Calcolo pensione sbagliato dall’INPS: spetta il risarcimento?

Rosaria Imparato

20 Settembre 2019 - 16:18

Si può chiedere un risarcimento se l’INPS commette un errore nel calcolo dei contributi per la pensione? La Corte di Cassazione ha deciso sulla questione con la sentenza numero 23114/19 del 17 settembre 2019.

Calcolo pensione sbagliato dall’INPS: spetta il risarcimento?

Se l’INPS ha sbagliato i calcoli dei contributi per la pensione si può chiedere un risarcimento? Cosa succede in questo caso?

La Corte di Cassazione ha deciso sulla questione con la sentenza numero 23114/19 del 17 settembre 2019.

La controversia ha avuto luogo nel momento in cui un contribuente si era dimesso dal suo posto di lavoro e presentato la domanda di pensione dopo aver ricevuto dall’INPS una comunicazione certificativa in cui si attestava la sussistenza di contributi utili al conseguimento della pensione.

L’INPS però ha commesso un errore, poiché alcuni dei contributi calcolati appartenevano al fratello gemello del contribuente. L’INPS gli ha quindi comunicato tramite una prima raccomandata l’eliminazione della pensione, e con una seconda lettera la richiesta di restituzione della somma indebitamente percepita.

La Corte di Cassazione ha sempre sostenuto che debba essere l’INPS a rispondere dell’errore commesso, quindi il contribuente ha diritto ad essere risarcito.

Eppure, nel caso specifico, la Cassazione sottolinea che l’errore sarebbe stato facilmente identificabile anche dal contribuente stesso, quindi pur rimanendo l’INPS in errore, ha ridotto il risarcimento spettante al richiedente per concorso di colpa.

Cosa succede se l’INPS sbaglia i calcolo dei contributi per la pensione

Non è la prima volta che l’INPS commette degli errori nel calcolo dei contributi necessari per andare in pensione.

Il caso specifico in questione riguarda un contribuente che aveva fatto richiesta all’INPS di conoscere la propria situazione contributiva, a cui l’Istituto ha risposto conteggiando per errore degli anni di lavoro del fratello gemello.

Il contribuente, basandosi su un’informazione non corretta, si è dimesso e ha fatto domanda di pensione.

L’INPS, resosi conto dell’errore, ha inviato al contribuente una raccomandata in cui comunicava l’eliminazione della pensione visto che i requisiti, in realtà, non ci sono ancora.

Con una seconda comunicazione, l’INPS ha poi chiesto la restituzione di 53.013,50 euro, ovvero la somma corrisposta a titolo di pensione indebitamente fruita in quell’arco di tempo.

Questa la situazione su cui la Corte di Cassazione ha deciso con la sentenza numero 23114/19 del 17 settembre 2019.

L’orientamento della suddetta sentenza non si è discostato dalla linea generale tenuta in passato dalla Corte di Cassazione, confermando la responsabilità dell’Istituto e il diritto del cittadino a ricevere un risarcimento, eppure ha introdotto una novità: in caso di concorso di colpa, il risarcimento viene ridotto.

Risarcimento se l’INPS sbaglia i calcoli per la pensione? Ridotto se c’è concorso di colpa

Come anticipato, con la sentenza numero 23114/19 del 17 settembre 2019 la Corte di Cassazione ha mantenuto la linea generale secondo cui è l’INPS a dover rispondere dell’errore commesso nel calcolo dei contributi per la pensione.

Visto che il contribuente si era dimesso dal proprio lavoro, l’INPS dovrà versare una somma a titolo di indennizzo per coprire il periodo di attesa della pensione ufficiale.

Tuttavia, secondo la Corte di Cassazione, per quanto riguarda il caso specifico si è trattato di un errore facilmente riscontrabile dal cittadino stesso con un semplice controllo: sarebbe bastato verificare l’esattezza dei dati nel libretto di lavoro che gli era stato riconsegnato.

L’interessato infatti, specifica la sentenza, ha l’obbligo di:

“interrompere il processo che determina l’evento produttivo di danno quando l’erroneità dei dati forniti dall’istituto sia riscontrabile sulla base dell’ordinaria diligenza, esercitabile nell’ambito dei dati che rientrano nella sua normale sfera di conoscibilità”

Qualora invece l’interessato non controlli la correttezza dei dati e rassegni comunque le proprie dimissioni, “concorre al verificarsi dell’evento dannoso”.

Questo però non esclude la responsabilità dell’INPS, come invece aveva preteso l’Istituto.

Trattandosi, di conseguenza, di un concorso di colpa, il risarcimento nei confronti del contribuente può essere ridotto.

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