Bankitalia lancia l’allarme: «50 miliardi di titoli a rischio», ecco cosa fare

Violetta Silvestri

22/04/2023

C’è un nuovo allarme di Bankitalia sugli investimenti degli italiani in titoli a rischio: quali sono gli asset di debito sotto esame e perché sono così rischiosi? Cosa fare per non perdere i risparmi.

Bankitalia lancia l’allarme: «50 miliardi di titoli a rischio», ecco cosa fare

Allarme di Bankitalia sui titoli rischiosi in possesso dei risparmiatori italiani: 50 miliardi di titoli di debito complessi sono nei portafogli delle famiglie a fine 2022.

La cifra è importante, soprattutto se si considera che c’è stato un aumento di ben 11 miliardi rispetto ai numeri dell’anno precedente.

Il messaggio di massima allerta per i rasparmi degli italiani è riferito specificatamente a cartolarizzazioni, certificates e obbligazioni subordinate, quali le At1, di cui tanto si è parlato durante la crisi Credit Suisse e che la banca svizzera ha deciso di azzerare al momento della sua crisi, causando perdite per chi ne possedeva.

Perché la Bankitalia ha messo in guardia i risparmiatori che detengono titoli rischiosi? Cosa c’è da sapere secondo il report e cosa fare per evitare brutte sorprese con i soli investititi in questi strumenti finanziari.

Quali e quanti sono i titoli a rischio: l’allarme Bankitalia

Nel report di Bankitalia, si legge che nei portafogli di investimento degli italiani, al 2022, c’erano strumenti finanziari potenzialmente a rischio di causare “perdite significative al verificarsi di uno scenario sfavorevole.”

Si tratta di titoli di debito cosiddetti complessi, proprio perché rientranti in una categoria di asset più rischiosi di altri, che “rappresentavano circa il 18% del totale dei titoli di debito detenuti dalle famiglie”.

L’aumento maggiore in portafoglio è stato dei certificates. Obbligazioni subordinate e strutturate sono poi gli altri titoli di questa categoria di strumenti rischiosi maggiormente presenti negli investimenti.

In termini numerici, Bankitalia ha segnalato che a fine 2022 i titoli di debito in circolazione contavano un valore di 2.440 miliardi, dei quali 303 miliardi rappresentati da asset complessi. Queste le ripartizioni: cartolarizzazioni al 38% dei titoli complessi e con un valore di 115 miliardi; obbligazioni subordinate al 29% e con un valore di 87 miliardi; certificates al 17% e con un valore di 52 miliardi.

La nota di commento era chiara: “in base alla dinamica dei volumi in circolazione, le cartolarizzazioni, le obbligazioni subordinate AT1 (8% dei titoli complessi, 25 miliardi) e i certificates si possono considerare al momento come potenzialmente rischiosi per la stabilità finanziaria.”

L’allarme maggiore di Bankitalia è scattato per i detentori di certificates. Il volume di questi strumenti è aumentato di molto e sono le famiglie a possederne di più (per il 70%). Questi asset destano preoccupazioni perché sono più vulnerabili ai cambiamenti repentini dei mercati.

Investimento in titoli a rischio: cosa fare per evitare perdite?

Sebbene il possesso di titoli di debito complessi, o asset a rischio, rappresentava solo l’1% della ricchezza finanziaria delle famiglie nei dati aggiornati a settembre 2022, non considerare l’allarme Bankitalia sarebbe un errore.

L’istituto di Via Nazionale, infatti, ha voluto ribadire che “al momento i rischi per la stabilità finanziaria derivanti dai certificates appaiono contenuti; ciò non toglie che e le perdite che potrebbero subire i detentori al verificarsi di uno scenario sfavorevole potrebbero essere in alcuni casi significative”.

In questi casi e in momenti così incerti a livello economico e finanziario, il consiglio degli esperti è sempre lo stesso: diversificare il portafoglio investimenti. Anche nel comparto obbligazionario, piuttosto vivace al momento anche in vista della politica Bce del rialzo tassi, è bene puntare sia su strumenti tradizionali, anche indicizzati all’inflazione, oltre a quelli che promettono maggiore rendimento ma anche più probabilità di rischio.

Iscriviti a Money.it