Cinque per mille 2024: come funziona, calcolo e a chi destinarlo

Nadia Pascale

6 Maggio 2024 - 09:31

I contribuenti possono devolvere una quota Irpef agli enti No Profit al fine di finanziare progetti solidali, si tratta del 5xmille. Ecco come funziona, come si calcola e i beneficiari.

Cinque per mille 2024: come funziona, calcolo e a chi destinarlo

La stagione della dichiarazione dei redditi è ormai aperta, dal 30 aprile è disponibile il modello precompilato per la consultazione e, dal 20 maggio, si possono modificare i dati. Da questo momento il contribuente può anche anche indicare la destinazione del 5 x 1000 compilando la scheda specifica. Ecco di cosa si tratta e come funziona.

Il 5 per mille è stato introdotto nel 2006 e stabilizzato definitivamente nel 2014, si tratta di una quota delle imposte che si può scegliere di devolvere ad alcune realtà no-profit facenti parte di elenchi specifici che vengono compilati annualmente.

La devoluzione del 5 per mille risponde all’esigenza di finanziare attività di rilevanza sociale di particolare importanza. Mira a sensibilizzare le persone su tematiche importanti e fare in modo che i contribuenti possano decidere quali finalità debbano essere perseguite con una piccola quota delle imposte da loro versate.

Pur non essendo obbligatorio selezionare un ente a cui devolvere il 5 per mille, questa abitudine è entrata a far parte della vita dei contribuenti che spesso ricevono a casa depliant e richieste più o meno esplicite di finanziamento.

Scopriamo insieme come viene calcolato e come funziona: una breve guida per chiarire alcuni punti.

Cinque per mille: cos’è e novità

Nel momento in cui viene compilato il modello di dichiarazione dei redditi, con il Modello 730/2024 o il Modello Redditi Pf, il contribuente può scegliere di destinare una quota del proprio Irpef a un ente a sua scelta.

In questo modo viene destinato il 5 per mille delle proprie imposte effettive alla realtà no-profit che si preferisce.

Per il cittadino, l’utilizzo del 5 per mille non comporta un maggiore esborso, ma è una forma di finanziamento per le organizzazioni diverse, tra cui realtà no- profit, istituti di ricerca scientifica o università. Viene così data al contribuente la possibilità di decidere a chi destinare una parte del proprio gettito Irpef, vincolando lo Stato alle proprie volontà.

Deve essere ricordato che gli enti accreditati che possono ricevere il 5 per 1000 hanno l’obbligo della rendicontazione. Questo si considera assolto redigendo un semplice resoconto in cui viene indicato come sono spese le somme. Deve essere allegata una relazione illustrativa che approfondisca le attività svolte con le somme, inoltre devono essere inseriti anche eventuali accantonamenti di somme.
L’obbligo di rendicontazione deve essere assolto entro un anno dall’incasso e nel mese successivo deve essere inviato via raccomandata A/R o PEC all’amministrazione erogatrice se beneficiari di almeno 20mila euro.
In questo modo viene rispettato il principio di trasparenza.

Come funziona il cinque per mille

Trattandosi di una percentuale sull’Irpef di ogni cittadino, il suo valore aumenta con l’aumentare delle tasse che si vanno a pagare. Per esempio, se si pagassero 1.000 euro di Irpef, in questo caso si potrebbero devolvere 5 euro a una realtà di propria scelta.

Nel tempo il cinque per mille è diventato per le realtà che ne beneficiano uno strumento indispensabile per la prosecuzione delle loro attività.

Le organizzazioni che intendono ricevere i contributi del 5 per mille devono rispettare una serie di parametri formali e richiedere l’accreditamento al riparto del 5 per mille per poterne essere destinatarie e possono essere di tipo sia pubblico, sia privato.

Chi sono i beneficiari del 5 per mille

Ogni anno l’elenco permanente degli accreditati viene aggiornato e modificato a seconda delle richieste fatte nell’anno precedente, aggiungendo iscritti e apportando revoche in caso di mancanza del rispetto dei requisiti richiesti.

