Bankitalia taglia stime del Pil 2019 a 0,6%

Marco Ciotola

18/01/2019

18/01/2019 - 17:58

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Per nulla positiva la proiezione di Bankitalia sulla crescita del Paese: 0,6% nel 2019. È rischio recessione?

Bankitalia taglia stime del Pil 2019 a 0,6%

Riviste decisamente al ribasso le proiezioni di Bankitalia sulla crescita del Paese.

Da via Nazionale hanno infatti indicato uno scoraggiante 0,6% del Pil per il 2019, contro l’1% segnalato in precedenza. 0,9 e 1% sono invece le previsioni per 2020 e 2021, per cui è tuttavia evidenziata un’incertezza “particolarmente ampia”.

Numeri che suggeriscono il rischio recessione per il Belpaese, e che appaiono persino peggiori rispetto alla stima diffusa in mattinata da Reuters, che vede uno 0,7% nel 2019, comunque molto distante dall’1,1% indicato a ottobre.

Anche Confindustria, che già a ottobre rivedeva le sue stime al ribasso parlando di 0,9%, ha più volte fatto luce sul notevole rallentamento dell’ultimo periodo.

Nel commentare i nuovi dati, da Bankitalia si è posto l’accento sul rallentamento del terzo trimestre, fattore che spinge inevitabilmente in basso anche le previsioni per il quarto:

“In Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto”.

Bankitalia taglia stime del Pil 2019 a 0,6%

Uno scenario tutto negativo quello dipinto da Bankitalia, che vede rallentare anche i consumi delle famiglie e gli investimenti.

Seguendo la scia di S&P - che ha stimato una crescita allo 0,7% contro il +1,1% dell’ultima valutazione effettuata - anche da via Nazionale l’orizzonte mostra grosse possibilità che la crescita deluda.

Nel bollettino infatti si parla di “fattori globali di incertezza”, l’eventualità di un “nuovo rialzo dei rendimenti sovrani”, a cui va aggiunto un possibile “deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato”, oltre a meno coraggio da parte delle imprese in ottica investimenti.

A incentivare una più elevata crescita potrebbe però essere la minore tensione sui rendimenti dei titoli di Stato.

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