Antonio Scurati: l’esplicita storia nostalgica di Fratelli d’Italia

Il monologo di Antonio Scurati è Storia, non un romanzo, ma un elenco di fatti dall’omicidio di Giacomo Matteotti al rifiuto di dirsi antifascisti nel giorno della liberazione da parte del governo Meloni.

Il monologo (senza censure):

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.
Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania". «In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati». "Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del ’24, primavera del ’44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola «antifascismo» in occasione del 25 aprile 2023)". "Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

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