AstraZeneca: quanti i casi di trombosi? Le statistiche

Marco Ciotola

09/04/2021

La CNN prova a mettere insieme per la prima volta dati globali relativi ai casi di trombosi che potrebbero essere collegati al vaccino

AstraZeneca: quanti i casi di trombosi? Le statistiche

Quali sono le statistiche sui casi di trombosi potenzialmente connessi al vaccino anti-Covid targato AstraZeneca? Una domanda alla quale ha provato a rispondere la CNN, che in un lungo report ha messo insieme tutte le informazioni e i dati finora disponibili, cercando così di fare un quadro più chiaro sulla situazione.

Questo appena 48 ore dopo l’atteso pronunciamento dell’Ema, che - pur precisando come del farmaco “i benefici superano i rischi” - ha annunciato l’esistenza di un possibile collegamento tra la somministrazione e gli episodi clinici evidenziati.

Un annuncio che tuttavia non ha portato l’Agenzia a raccomandarne limiti di utilizzo, sebbene molti Paesi abbiano dato indicazioni simili, a partire dall’Italia che ha fornito una raccomandazione di uso preferenziale per gli over 60.

Tra numeri e indicazioni della stessa Ema e quelli messi insieme dalla CNN, è già possibile procedere a quella che potrebbe essere la statistica, e soprattutto evidenziare tutte le certezze scientifiche finora emerse.

AstraZeneca: quanti i casi di trombosi? Le statistiche

Mercoledì l’EMA ha dichiarato l’esistenza di possibilità che il vaccino abbia causato un’insolita combinazione di coaguli di sangue e ridotto numero di piastrine, citando a livello di numeri un generico “dozzine di persone”.

Ma, più nello specifico, l’Agenzia ha analizzato 62 casi di trombosi cerebrale e 24 casi di trombosi della vena splancnica, tutti verificatisi su persone che avevano ricevuto la somministrazione del vaccino Covid AstraZeneca a partire dal 22 marzo.

86 sono quindi i casi ufficialmente segnalati, su un totale di circa 25 milioni di persone che hanno ricevuto il vaccino. 18 sono stati i decessi che hanno seguito l’episodio di trombosi.

Si tratta di quelli che l’Ema definisce “gravi eventi di coagulazione del sangue”, per ora corrispondenti a una proporzione di 1 caso su 100mila.

Su un numero relativamente ristretto, è molto difficile trarre conclusioni sui soggetti più a rischio, ma affidandosi di nuovo alla statistica, si può facilmente notare come la maggior parte dei casi si sia verificata in donne di età inferiore ai 60 anni.

Tuttavia la stessa Agenzia ha precisato di non poter avere la certezza che, ad esempio, le donne si siano mostrate maggiormente soggette a simili episodi solo perché finora numericamente più vaccinate rispetto agli uomini.

Mentre, stando ancora ai numeri, l’incidenza dei coaguli è leggermente maggiore nei più giovani rispetto agli over 60, motivo che ha spinto poi la stessa Italia e molti altri Paesi europei a fornire una raccomandazione di uso preferenziale per gli over 60.

Proprio da quest’ultimo punto di vista un’analisi del Winton Center for Risk and Evidence Communication dell’Università di Cambridge ha rilevato che il vaccino AstraZeneca ha maggiori probabilità di portare a conseguenze cliniche serie i giovani di età compresa tra 20 e i 29 anni.

Argomenti

Iscriviti a Money.it