A poter beneficiare del 5 per mille e quindi far parte di questo elenco sono diversi tipi di realtà:

  • enti di ricerca sanitaria, ovvero quelle realtà che fanno ricerche in campo medico per la cura di malattie, come per esempio la cura dei tumori;
  • enti e organizzazioni di volontariato, come Onlus, cooperative sociali, Ong, Enti ecclesiastici con cui il Governo abbia stipulato patti, associazioni e fondazioni private che operano in diversi settori, associazioni di promozione sociale;
  • attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente;
  • associazioni sportive dilettantistiche che siano state riconosciute dal Coni;
  • enti di ricerca scientifica e dell’Università;
  • associazioni ed enti senza fini di lucro di diverso tipo, che si possono occupare, per esempio, di valorizzazione del territorio e dei beni culturali, o protezione del territorio.

All’interno di queste categorie rientrano tutte quelle realtà a cui è possibile scegliere di devolvere il proprio 5 per mille, come Medici Senza Frontiere o Save the Children.

È possibile consultare l’elenco completo scaricandolo dal sito dell’Agenzia delle Entrate.
Per quanto riguarda gli ETS, Enti del Terzo Settore, dal 2023 sono in vigore importanti novità. In questo caso è previsto non solo l’obbligo di rendicontazione delle somme, ma anche l’obbligo di pubblicazione dello stesso sul sito web dell’Ente. Inoltre, le quote il cui importo in ciascuna finalità è inferiore a 100 euro non sono corrisposte all’ente e sono ripartite all’interno della medesima finalità. Precedentemente la soglia era di 12 euro.

Dove va il 5 per mille se non si sceglie in dichiarazione

Non essendo obbligatorio scegliere una realtà a cui devolvere il 5 per mille, è possibile anche lasciare in bianco lo spazio dedicato a questa opzione.

In questo caso la percentuale del proprio Irpef che sarebbe andata a una realtà no-profit di propria scelta, finirà semplicemente nelle casse dello Stato italiano, che in questo caso non sarà vincolato a una volontà espressa dal cittadino.

La scelta di devolvere il 5 per mille a una specifica realtà o meno non comporta nessun aumento d’imposta.

Che differenza c’è tra 5 e 8 per mille

Così come il 5 per mille, anche l’8 per mille non comporta una spesa in più, ed è calcolato in base a una percentuale dell’imposta fissa sui redditi delle persone fisiche. Anche in questo caso il cittadino può scegliere dove inviare una parte del suo gettito Irpef, selezionando la realtà che preferisce da un’apposita lista.

La differenza maggiore è legata al fatto che l’8 per mille è destinabile solo a realtà religiose che abbiano stipulato un apposito patto con lo Stato italiano, o allo Stato stesso. Attualmente all’interno della lista sono presenti le seguenti confessioni religiose.

  • Chiesa Cattolica;
  • Chiesa Valdese e Unione delle Chiese metodiste e valdesi;
  • Unione delle Chiese Avventiste del Settimo Giorno;
  • Assemblee di Dio in Terra;
  • Unione delle comunità Ebraiche italiane;
  • Comunità Luterane italiane;
  • Unione Evangelica Battisti d’Italia;
  • Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale;
  • Chiesa Apostolica in Italia;
  • Unione Induista italiana;
  • Unione Buddista italiana;
  • Istituto Buddista Soka Gakkai;
  • Stato Italiano.

Nel caso in cui si andasse a scegliere lo Stato italiano, si può andare a selezionare in che modo si preferisce che venga utilizzato, come per la gestione di disastri naturali o conservazione dei beni culturali. A partire del 2024 è disponibile anche una nuova finalità per la destinazione dell’8xmille, cioè “recupero da tossicodipendenze e altre dipendenze patologiche”.

Come il 5 per mille, anche per l’8 per mille si può decidere di non indicare una specifica realtà. In questo caso però l’importo verrà ripartito in modo proporzionale tra tutte quelle presenti nella lista.

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