Btp autarchico, pronto il piano di Meloni per ridurre spread e debito pubblico sul modello giapponese

Giacomo Andreoli

03/02/2023

Il ministro dell’Economia Giorgetti sta stringendo i tempi per delineare il piano sul Btp autarchico, che secondo il governo può mettere al sicuro il nostro debito da nuovi eventuali shock finanziari.

Btp autarchico, pronto il piano di Meloni per ridurre spread e debito pubblico sul modello giapponese

La situazione finanziaria italiana per ora è abbastanza serena, ma il governo Meloni è in fibrillazione. Nonostante i tassi di interesse della Bce in rialzo, lo spread è basso e il nostro debito pubblico non è esploso. Frutto di dinamiche internazionali positive per l’Italia, a partire dalla discesa dei prezzi del gas e in secondo luogo della prudenza degli esecutivi Draghi e Meloni sui conti pubblici.

Tuttavia l’esecutivo guidato dalla presidente di Fratelli d’Italia, con la sponda del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, vuole fare qualcosa di più, cercando di costruire una misura che aiuti a stabilizzare sul medio periodo il nostro debito pubblico. Da qui la stretta sui tempi per l’introduzione del cosiddetto Btp autarchico, di cui si parla da mesi.

Al Mef si sta lavorando intensamente per delineare il piano, con la presidente del Consiglio che vuole perseguire l’obiettivo ambizioso di ridurre la dipendenza dai creditori stranieri, aumentando il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote di debito.

Btp autarchico, perché l’Italia vuole seguire il modello giapponese

Il modello sarebbe ad esempio quello del Giappone, che ha un debito pubblico enorme, ma per lo più nelle mani di creditori giapponesi, che più difficilmente agiscono contro gli interessi del proprio paese.

Dato che la Banca centrale europea, oltre ad aumentare i tassi di interesse, a partire dalla primavera ridurrà fortemente i suoi acquisti di titoli di Stato, quel che conta per Giorgetti è far camminare l’Italia sulle sue gambe il più possibile. L’idea, quindi, è introdurre dei Btp acquistabili solo da residenti in Italia, con condizioni agevolate e forse rendimenti addirittura più alti rispetto a quelli di mercato. Insomma: sconti fiscali e ottimi guadagni.

Un’operazione costosa, nel breve periodo, ma resa possibile dall’attuale quadro finanziario positivo e dalle previsioni sullo stesso. Tra le grandi banche d’Affari si stima che tra un anno, quando le decisioni della Bce avranno sortito i loro effetti e torneranno sul mercato i titoli di Stato che la banca deteneva, il debito pubblico italiano sarà sostenibile.

In questo scenario, un aumento del costo dei Btp, ma per darli in mano agli italiani, potrebbe generare maggiore stabilità e quindi, nel medio periodo, ridurre almeno lo spread con i Bund tedeschi.

Come potrebbe funzionare il Btp autarchico

Ad oggi i piccoli investitori italiani hanno in mano solo il 6,4% del debito pubblico italiano, ma in banca tengono giacenze per 1.840 miliardi di euro.

Il Btp autarchico potrebbe trarre spunto dalla proposta di legge presentata dal deputato leghista Giulio Centemero. Varrebbe 5 o 10 anni e dovrebbe essere mantenuto fino a scadenza, ma non determinerebbe imposte sui rendimenti. Inoltre potrebbe essere assoggettato alle detrazioni Irpef per il 30% del valore, entro una soglia massima di 30mila euro. Un buon investimento, anche per mettere i soldi al sicuro dall’inflazione.

Ci sarebbe poi una doppia cedola, legata all’andamento del Pil nominale. Se l’Italia va bene, quindi, scatterebbe un premio finanziario ad hoc, come per il Btp Futura. E ancora: il 50% della somma investita potrebbe essere usata per accedere a finanziamenti bancari, utilizzandola come garanzia.

Il titolo, quindi, non sarebbe vendibile allo scoperto, evitando così i rischi più alti di speculazione. Se si cedesse il titolo prima della scadenza, infine, le imposte non corrisposte andrebbero versate entro sessanta giorni, senza sanzioni.

Le possibili criticità

È però oramai da diversi anni che la Direzione debito pubblico del dipartimento del Tesoro prova a coinvolgere, con vari strumenti, i piccoli investitori, possibilmente italiani. Finora i Btp Italia e Futura hanno fruttato un numero limitato di fondi, a fronte di costi alti per le casse pubbliche. Insomma, il rischio è pagare di più senza una reale stabilizzazione del debito pubblico italiano sul mercato.

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