Cgia, allarme fisco: contrazione per le famiglie

Ludovica Ranaldi

09/03/2019

Cgia torna all’attacco annunciando il rischio dell’aumento delle tasse locali con uno sguardo alle stime riscontrate.

Cgia, allarme fisco: contrazione per le famiglie

Già sul finire del 2018 si era vociferata la possibilità che le tasse locali avrebbero subito una maggiorazione nel 2019. Ad oggi sembra una condizione ancora più concreta grazie ai dati analizzati e rilasciati da Cgia.

Il principale indiziato è proprio l’Imu, la tassa sugli immobili introdotta con il governo Monti e che abbraccia sia locali ad uso privato sia commerciale; inoltre anche enti no-profit e immobili religiosi, ma in cui non si verifica il culto, sono soggetti all’imposta.

Cgia, tasse locali a rischio

La Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre) è tornata a parlare delle tasse locali, avallando ancora di più l’ipotesi di un loro aumento ai danni delle famiglie che vedranno contrarsi le proprie economie.

La prima trance di stampo allarmista era avvenuta in novembre 2018. La matrice principale rimane la rimozione del blocco delle aliquote dei tributi locali da parte della legge di bilancio.

La manovra del blocco era stata introdotta nel 2015 con il governo Renzi, una scelta molto sofferta dai sindaci che ora potrebbero aumentarle vettorialmente.

Infatti di 8.000 mila comuni italiani ben l’81% ha la possibilità di alzare l’Imu sulle seconde case. Addirittura l’85% di questi potrebbe aumentare l’addizionale Irpef.

Secondo la Cgia esiste l’eventualità che alcuni sindaci si sentano in diritto di aumentare l’aliquota di propria competenza come riflesso della deducibilità Imu sui capannoni. Sempre considerando il tetto entro cui gli imprenditori non paghino di più rispetto al 2018.

Un’analisi che copre il panorama economico italiano dal 2010 al 2017 ha evidenziato come molti comuni abbiano subito ingenti tagli ai trasferimenti e quindi i sindaci non mancheranno l’occasione di attingere alle Entrate attraverso le nuove condizioni fiscali.

In quei 7 anni le azioni di finanza pubblica in merito alle Autonomie locali hanno condotto a una contrazione di 22 miliardi di euro delle risorse disponibili. Coloro che sono stati al centro delle manovre sono proprio i comuni.

Solo nel 2018 le casse dei comuni hanno avuto un taglio di 8,3 miliardi di euro e nelle Regioni a Statuto ordinario le entrate si sono stabilizzate a 7,2 miliardi.

Per quanto riguarda le province, queste hanno incontrato una riduzione di 3,5 miliardi di euro. Lo Stato centrale aveva imposto alle Regioni a Statuto speciale un taglio di 2,9 miliardi di euro, tuttavia questa evidenza non si è registrata tanto che tali regioni non hanno avuto contrazioni.

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